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 2025  settembre 24 Mercoledì calendario

Lo studio Bce: il tech vola, ma i contanti resistono nei tempi di crisi

La scalata del tech nei trasferimenti di denaro non ha cancellato il ruolo del contante nell’eurozona. Lo mostra un nuovo studio della Banca centrale europea, pubblicato oggi, che analizza quattro crisi degli ultimi anni – la pandemia, l’invasione russa dell’Ucraina, il blackout iberico del 2025 e la crisi del debito greco – per spiegare come, nei momenti di maggiore incertezza, cittadini e imprese continuino ad accumulare banconote. La conclusione è netta: «La domanda di banconote in euro ha registrato una crescita robusta nonostante la digitalizzazione dei pagamenti», scrivono gli autori Francesca Faella e Alejandro Zamora-Pérez.
“Cash is king”. La liquidità, come spesso si dice sui mercati finanziari, è cruciale quando le incognite aumentano. Il contante rientra in questa categoria. L’istituto di Francoforte parte da un fenomeno che definisce “il paradosso delle banconote”: meno usate nei pagamenti quotidiani, ma sempre più presenti in circolazione. Negli ultimi dieci anni il valore delle banconote ha superato stabilmente il 10% del Pil dell’area euro, con punte ancora più alte durante il Covid. Secondo la Bce la spiegazione non sta nella domanda ordinaria ma negli scatti improvvisi che accompagnano le crisi. “Il contante – si legge nello studio – diventa bene rifugio e strumento di emergenza quando la stabilità è minacciata”.
L’analisi parte dalla pandemia di Covid-19. Tra il 2020 e il 2021 la circolazione di banconote è cresciuta di 140 miliardi di euro, contro una media annua pre-Covid di 55 miliardi. Nei primi tre mesi dall’arrivo del virus in Europa la domanda quotidiana è quasi raddoppiata: 616 milioni contro i 320 milioni che sarebbero stati attesi. L’effetto cumulato, calcola la Bce, ha superato i 19 miliardi. La corsa al contante si è divisa in due fasi: un picco immediato per esigenze di liquidità e una successiva tendenza ad accumulare riserve domestiche, nonostante il calo dei pagamenti fisici dovuto ai lockdown.
Il secondo caso è la guerra in Ucraina. A partire dal 24 febbraio 2022 i Paesi confinanti con il conflitto hanno visto crescite eccezionali di domanda di euro. Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Finlandia hanno registrato emissioni di banconote fino a dieci volte sopra le medie storiche. “La prossimità geografica è stata il principale fattore nel rafforzare la domanda di contante”, osserva lo studio. La Bce stima che nei primi trenta giorni di guerra i prelievi medi giornalieri nell’area più esposta siano stati superiori del 36% rispetto allo scenario controfattuale, con punte giornaliere di 80 milioni. Un dato sorprendente per economie tra le più digitalizzate d’Europa.
Ad aprile di quest’anno, il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo ha offerto un’altra prova. Con la rete elettrica fuori uso per quasi 24 ore, le infrastrutture digitali si sono bloccate. Secondo le analisi di CaixaBank e BBVA, i pagamenti con carta sono crollati del 41-42% e l’e-commerce del 54%, trascinando i consumi giù del 34%. Il Pil giornaliero ha perso fra 400 milioni e 1,6 miliardi. In quelle ore il contante è stato l’unico mezzo di pagamento disponibile. Dove i bancomat erano operativi, i prelievi hanno superato del 379% i livelli normali. “Questo episodio illustra la doppia funzione del contante – metodo di pagamento resiliente offline e riserva tangibile di valore – durante un guasto infrastrutturale”, nota la BCE.
Il quarto episodio riguarda la Grecia, durante la crisi del debito. Tra fine 2014 e metà 2015 l’emissione di banconote ha superato più volte le previsioni, toccando a giugno un massimo di quasi 5 miliardi. Il 18 giugno, giorno di un Eurogruppo senza accordo sugli aiuti, i prelievi hanno superato i 300 milioni. Lo studio stima che nei sette mesi più intensi la domanda di contante sia stata in media di 72 milioni al giorno sopra i livelli attesi.
I controlli sui capitali introdotti ad Atene confermarono che la fuga verso le banconote non era soltanto percezione, ma necessità.
Dai quattro episodi emerge una regolarità: in situazioni di rischio, il contante conserva un ruolo che i pagamenti digitali non riescono a sostituire. La Bce insiste sulle caratteristiche psicologiche e pratiche delle banconote: tangibili, immediate, offline. Non eliminano la dipendenza dalle reti elettroniche, ma offrono una ridondanza di sistema. È la funzione del “pneumatico di scorta” evocata nello studio, indispensabile quando il resto non funziona.
Il rapporto sottolinea che in alcuni Paesi europei le autorità hanno già invitato i cittadini a tenere in casa riserve per coprire almeno tre giorni di spese essenziali. Nei Paesi Bassi, in Austria e in Finlandia si parla di 70-100 euro a persona. Anche la Commissione europea ha incluso il contante nei kit di emergenza accanto ad acqua e medicine. In Italia non ci sono linee guida ufficiali, ma l’argomento entra nel dibattito ogni volta che si parla di limiti ai pagamenti cash.
La Bce non nega i rischi collegati al contante, dall’economia sommersa al riciclaggio. Ma il messaggio del paper è che ridurre troppo la circolazione può rivelarsi un errore strategico. “È necessario garantire un approvvigionamento efficiente e robusto di contante, con scorte adeguate e piani di continuità operativa resilienti”, concludono gli autori. Nell’era dei pagamenti digitali, in pratica, la banconota resta l’assicurazione più immediata contro l’incertezza.