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 2025  settembre 25 Giovedì calendario

Insinna: “In tv ripenso a Frizzi e al coraggio dell’autoironia”

È come se fosse la prima settimana di scuola, mi sto divertendo. Si divertirà anche il pubblico? Non lo so» dice ridendo Flavio Insinna, concorrente della quindicesima edizione diTale e quale show(dedicata a Pippo Baudo), condotta da Carlo Conti dal 26 su Rai 1. Per il debutto si travestirà da Lucio Corsi.
Un’altra ripartenza (in coppia con Gabriele Cirilli, versione Pavarotti, saranno giudicati come un unico concorrente) e il ritorno in Rai dopo un anno a teatro con Gente di facili costumi, che riprende a febbraio.
Allora Insinna, com’è andata?
«Rispondo sovrappensiero al telefono, era Carlo: “Bene bene bene, Flavio, come va? Forza, vieni a divertirti”. Gli ho detto: ci penso. Mi ha richiamato il sabato, la domenica, il lunedì».
Una corte serrata.
«Non è che me la tirassi, riflettevo. Poi mi sono buttato in questa follia, in gara con Cirilli. Lo incontrai al primo provino, era l’aprile del 1988. Entro nel cortile del teatro, tutti paralizzati dalla paura: lui scaricava la tensione facendo il verso del tacchino».
Prima di lei, a “Tale quale”: Amadeus che fa Sandy Marton e Fabrizio Frizzi che si presentò come Piero Pelù. Poi, per loro il ritorno al successo: ci ha pensato?
«Certo che ci ho pensato. E ne abbiamo anche parlato con Carlo, ce lo siamo detti con il sorriso: ci lega l’amore per Fabrizio. Ho ammirato il suo coraggio. Ventuno anni fa ho accettato di fare Don Bosco. Ce la metterò tutta ancora, al di là del divertimento. Alighiero Noschese può riposare tranquillo. Con Gabriele ce lo siamo detti: studiare ok, poi come viene, viene».
Un po’ le mancava la televisione?
«Se proprio devo dire la verità, no. Con la Rai c’è sempre stato un rapporto: incontri, chiacchiere, confronti. Sono riconoscente. Se torno indietro, prima scuola di teatro, 1986. Poi l’incontro con Gigi Proietti. L’anno prossimo saranno quarant’anni di carriera partendo dalla mia simpatica casetta di piazza Tuscolo a Roma. Mi è andata bene. Non mi manca la tv e non lo dico per fare lo snob, ma perché ho fatto tante cose: Affari tuoi, L’eredità, Don Matteo, La corrida su Canale 5. Finisse oggi potrei solo ringraziare. Il tempo passa: in un telefilm potrei fare il papà, il nonno o l’anziano marito».
Invece si traveste a “Tale e quale”, altra sfida?
«Se fosse stata una cosa in cui non mi ritrovavo, non l’avrei fatta,ma ci sto comodo umanamente. Tra gli autori c’è Mario D’Amico, abbiamo fatto insieme L’eredità.
Alla Dear mi sento a casa: ti salutano operai, sarte, truccatrici e parrucchieri. Se fossi un assatanato della carriera, la prenderei in modo diverso. Ma non lo sono: guardo contenerezza Stefano De Martino a Affari tuoi, vent’anni fa ero lì. Mi sveglio, sto bene, ho una casa. Non ho ansie da prestazione e non sono il conte di Montecristo».
Sempre seguace di Luciano Salce?
(Ride) «Certo: “Non esistono geni incompresi ma solo cretini capiti”.
Volare bassi. Cito il maestro Proietti: “Raga’ non operiamo a cuore aperto”. Ecco, il compito di salvare vite è di altri. Noi dobbiamo rasserenare e usare l’autoironia. Quando Cirilli imitò Orietta Berti, Gigi lo chiamò: “Non ho capito, eri tu o Orietta?”. Gabriele, tra follia e coraggio, è come un farmaco».
Che pensa della sfida tra “Affari tuoi” e “La ruota della fortuna”?
«Che è la televisione con due giganti, nell’orario più prezioso».
Per De Martino è la grande occasione, non le sembra incredibile il risultato di Scotti, che si è rimesso in gioco a 69 anni?
«Nella metafora calcistica, Gerry è il Carlo Ancelotti di Canale 5, migliaia di panchine alle spalle, ancora allena e vince. Il pubblico giudica e dice: “Resta”. È giusto così. Per noi da casa è una sfida bellissima, ma lo è anche dal punto di vista dei conduttori. Stefano ha detto una cosa giusta: apriamo il negozio sulla stessa strada. I programmi sono commedie, con le storie dei concorrenti».
Si appassiona?
«Continuo a godere della tv da spettatore, non da addetto ai lavori, l’ultima volta che ho incontrato Pippo Baudo l’ho chiamato maestro. Si gioca e empatizzo, spero che ci sia il pacco con i soldi o che il concorrente indovini la frase.
Respiri un minuto di speranza, poi ti immergi nelle notizie».
È legato a Emergency, cosa pensa di quello che succede a Gaza?
«Ti puoi chiamare Israele o Palestina, le bombe vanno fermate. Quando ho letto Se questo è un uomo avevo i pantaloni corti. Oggi un terzo del mondo è in guerra, tante non sono raccontate, non vuol dire che non ci siano. Bisogna ricordarsi che la pace la fai con chi non ti sta simpatico. Sto in piazza per la Palestina; a carte inverse, sarei con Israele. Non puoi affamare la popolazione e farla morire di sete».
Ha fiducia in una soluzione?
«La politica dovrebbe muoversi. Basterebbe leggere cosa diceva Gino Strada sulla guerra. Dobbiamo essere costruttori di pace, certo che mi schiero. Sono cresciuto al caldo, i genitori mi cantavano la ninna nanna, mamma mi accarezzava e mi diceva: “Vieni, è pronto”. Ha letto quella poesia? “Una madre a Gaza non è come tutte le madri. Fa il pane con il sale fresco dei suoi occhi”. È il sale delle lacrime».