repubblica.it, 25 settembre 2025
Taranto, protesta al porto fa saltare l’approdo di una petroliera: “Stop rifornimenti per Israele”
Sindacati e lavoratori protestano a Taranto per l’arrivo della petroliera Seasalvia e alla fine salta l’attracco. La mobilitazione nella serata di ieri, mercoledì 24 settembre, quando era previsto l’arrivo della petroliera, “una nave per Israele”, avevano affermato le sigle Usb e Cobas, che avevano indetto un presidio nel porto dopo aver denunciato l’arrivo di un carico di 30mila tonnellate di greggio “destinato all’aviazione militare israeliana”.
In centinaia si sono presentati al varco d’ingresso del porto mercantile sventolando bandiere dei sindacati ma anche vessilli palestinesi. Alla mobilitazione hanno partecipato anche associazioni tarantine e cittadini solidali. E, proprio per via delle proteste, alla fine l’attracco non c’è stato.
A confermarlo la Capitaneria di porto, che ha riferito dell’annullamento delle autorizzazioni per l’attracco della nave comunicato dall’Eni, responsabile dell’area di ormeggio e delle operazioni di carico del greggio. La nave petrolchimica maltese sarebbe stata noleggiata da Shell e sarebbe diretta ad Ashkelon. Lo scalo a Taranto era previsto per la tarda serata di ieri, ma, già a partire dalle 19, c’è stata la protesta, annunciata da una missiva indirizzata al Prefetto, all’autorità portuale, e agli enti locali: regione, provincia e comune.
Una lettera con cui i sindacati hanno denunciato l’arrivo di una “fornitura ad uso bellico in favore di uno Stato coinvolto in operazioni di guerra e responsabile di gravi violazioni dei diritti umani che – hanno scritto – va impedita per ragioni umanitarie e di legittimità costituzionale”.
La mobilitazione si è inserita nel solco dell’ondata oceanica che ha attraversato l’Italia lo scorso 22 settembre, non a caso richiamata nella lettera. “L’inarrestabile sentimento di indignazione e la chiara volontà popolare di fermare il genocidio in corso a Gaza, manifestati con lo sciopero generale – hanno scritto i sindacati – sono vivi anche nella cittadinanza di Taranto”.
Da qui la richiesta dello stop alle forniture e il presidio davanti all’ingresso del porto mercantile, con la volontà dichiarata di “concretizzare l’interruzione di ogni rapporto con lo Stato di Israele, già peraltro dichiarata da alcune delle istituzioni in indirizzo”.
Sul caso era intervenuto anche il senatore del Movimento 5 stelle, Mario Turco, che aveva annunciato anche una interrogazione parlamentare sul caso, definito “un fatto gravissimo”. ’’Taranto – ha affermato – non può e non deve diventare la base logistica di un genocidio che il governo israeliano sta compiendo contro la popolazione civile palestinese in violazione dei principi del diritto umanitario”.
Esultano i sindacati per l’attracco saltato. Ma invitano a tenere alta l’attenzione. ’’Resta ancora incerta – scrivono – la nuova destinazione della nave e il rischio che possa portare a termine altrove la propria missione. Da questo punto di vista, sarà fondamentale tenere alta l’ attenzione a Taranto come in tutti gli altri porti e, in generale, negli snodi logistici del Paese. È quanto avviene già da tempo sotto l’ esempio dei portuali di Genova, Livorno, Ravenna che hanno indicato la strada per bloccare gli ingranaggi della complicità e da cui è partito il segnale per lo sciopero generale del 22 settembre scorso che ha visto centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici incrociare le braccia e manifestare insieme ad un intero popolo per fermare il genocidio, difendere la Flotilla e la sua missione di umanità e denunciare il sistema economico e politico che alimenta l’orrore. Blocchiamo tutto è l’ impegno che abbiamo preso. Anche Taranto – chiudono – ieri ha fatto la sua parte’’.