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 2025  settembre 22 Lunedì calendario

Inchiesta plusvalenze, Andrea Agnelli e gli ex vertici della Juventus patteggiano la pena

Il gup di Roma ha dato il via libera ai patteggiamenti per gli ex vertici della Juventus nell’ambito dell’inchiesta ‘Prisma’ sulle presunte plusvalenze nella compravendita di calciatori. I patteggiamenti – che vanno dagli 11 mesi ad 1 anno e 8 mesi (pena sospesa) – riguardano tra gli altri Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici. Disposto invece il non luogo a procedere per Maurizio Arrivabene, altro ex dirigente bianconero. Nel procedimento si contestano, a vario titolo, i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. Circa duecento fra azionisti, oltre a Consob e associazioni consumatori, sono parti civili nel procedimento.
La vicenda è quella, nota, delle plusvalenze fittizie e delle manovre stipendi nel periodo del Covid che avrebbero finito, secondo i pubblici ministeri, per alterare la regolarità dei bilanci tra il 2019 e il 2021. L’impianto accusatorio ipotizzato dalla procura di Torino era stato sposato dai magistrati di Roma, dove il fascicolo era finito dopo la decisione della Cassazione: la procura capitolina aveva quindi ora chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente del club bianconero Andrea Agnelli e gli altri vertici della precedente dirigenza.
Sotto i riflettori le attività che fanno riferimento alle plusvalenze fittizie – per 155 milioni di euro – e alla manovra stipendi dei calciatori eseguite dalla società bianconera durante la pandemia. Sotto il profilo sportivo, per la stessa vicenda, la Juventus ha già ricevuto una penalizzazione di 10 punti scontati nel corso della stagione 2022-2023 in seguito alla decisione della Corte d’Appello della Figc e all’esclusione dalle coppe europee per l’annata successiva.
Due le direttrici che sarebbero state seguite dagli ex dirigenti: le plusvalenze “artificiali” con lo scambio di giocatori, anche giovanissimi, a prezzi ritenuti gonfiati e le due “manovre stipendi” in seguito al Covid. La diffusione del virus divenne – secondo i pubblici ministeri di Torino – una “opportunità” e una “copertura formale” dietro la quale nascondere i reali motivi di una “allarmante situazione economica, patrimoniale e finanziaria” che in quegli anni ha portato l’azionista di maggioranza Exor a dover pompare 700 milioni di euro per gli aumenti di capitale.