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 2025  settembre 25 Giovedì calendario

La Louisiana in Puglia “Al posto dei pomodori piantagioni di cotone”

Una distesa di fiori bianchi nelle campagne foggiane, laddove fino a qualche anno fa c’erano solo grano e pomodori. La Puglia come la Lousiana, con il ritorno della coltivazione del cotone, scomparsa in Italia da oltre mezzo secolo. Nei giorni che precedono la raccolta, i batuffoli si muovono al vento ma, dietro la poesia, c’è una realtà basata su numeri e progetti imprenditoriali. Un quintale di cotone viene pagato ai produttori tra i 120 e i 180 euro, il grano appena 27. I conti sono presto fatti. E se a questo si aggiunge il fatto che il cotone ha bisogno di meno acqua di altre colture (in primis il pomodoro) è chiaro che il cambiamento climatico gioca a suo favore.
Il sogno del “cotone made in Italy” è nato durante la pandemia, dall’intuizione di Michele Steduto e Pietro Gentile, inventori del marchio di abbigliamento Gest. Con i trasporti paralizzati e le materie prime estere introvabili, hanno ipotizzato di produrre direttamente le fibre da cui ricavare i tessuti. E molti agricoltori li hanno seguiti. Il risultato oggi sono circa 300 ettari di campi tra San Severo, San Marco in Lamis, Stornara, Cerignola, Manfredonia e una ventina di coltivatori. Peppe Russo è uno di loro, pragmatico nello spiegare che «le speculazioni del mercato su alcuni prodotti agricoli, il grano innanzitutto, ci spingono a cercare nuove opportunità». Come, appunto, far ruotare la coltura del cotone con quelle tradizionali: pomodori, grano, cavoli, cipolle.
In questi giorni nei campi ci si prepara alla raccolta, a margine dei filari ci sono i tubi usati per l’irrigazione, da togliere prima che entrino in azione le macchine. Anche perché fortemente meccanizzata, questa coltura è remunerativa. «Per iniziare sono serviti investimenti in macchinari, semi, conoscenze – spiegano Steduto e Gentile – I grandi marchi oggi considerano il tessuto italiano un valore aggiunto». Non è un caso che in Puglia abbia deciso di investire anche Armani, che nel 2023 ha finanziato il progetto “Apulia regenerative cotton” portato avanti dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) con il coordinamento dell’Efi (European Forest Institute). I campi sono a Rutigliano, in provincia di Bari, dal primo ettaro del 2023 si è arrivati a cinque. «La coltivazione del cotone è inserita in un sistema di agroforestry, ovvero in consociazione con melograni, pioppi, carrubi, fichi, gelsi» racconta il ricercatore Pasquale Campi. L’attenzione al processo produttivo è leit motive che accompagna tutti coloro che si stanno imbarcando in questa impresa, oltre ai pugliesi anche qualche azienda siciliana. Tommaso Luciani ha un’azienda a San Severo: «All’inizio abbiamo provato a raccogliere a mano ma era troppodispendioso, dopo l’acquisto della macchina raccoglitrice in Texas è diventato conveniente». Luciani adesso produce per Beste, gruppo di Prato che lavora cotone organico italiano proveniente dalla Puglia. L’azienda toscana ha scelto Apricena per creare uno stabilimento per la ginnatura, ovvero la pulizia del cotone, tramite sgranatura oggi meccanizzata. E anche Steduto e Gentile hanno deciso di fare la ginnatura in Capitanata, spostando poi la filatura a Salerno e la tessitura tra Modena e Ginosa, in provincia di Taranto. L’imperativo è non uscire dall’Italia, ed è proprio questo ciò che vogliono i marchi dell’alta moda, che stanno caratterizzando piccole parti delle loro collezionicome interamente made in Italy. E così il sogno del cotone in Puglia si struttura come un progetto di filiera, che potrebbe portare ulteriori investimenti nella provincia di Foggia in cui la disoccupazione ha raggiunto il 16 per cento. L’oro bianco potrebbe essere un’occasione per molti ed è anche per questo che Steduto e Gentile, da precursori che sono stati, oggi ne auspicano una diffusione capillare: «Se siamo in tanti diventiamo forti». E anche Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, vede le grandi potenzialità del cotone, «che può essere usato anche per produrre mangimi, oli per cosmesi e farmaceutica o trucioli da sfruttare come combustibile».