repubblica.it, 24 settembre 2025
Regolamento contro la deforestazione, ancora un rinvio Ue: “Problemi informatici”. Ma è polemica
Ancora un rinvio per il regolamento europeo contro la deforestazione. Continuano così a scolorarsi le intenzioni “verdi” della Commissione von der Leyen, mentre pezzi della maggioranza e delle filiere produttive esultano e altri lamentano il tradimento della vocazione sostenibile a Bruxelles.
L’esecutivo europeo si prepara a posticipare di dodici mesi l’entrata in vigore del regolamento Eudr, che dal prossimo gennaio (giugno per le piccole aziende) avrebbe impedito l’import-export europeo di prodotti che hanno causato la deforestazione o il degrado delle foreste dal 2021 in avanti, oppure che non siano conformi alle leggi dei Paesi di produzione. Un obbligo di tenere traccia dell’origine di legno, soia, carne bovina, olio di palma, gomma, cacao e caffè (fino a geolocalizzare gli appezzamenti di provenienza) per dimostrare che non si tratta di beni connessi alla deforestazione o al degrado forestale. Ma anche dei prodotti derivati, dai trafilati di legno al cioccolato.
L’obiettivo è nobile e urgente – tra gli altri risultati ci sarebbe il risparmiare 71.920 ettari di foresta, ogni anno da qui al 2030 – ma fin da subito le imprese hanno lamentato le complicazioni burocratiche legate al suo raggiungimento. A cominciare dalla complessità di ottenere la documentazione necessaria in Paesi – molte volte del “Sud del mondo” – con fornitori poco attrezzati allo scambio della mole di dati richiesta.
E così già un primo rinvio di un anno era arrivato, nel nome della semplificazione, su spinta del centrodestra all’Eurocamera e delle industrie.
Dopo il primo rinvio, invocato da più parti, la Commissione era intervenuta in primavera per semplificare e precisare le linee guida e – era la stima – tagliare di un terzo costi e oneri burocratici addossati alle imprese. Passi, quali l’alleggerimento delle dichiarazioni sull’impatto delle merce importate più volte, che comunque non avevano convinto molti Paesi membri, Italia compresa.
Ma ancora una volta si andrà ai supplementari. Questa volta, spiegano da Palazzo Berlaymont, il nodo è puramente tecnico. “Nonostante i nostri sforzi di semplificazione, siamo preoccupati per il sistema informatico data la quantità di dati da inserire per gli operatori”, ha motivato la responsabile per l’Ambiente, Jessika Roswall, riferendo di aver avviato i colloqui con l’Eurocamera e il Consiglio Ue prima di avanzare la proposta. Secondo fonti Ue citate dalle agenzie, il numero di dichiarazioni di conformità richieste agli importatori avrebbe ampiamente superato i 100 milioni inizialmente stimati. Da lì i dubbi ‘tecnici’ sulla tenuta della piattaforma.
La norma è contestata sia dentro che fuori l’Ue, dove i partner commerciali come Stati Uniti, Brasile e Indonesia hanno avvertito che adeguarsi alle norme comporterebbe costi elevati. Da più parti si è paventato che avrebbe avuto impatti sui costi delle materie prime e dei prodotti interessati.
Bruxelles dice che non cambierà rotta e presenterà “il prima possibile” la proposta di emendamento vera e propria, lasciando a Eurocamera e Consiglio solo tre mesi, fino a fine anno, per raggiungere un compromesso.
Intanto però scoppia la polemica. Duro l’attacco del mondo ambientalista che accusa la Commissione Ue di smantellare il Green Deal trasformandolo in un “Green Delay”, come nelle parole dei Verdi Ue. Di contro gioisce il Ppe, che già intravede lo spazio politico per riaprire il dossier e tentare nuove modifiche al testo, ad esempio inserendo una nuova categoria di Paesi ’a rischio zero’ nei confronti dei quali allentare i vincoli. “È la prova che i problemi strutturali della legge non si risolvono con proroghe o linee guida non vincolanti”, afferma il gruppo, parlando di “gravi criticità” nel regolamento.
Con lui, in Italia, reazioni positive da Coldiretti e Filiera Italia, mentre solo poche ore prima la Federlegno con Confagricoltura indicava la via di “ridurre ulteriormente gli oneri per le Pmi e concentrare gli obblighi di due diligence sui primi operatori, idealmente attraverso il prossimo pacchetto Omnibus”.
Chiara la frattura con il Wwf per il quale il rinvio è semplicemente “imbarazzante” e se il “problema tecnico è reale, non solo dimostra incompetenza, ma anche una palese mancanza di volontà politica nell’investire per un’attuazione tempestiva dell’Eudr”.