la Repubblica, 24 settembre 2025
“Solo contenuti appropriati” l’algoritmo di TikTok riaddestrato dai trumpiani
L’America non staccherà la spina a TikTok. Dopo mesi di trattative e quattro proroghe al bando del social, Donald Trump ha ottenuto il massimo risultato: manterrà la piattaforma operativa negli Stati Uniti, spezzando però il legame diretto con la Cina.
La app dedicata alla condivisione di video brevi, lanciata nel 2016 e controllata dalla società cinese ByteDance, conta 180 milioni di utenti americani: un pubblico enorme che ha alimentato i timori di Washington, convinta che il social potesse diventare uno strumento di propaganda, manipolazione e raccolta di dati sensibili.
Ma a differenza della precedente amministrazione, che ha avviato il processo, Trump non ha mai spinto più di tanto sulla chiusura del social. I suoi sforzi si concretizzeranno in settimana, quando firmerà un ordine esecutivo per consentire a un gruppo di investitori di assumere il controllo del social. Tra questi ci sono Oracle, gigante del software e dei servizi cloud, e Silver Lake, fondo di private equity tra i più importanti del settore tecnologico. Oracle, guidata dal miliardario Larry Ellison (il secondo uomo più ricco del pianeta secondo Forbes, con un patrimonio di circa 390 miliardi di dollari), ospita già nei propri server in Texas gran parte dei dati degli utenti americani di TikTok. Ma l’accordo appena raggiunto da Trump, sancito da un colloquio telefonico di venerdì scorso con il presidente cinese Xi Jinping, permetterà a Oracle di gestire anche il prezioso algoritmo che raccomanda i video sulla piattaforma. «TikTok ha cambiato il modo in cui vediamo e usiamo i social – spiega Andrea Girolami, autore della popolare newsletter Scrolling Infinito –. Non è uno spazio per coltivare legami, ma un luogo di intrattenimento. Non ti mostra le foto delle vacanze dei tuoi cugini, ma i contenuti che più ti interessano, selezionati sulla base delle tue interazioni. Tutti partono da zero e l’algoritmo propone i contenuti più interessanti, non quelli di chi ha più connessioni». Nel 2021 il New York Times è entrato in possesso di un documento interno di ByteDance, intitolato TikTok Algo 101, che illustrava ai dipendenti il funzionamento dell’IA del social. È come se l’algoritmo si ponesse di volta in volta una domanda: «Se mostrassi questo video a questo utente, quanto è verosimile che lo guardi? E per quanto tempo?». Attraverso un’equazione che combina alcuni fattori – tra cui le abitudini personali, i like e i commenti – l’intelligenza artificiale assegna un punteggio a ciascun contenuto e seleziona solo quelli con le maggiori probabilità di incontrare i gusti individuali. Così il sistema riesce a trattenere gli utenti sulla piattaforma, evitando di annoiarli. Oracle negli Stati Uniti avrà accesso a una licenza d’uso dell’algoritmo, che resterà di proprietà di ByteDance. Un funzionario della Casa Bianca, citato in forma anonima dalla Associated Press, ha detto però che la copia sarà “riaddestrata” con dati statunitensi per garantire che il sistema «si comporti in modo appropriato».
Ma chi stabilirà cosa è adeguato? E su quali basi? Ora che le chiavi del social sono negli Usa, c’è chi teme che la minaccia arrivi dall’interno. Robert Reich, ex segretario al Lavoro degli Stati Uniti, ha messo in guardia sul crescente potere mediatico di Larry Ellison, amico e alleato di Donald Trump. «Quando i miliardari prendono il controllo delle piattaforme di comunicazione – ha scritto Reich sul social X non è una vittoria per la libertà di parola. È una vittoria per l’oligarchia». Già azionista di maggioranza di CBS e Paramount – e ora in trattativa per rilevare Warner Bros., proprietaria della CNN – Ellison potrebbe accrescere ulteriormente la sua influenza attraverso la supervisione di TikTok, una app che per molti è diventata fonte di informazione. Uno studio Pew Research del 2024 ha evidenziato che l’80% degli utenti americani guarda video di persone che esprimono opinioni su eventi in corso, mentre il 55% afferma di ricevere dalla piattaforma notizie dell’ultima ora. Il 45% degli utenti, inoltre, si imbatte occasionalmente in contenuti politici. La natura di questi contenuti è stabilita dagli algoritmi, certo. Ma dietro ogni intelligenza artificiale almeno per ora – c’è sempre una regia umana.