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 2025  settembre 25 Giovedì calendario

Eredità Agnelli, il mistero dei 13 quadri originali sostituiti con copie: ipotesi ricettazione e esportazione illecita di opere d’arte

Tre falsi d’autore per anni sono stati esposti delle dimore della famiglia Agnelli, Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e in una casa a Roma. I tre falsi sono «La scala degli addii» di Giacomo Balla, «Mistero e malinconia di una strada» di Giorgio De Chirico, e un Monet, «Glaçons, effet blanc». Che fine abbiano fatto gli originali adesso è al centro dell’inchiesta della Procura di Roma, che indaga sulla scomparsa dei quadri. Le copie sono state rinvenute all’interno del caveau del Lingotto durante una perquisizione svolta dalla Guardia di finanza nell’ambito della contesa sull’eredità dell’avvocato Gianni Agnelli tra Margherita (69 anni), e i tre figli John (49), Lapo (47) e Ginevra Elkann (46). La caccia agli originali è uno dei filoni dell’indagine del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e del pm Stefano Opilio sulla scomparsa della collezione dell’Avvocato, venuto a mancare il 24 gennaio del 2003. 
I carabinieri alla ricerca di altri dieci quadri
La lista delle opere d’arte di cui sono alla ricerca i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico si allunga di altri dieci quadri. Le tele di cui si sono perse le tracce sono il «Nudo di profilo» di Balthus, e «Study for a Pope III» e «Study for a Pope IV»  di Francis Bacon, «The cardinal numbers» di Robert Indiana, «A composition on paper» di Georges Mathieu, due opere di Pablo Picasso – «Series of minitaur 4 engravings signed» e «Torse de femme» – e «A street in Algeris» di John Singer Sargent. Si tratta di quadri di ingentissimo valore.
Nessuna documentazione su un possibile trasferimento
L’indagine, costola dell’inchiesta molto più ampia partita da una querela di Margherita, nasce a Milano, dove inizialmente vengono indagati due galleristi, poi archiviati dal Gip. Che però dispone nuove indagini sulle tredici tele. Per ora senza indagati, l’inchiesta ipotizza i reati di ricettazione e esportazione illecita di opere d’arte.Questo tipo di quadri ha un rilevante valore artistico. Pertanto per essere trasferiti all’estero, anche solo con l’intenzione di arredare una casa, e quindi senza scopo di lucro, è necessaria un’autorizzazione ministeriale. Documentazione che, al momento, non è stata rinvenuta per nessuno dei tredici quadri al centro dell’indagine.
La sostituzione dopo la morte di Gianni Agnelli
Ritornando alle tre tele, la domanda centrale per gli inquirenti è capire da quanti anni siano spariti gli originali per venire sostituiti da copie. Gli investigatori si spingono a ipotizzare un periodo preciso in cui sarebbe avvenuta la sostituzione: il cambio sarebbe avvenuto dopo la morte dell’Avvocato. Ipotesi che viene formulata, partendo da un fatto. Nel testamento, Gianni Agnelli fa una valutazione dei tre quadri: «La scala degli addii» di Giacomo Balla 2 milioni; «Mistero e malinconia di una strada» di De Chirico 7 milioni. Mentre il Monet viene stimato intorno ai 4 milioni di euro. All’epoca, secondo gli investigatori,queste stime vengono fatte avendo come riferimento gli originali, non certo le copie. A conferma che, almeno fino a quel periodo, gli originali sono stati nella disponibilità dell’Avvocato. Ad avvalorare questa pista, c’è anche lo studio di alcuni vecchi album di famiglia dove sono state trovate fotografie di almeno un quadro, con differenze sostanziali rispetto alla tela falsa rinvenuta a Torino. Alcuni dei componenti del personale domestico, ascoltati a sommarie informazioni, avrebbero riferito che quelli esposti sono sempre stati gli originali, spostati nel 2018. Parole che non risolvono il mistero. Chi ha reso queste dichiarazioni, non è un esperto d’arte in grado di distinguere con accuratezza un’originale da una copia.
I figli di Margheita: «I quadri erano di nonna Marella»
Dopo la morte di Gianni Agnelli, nel 2003, le proprietà vengono ereditate dalla moglie Marella Caracciolo di Castagneto, la madre di Margherita. Quando viene a mancare Marella nel 2019, è Margherita a entrare in possesso degli immobili. Che però in precedenza erano stati concessi in comodato d’uso al figlio John Elkann. Margherita effettua nelle case alcune ispezioni, e una volta terminate denuncia «ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre», facendo riferimento anche alle opere d’arte. È l’inizio del braccio di ferro. I figli di Margherita infatti replicano che i dipinti fossero di proprietà esclusiva della nonna. La conseguenza è che non rientrino nell’asse ereditario.