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 2025  settembre 22 Lunedì calendario

Jagger, Plant o McCartney: le bufale “stonano” sul rock

Lo scenario: all’indomani dell’assassinio di Charlie Kirk, in una non meglio specificata “arena” da 20mila posti a New York, Mick Jagger interrompe il live e chiede un minuto di silenzio per l’attivista di ultradestra ucciso (e per le vittime dell’11 settembre); quindi intona God bless America sostenuto da un pubblico affollato di “veterani” “che sventolano la bandiera a stelle e strisce”. Il frontman degli Stones spende parole di tributo per Kirk: “Una fiamma si è spenta, la luce del suo cuore resterà per sempre”, prima di essere travolto da un subisso di applausi. Secondo un’altra versione, Mick avrebbe dedicato Angie a Charlie, e non si trattava del suo defunto batterista Watts.
Non basta: sui social spunta un presunto post del cantante: “La notizia di Kirk mi fa orrore! Gesù arriverà presto!”. Tutto spudoratamente falso. Gli Stones sono in studio alle prese con il seguito di Hackney Diamonds, per la tournée se ne parla l’anno prossimo. Il fake è stato confezionato da un bot innervato dall’intelligenza artificiale e pilotato da un softwarista umano. In un amen la bufala ha infettato la Rete, a partire dai siti cristiano-fondamentalisti e dei MAGA trumpiani, che hanno lodato la presa d’atto del vecchio sodale rock di Satana. Ed è scattata la trappola: con l’aria che tira negli USA, Jagger ha scelto di non smentire la fake news. Avrebbe potuto inimicarsi metà dei fans degli Stones. A crederla fondata sono stati non solo milioni di allocchi in Rete, bensì pure qualche politico tricolore, vedi l’esultante capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, che alla frottola ha aggiunto per soprammercato, sul suo Facebook, un’immaginaria dichiarazione di Bob Dylan: “Choc e cuore a pezzi – La voce di Charlie non c’è più, ma il suo spirito cammina nella luce”. Non basta: ecco, altrove, un Dylan che dedica a Kirk Blowin’ in the wind o un afflitto Springsteen che depone un mazzo di fiori su un altarino prima di intonare un de profundis in coro con Bonjovi e Bublé.
Quanto a Robert Plant, vai con “l’omaggio”-frottola a Nashville, sempre con God Bless America. In troppi hanno creduto senza riserve ai pallonari dell’AI concentrati sul filone mistificatorio dei famosi-ribelli-rinsaviti. “Le rockstar sono finalmente dalla nostra parte”. Hanno provato a tirar dentro anche il chitarrista dei Queen Brian May, tra i pochi a replicare puntando il dito contro i creatori di falsi profili. L’unico che per davvero ha commentato la tragedia, dal palco di Wembley, è stato Chris Martin dei Coldplay: “Mandiamo amore, ovunque vogliate… potete mandarlo ai cari di chi sta passando un brutto momento, potete mandarlo alla famiglia di Charlie Kirk”. Testimoni oculari? Decine di migliaia di spettatori.
Il resto è cyber-pataccume in cui gli idoli della musica vengono trasformati in pupazzi animati (però indistinguibili dalla realtà) per raggiri a fini di mistificazione politica o di clickbait. E il “debunking”, lo smascheramento, è un esercizio sempre più complicato. Lontani i tempi in cui bastava un bla-bla per alimentare sapide leggende. Nella terra delle Teorie della Cospirazione Elvis lo dicono tuttora vivo: siti specializzati lo avvistano ovunque dalla sua scomparsa nel ’77. Giurano di averlo notato sotto mentite spoglie in visita alla propria tomba a Graceland, o al funerale della figlia Lisa Marie Presley. E l’allucinazione – la pretesa – di prestar fede alla “falsa” morte di Jim Morrison, “dileguatosi da Parigi per sfuggire ai pusher”? La più originale tra mille fandonie lo vuole alle prese con una placida vecchiaia sulle rive dell’Orinoco. Fanta-vite corroborate da racconti degni di bestselleristi o da qualche foto sgranata. Mentre lo sviluppo vertiginoso dell’intelligenza artificiale crea suggestioni ormai mostruosamente verosimili. Come quella su Phil Collins agonizzante in ospedale. Stando alla trama dell’AI, vanno a fargli visita il solito Jagger e Steven Tyler degli Aerosmith prima di uno sconvolto McCartney che vuole far pace, dopo antichi dissidi, con il “moribondo” ex Genesis. Gli canta Hey Jude: Phil e Paul si sciolgono in un abbraccio, le infermiere piangono a dirotto.
Immagini clamorosamente dettagliate: peccato che l’ex Beatle impugni la chitarra con la destra, lui che è mancino. Un “refuso” del cinico bot. Intanto l’angoscia per Collins si diffondeva in tutto il mondo, finché il suo ufficio stampa precisava: “È ricoverato, ma solo per un intervento al ginocchio”. C’è tempo per staccare un biglietto per l’aldilà, e pure da lì si può partire per un tour. Accadrà a Whitney Houston (scomparsa nel 2012) sul palco con l’orchestra il prossimo anno. E provate a negare che si tratti solo del suo avatar.