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 2025  settembre 23 Martedì calendario

Italia del dono, si può fare di più

I risparmi degli italiani crescono, anche se cresce molto meno il loro valore vista l’inflazione e il lievitare costante dei prezzi. Nonostante questo, la voglia di donare per le buone cause non si indebolisce, aumenta a poco a poco. Gli italiani mettono mano al portafogli soprattutto quando il Paese affronta emergenze come le alluvioni che spingono tante persone a fare la loro parte per aiutare chi ha bisogno. Dieci anni fa il Parlamento sancì la nascita del Giorno del Dono il 4 ottobre, lo stesso giorno in cui si festeggia San Francesco. Ogni anno l’Istituto Italiano della Donazione (IID), con il sostegno di Bper Banca, realizza e diffonde gratuitamente il Rapporto «Noi doniamo» che misura con dati statistici esistenti la propensione al dono degli italiani; una delle tendenze indagate riguarda la donazione economica. E nomina una città, o un territorio, Capitale del Dono. Il titolo per il 2025 è stato conquistato in Campania dall’Irpinia Sannio. «In questi anni – racconta Ivan Nissoli, presidente dell’Iid – è cresciuta la cultura del dono. I dati ci dicono che siamo ancora dentro l’onda lunga di recupero dopo la pandemia che l’aveva affievolita, anche se siamo ancora sotto i livelli registrati prima del Covid. Stiamo però recuperando la cultura e la predisposizione da parte delle persone a donare sia a livello informale sia alle organizzazioni non profit». L’Iid indaga ogni anno lo stato delle raccolte fondi fra un campione di organizzazioni. Anche per il 2024 le donazioni da parte degli individui si confermano le forme di aiuto più diffuse per il 63% delle realtà interpellate, seguite dal 5 per mille (36%) e solo in piccola parte, l’1%, dai lasciti testamentari, l’eredità che chi, prima di andarsene, destina a cause solidali. «Questo – aggiunge Nissoli – racconta il rapporto di fiducia che si crea fra le persone e le organizzazioni. Ma è anche vero che il Terzo settore deve lavorare affinché il numero delle persone che donano cresca sempre di più. In un momento di crisi economica, e di fatica del ceto medio, è significativo che aumentino comunque». Le realtà del non profit faticano a trovare nuovi donatori (una su tre non ci riesce secondo i dati dell’IID). Tante stanno provando a utilizzare l’intelligenza artificiale per raggiungerne di nuovi con le campagne, ma fanno fatica a farcela. Gli italiani, mossi anche dalla commozione quando assistono alle emergenze, scelgono di donare direttamente a chi ha bisogno. Doxa indaga ogni anno le pratiche di dono e nel 2024 ha registrato una certa diminuzione sia delle donazioni informali sia di quelle al Terzo settore. «Le informali – spiega Valeria Reda, responsabile e coordinatrice della ricerca Italiani Solidali di Doxa – sono le più diffuse, ma il calo ha riguardato tutte le donazioni perché, per fortuna, non c’è stata un’emergenza come negli anni precedenti. Infatti, sull’onda dell’emergenza entrano e fanno la loro parte, ma poi faticano a rimanere solidali». Le donazioni spontanee sono molto radicate e vengono raccolte soprattutto durante le Messe o le celebrazioni religiose. «Tutte le altre – aggiunge Reda – sono derivate dalla tendenza di disintermediare la propria donazione: si va meno a supporto del non profit. Da un certo punto di vista è un dato positivo, perché si percepisce la possibilità dei donatori di esprimere la vicinanza per l’interesse civico o la sensibilità di sostenere alcune cause. Il non profit ne soffre, ma deve partire da questo presupposto e saper comunicare meglio la competenza, la trasparenza e l’efficienza».
Donne e giovani
Doxa ha chiesto anche se le donazioni sono regolari o solo saltuarie: per l’82% sono saltuarie e solo per il 18% continuative. Le donne sono più generose degli uomini come emerge da tutte le statistiche esistenti. I giovani meno perché hanno minori disponibilità economiche. I donatori informali hanno età sensibilmente più alte. Ma, come si vede anche dai dati Istat, le giovani donne attingono ai risparmi più dei ragazzi.
«La parte femminile – aggiunge Reda – è preponderante sempre, sono almeno 4% in più fra donatori, ma si accentua ulteriormente se ci focalizziamo sui donatori informali. Anche il titolo di studio caratterizza i donatori. Quelli informali sono meno istruiti e meno occupati lavorativamente». Pure la geografia rivela un’Italia diversamente generosa. Quelli informali sono di più nel Sud e nelle isole, mentre al Centro e al Nord si tende a dare il proprio contributo al non profit, dal momento che in questi territori sono attive più realtà del Terzo settore. «Il profilo del donatore informale – spiega ancora Reda – è quello di una donna di età avanzata e poco istruita che va più spesso a Messa. Sembra uno stereotipo, ma i dati lo certificano».
Oltre alla Messa, si dona soprattutto alle persone bisognose, ai canili e gattili per gli animali abbandonati e per le scuole.