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 2025  settembre 23 Martedì calendario

Allarme “killer robot”, le armi guidate dall’IA «Regole internazionali per fermare la deriva»

«Fatti non foste a viver come “dati”, ma per seguir virtute e canoscenza», se volessimo parafrasare oggi l’appello contro l’imbarbarimento degli esseri umani racchiuso nei versi di Dante, potremmo partire proprio dai rischi legati alla disumanizzazione digitale operata dai “killer robot”, ossia armi che – grazie ai sistemi di intelligenza artificiale – sono capaci di identificare e colpire bersagli senza un controllo umano, riducendo dunque le persone a semplici dati, e delegando alle macchine decisioni di vita o di morte. Una deriva «inaccettabile perché significa oltrepassare un limite invalicabile per l’umanità – avverte Marco Carlizzi, presidente di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica –. Ogni arma autonoma rappresenta una rinuncia alla nostra responsabilità e alla nostra dignità come esseri umani». Per questo, sulle pagine di Avvenire, Etica Sgr – in collaborazione con la coalizione internazionale Stop Killer Robots composta da oltre 270 Ong presenti in più di 70 Paesi – rivolge un appello urgente agli investitori istituzionali per chiedere e sollecitare la definizione di una regolamentazione internazionale che disciplini lo sviluppo e l’impiego di sistemi d’arma autonomi. Il tema, sottolinea, non potrebbe essere più urgente: «In un tempo segnato da conflitti che mietono ogni giorno vittime civili e da stragi che interrogano la coscienza collettiva, l’utilizzo di sistemi d’arma autonomi amplifica ulteriormente la disumanizzazione della guerra e allontana ogni prospettiva di pace». I killer robot, spiega ancora Carlizzi, segnano un cambio di paradigma nel rapporto tra guerra, tecnologia e umanità, con sfide che travalicano la dimensione normativa. Attualmente le tecnologie militari che sfruttano l’IA vanno da sistemi in cui l’operatore umano approva ogni singola decisione a quelli semi-autonomi soggetti a una parziale supervisione, fino ad altri in cui rilevazione e neutralizzazione del bersaglio avvengono senza alcun intervento.
Oggi oltre 30 Paesi possiedono sistemi d’arma autonomi o semi- autonomi e il loro impiego è già realtà in missioni operative. Gli esperti di armi del think tank Future of Life Institute hanno monitorato il dispiegamento di circa 200 sistemi d’arma autonomi tra Ucraina, Medio Oriente e Africa. Le forze russe, ad esempio, hanno schierato migliaia di droni kamikaze Veter, in grado di rilevare e colpire autonomamente. Anche l’Ucraina ha potuto disporre di droni semi-automatici, così come Israele avrebbe utilizzato sistemi dotati di IA per identificare gli obiettivi da colpire nella Striscia di Gaza. «Il mercato globale aerospace e defence è valutato in circa 950 miliardi di dollari nel 2024, con un tasso di crescita annua del 4,5%, e vede nella robotica un importante driver di innovazione», approfondisce Aldo Bonati, Stewardship e Esg Networks Manager di Etica che ha seguito da vicino il progetto su una regolamentazione per le armi autonome. Un esempio per tutti del nuovo orientamento militare è il programma Replicator, lanciato dal Pentagono nel 2023: «Punta a dotare le forze armate di migliaia di sistemi autonomi sacrificabili, progettati per essere a basso costo e usa e getta». Ma anche sul fronte europeo, continua Bonati, il piano Readiness 2030, promosso dall’Ue, prevede di investire circa 800 miliardi di euro entro i prossimi cinque anni nello sviluppo di robotica militare autonoma. Nel frattempo, la dimensione del mercato globale della tecnologia delle armi di nuova generazione ha raggiunto un valore di 22,17 miliardi di dollari nel 2025 e si prevede che crescerà ancora. Eppure, a livello globale manca persino una definizione giuridica condivisa di sistema di arma autonomo.
Consapevoli delle pressioni economiche e politiche, Etica Sgr e Stop Killer fanno dunque appello agli investitori istituzionali perché sottoscrivano l’Investor Statement: una dichiarazione che chiede ai leader dei governi di tutto il mondo di avviare negoziati per una nuova legge internazionale sui sistemi d’arma autonomi in modo da vietarne lo sviluppo e l’impiego contro esseri umani e da garantire un controllo umano in tutte le decisioni. «In un periodo in cui l’uso crescente dell’IA e dell’automazione nei conflitti sta causando gravi danni umanitari, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica e opporsi allo sviluppo delle armi autonome – sottolinea Nicole van Rooijen, direttore esecutivo di Stop Killer Robots –. Il sostegno della comunità di investitori è cruciale per portare avanti il nostro impegno volto a creare una nuova legge internazionale che regoli queste armi, contrasti la disumanizzazione digitale e riduca i danni automatizzati». Oltre ai cruciali benefici per l’umanità, la regolamentazione ne porterebbe anche a livello finanziario, riducendo l’incertezza e dando un riferimento agli investitori con un orizzonte di lungo periodo orientato alla sostenibilità sociale e ambientale.
Non sarebbe la prima volta, ricordano ancora i promotori, che vengono fissati dei paletti sull’utilizzo di armi controverse, arrivando a vietarle quando il rischio è troppo: è quanto avviene per esempio con le bombe a grappolo o le mine antiuomo. «I lavori della diplomazia sembrerebbero essere maturi. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha ripetutamente chiesto che entro il 2026 si concludessero i lavori di redazione di un trattato vincolante in materia – conclude il manager di Etica, Bonati, che poi specifica –. Il nostro obiettivo è orientare i risparmi verso un’economia di pace. Investire in società quotate che producono armi vuol dire aumentare la diffusione di armamenti nel mercato, il rischio che essi vengano usati e la conseguente instabilità politica». Si tratta insomma di volontà politica ed economica, oltre che di una questione etica. E anche in questo campo la condanna del Sommo poeta contro quelli “sanza ’nfamia e sanza lodo”, che non si sono schierati soprattutto in tempi di crisi morale e politica, ci insegna ancora qualcosa.