lastampa.it, 24 settembre 2025
Boom di intossicati in Toscana per il fungo dell’ulivo: “Traditi dalle app di riconoscimento”
La stagione dei funghi è appena iniziata, ma in Toscana si registrano già numerosi casi di intossicazione. Colpa di un insidioso sosia del galletto, altamente tossico. Con l’arrivo dell’autunno, nei boschi toscani si moltiplicano i cercatori di funghi. Ma accanto al fascino di questa tradizione si nasconde anche un pericolo crescente: l’Omphalotus olearius, conosciuto anche come “fungo dell’ulivo”, è uno dei principali responsabili delle intossicazioni registrate in queste prime settimane di raccolta.
Omphalotus olearius: il sosia velenoso del galletto
Il problema nasce dalla somiglianza tra l’Omphalotus olearius e il Cantharellus cibarius, il noto “galletto”, apprezzato in cucina e perfettamente commestibile. I due funghi condividono colori simili – giallo-arancio intenso – e spesso crescono in ambienti simili, vicino a ceppi o radici di alberi. Tuttavia, la somiglianza è solo apparente. Come spiega il micologo Andrea Pompili, esistono differenze ben precise: «Le lamelle dell’Omphalotus olearius corrono lungo tutto il gambo, mentre nel Cantharellus cibarius si notano delle pieghe. Inoltre, quando cucinato, l’Omphalotus cambia colore e diventa molto scuro, a differenza del galletto».
Casi in aumento: 15 intossicazioni solo a settembre
Secondo i dati forniti dall’Usl Toscana Centro, il numero di casi è già allarmante. «Solo nelle prime settimane di stagione abbiamo registrato circa 15 intossicazioni, e il 30% di queste è riconducibile proprio al fungo dell’ulivo», segnala Guendalina Allodi, direttrice dell’Unità funzionale Produzioni primarie vegetali e raccolta dei prodotti selvatici.
La situazione non è nuova, ma quest’anno sembra particolarmente critica: l’ultima stagione simile, per intensità di intossicazioni da Omphalotus, risale al 2022, quando raggiunse il 50% dei casi totali.
Sintomi da non sottovalutare
Sebbene non sia uno dei funghi più letali, l’Omphalotus olearius provoca disturbi gastrointestinali acuti, tra cui nausea, vomito, dolori addominali e diarrea. La ripresa, in questi casi, può richiedere giorni o settimane, con un forte impatto sul benessere fisico.
Il pericolo delle app di riconoscimento
Uno dei fattori che contribuiscono all’aumento delle intossicazioni è l’uso di app per smartphone per identificare i funghi. Nonostante la loro diffusione, gli esperti mettono in guardia: «Queste applicazioni non sono affidabili. Un errore di identificazione può avere conseguenze molto serie», sottolineano i micologi della ASL. Per ridurre il rischio, l’Usl Toscana Centro offre un servizio gratuito presso i suoi sportelli micologici: chiunque può portare i funghi raccolti per farli esaminare da un esperto, prima di consumarli.