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 2025  settembre 23 Martedì calendario

Carabine facili, in Lombardia vince la lobby della caccia: le zone vietate calano da 475 a 23

Fuoco alle polveri. E pazienza se daini, cervi, volpi, lepri, beccacce, allodole, merli, quaglie e chi più ne più ne metta, questa volta pensavano di averla scampata, perlomeno fino al prossimo 8 ottobre, quando ci sarà l’udienza sul ricorso al Consiglio di Stato che era stato presentato dalla Regione Lombardia contro la sentenza del Tar dello scorso maggio.
Le carabine, di aspettare, non ne volevano proprio sapere. E allora, pronti via, con la delibera giusta al momento giusto, visto che la stagione venatoria in Lombardia si è aperta proprio due giorni fa, domenica 21 settembre, e in un modo nell’altro, si doveva dare il via libera alle carabine e ai fucili dei 51 mila cacciatori registrati nella regione.
Il Pirellone riporta indietro le lancette, e dà nuovamente il via libera alla caccia nei valichi montani, che era stata vietata dopo una sentenza del Tar della scorsa primavera. I giudici, accogliendo un ricorso presentato dalle associazioni animaliste, avevano infatti intimato ai cacciatori lombardi di deporre le armi in tutti i 475 valichi montani della regione nei quali sono state identificate rotte migratorie degli uccelli. In pratica, tutto l’arco alpino lombardo, reso inaccessibile a qualsiasi tipo di attività venatoria (prima il divieto valeva soltanto in 23 valichi): una sentenza molto discussa, che era stata recepita dal Consiglio regionale lombardo con molti patemi. A voto segreto, e con la maggioranza andata sotto grazie ai franchi tiratori.
La sentenza, nei fatti, era un vero e proprio affronto per una lobby, quella venatoria, che a livello numerico in Lombardia tanto peso ormai non lo ha più (calcolatrice alla mano, spara a uccelletti e volpi appena lo 0,5 per cento dei residenti della regione) ma a livello politico, invece, conta ancora e pure molto, con sponsor vari ed eventuali tra le fila di Lega e Fratelli d’Italia. Ed ecco, allora, che proprio dai meloniani è arrivata la scialuppa di salvataggio: con il ddl Montagna approvato a Roma a inizio settembre, è stato ‘sanato’ il problema, modificando la legge nazionale sulla caccia a cui i giudici amministrativi del Tar avevano fatto riferimento nella ormai ‘famigerata’ sentenza dello scorso maggio.
Un’occasione, per i lombardi, più unica che rara. E subito colta al balzo: di qui, allora, la delibera approvata ieri, 22 settembre, dalla giunta lombarda guidata dal leghista Attilio Fontana (sostenuta in Consiglio da una maggioranza a trazione FdI). Il documento, nei fatti, ha riportato indietro le lancette di quattro mesi. Recependo il ddl romano, e dando nuovamente il via libera alla caccia in quasi tutti i valichi lombardi. Ovvero, in tutti i 475 valichi regionali, esclusi i 23 nei quali già da prima della sentenza del Tar, le doppiette lombarde non potevano sparare. “Si torna – conferma l’assessore lombardo all’Agricoltura Alessandro Beduschi, di FdI – allo scorso anno, con 23 valichi individuati secondo criteri oggettivi e mettendo fine a interpretazioni arbitrarie e a decisioni senza nessuna valida spiegazione scientifica a supporto”.
Una manovra molto attesa dal mondo venatorio. E sul quale quindi il Pirellone ha accelerato moltissimo: subito dopo la giunta regionale a Palazzo Lombardia del mattino, al pomeriggio in commissione Agricoltura si è votato (e approvato) l’atto amministrativo necessario a recepire e rendere applicativa la manovra. Un’operazione a dir poco frettolosa, visto che l’inchiostro sulla delibera non aveva ancora fatto in tempo ad asciugarsi, ma tant’è: a niente sono valse le proteste e le richieste di rinvio delle opposizioni. L’atto amministrativo ha incassato il primo ok in commissione, e già oggi dovrebbe passare dall’aula del Pirellone per il voto finale.
“Restituiamo ai cacciatori lombardi regole certe e coerenti con la legge nazionale, eliminando ogni dubbio interpretativo”, l’esultanza del vicepresidente della commissione Agricoltura Carlo Bravo, anche lui meloniano, uno dei principali esponenti della lobby venatoria nella regione. Sulle barricate, il M5S: “Come minoranza denunciamo che sulla caccia il centrodestra continua a fare forzature – scandisce la pentastellata Paola Pollini –. La votazione espone il Consiglio ad ulteriori ricorsi in sede giudiziaria”.