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 2025  settembre 20 Sabato calendario

I tanti sogni d’oro di Schifani: 600 euro a notte per dormire

Un paio di anni fa – vastasi! – osarono pure chiedergli indietro la differenza per aver sforato di pochi spicci il budget per pasti e pernotto. Ma ora il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani mangia (e dorme) sereno, almeno quand’è in trasferta. Perché tra fratelli coltelli di Forza Italia, rimpasti chiesti a gran voce, poltronissime a suggellare accordi da pelo sullo stomaco, almeno una gioia c’è. Gli antichi vincoli, quelli che imponevano che i soggiorni presidenziali in albergo non potessero costare più di duecento euro a notte non valgono più: ora l’ex presidente del Senato planato sulla poltrona più alta in terra di Trinacria può godersi notti da nababbo ché l’asticella è fissata a poco meno di 570 euro euro. Idem per i pasti: se prima il rimborso era da 50 euro al massimo ora può strafogarsi senza pietà perché l’asticella è fissata a quota 170,91 euro. E qui Schifani non manca mai il bersaglio: manda a rimborso sempre quella cifra precisa compresi i centesimi manco fosse ospite di Ok, il prezzo è giusto.
Ma prima le dolci notti in trasferta grazie al budget extralarge. Ecco una fattura per il soggiorno al Principe di Savoia a Milano: costo 569,67 euro, che è pur sempre ben due centesimi in meno del limite consentito (569,69). Eccolo ad aprile a San Pietro in Cariano in Valpolicella (Verona) ospite una notte a Villa Amistà per 460 euro. Ecco la più vicina Catania che non sarà mai come la natìa Palermo, ma è beddissima lo stesso: due notti a 1.130 euro nel pluristellato a due passi dal mare e con vista suggestiva sull’Etna. Lì dove Schifani è una presenza costante: ha scelto la stessa location anche per l’ultimo Capodanno, quello dei fasti siciliani, della favolosa diretta Mediaset sul palco al fianco di Gigi d’Alessio ma soprattutto di Ignazio La Russa e del suo delfino Gaetano Galvagno prima che l’inchiesta su gli eventi finanziati dall’Ars si portasse via le stelle filanti. Ma questa è un’altra storia: i guanciali catanesi di fine anno sono costati alla regione 495 euro. Ma pure Agrigento non scherza: il pernotto presidenziale di gennaio nell’hotel sulla passeggiata archeologica ha presentato un conto da 403 euro.
Roma, meta frequentissima di Schifani, nemmeno scherza a prezzi, anche se tutto sommato si tratta pur sempre di camere da leccarsi i baffi: 391 euro per l’albergo di grido a due passi da Piazza di Spagna dove ha soggiornato una notte sia a maggio che a giugno (ma anche in precedenza a gennaio), anche se sempre a giugno ha fatto una capatina anche al De Russie in via del Babuino.
Inutile dire la carambola di biglietti aerei che consuma Schifani in questo viaggiare sulla tratta Palermo-Roma, Roma-Palermo. O anche incrociando altre destinazioni come a inizio aprile quando Schifani è segnalato a un certo punto su un Roma-Milano e il giorno dopo su un Verona-Palermo. Roba da perderci la testa soprattutto per i miserizzi che provvedono alla liquidazioni delle spese che richiedono paginate e paginate di decreti di “visto” e “considerato” per tenere conto del protocollo e pure degli inciampi. Come quello che si legge in filigrana nei decreti di liquidazione che riguardano parcelle allegate “relativa alla missione espletata dall’On. Presidente a Roma che riporta una spesa complessiva… regolarmente documentata effettuata… che per l’uso del mezzo aereo comprende” biglietti ma anche penali cambio volo e pure per cambiare posto sull’aeromobile. Ma son dettagli. I guai c’erano prima quando solo a usare troppo la carta Schifani rischiava la tiratina d’orecchi per eccesso di spesa: come quando gli avevano trattenuto 19 euro per aver sforato il limite di 200 euro in albergo e pure a tavola era un tormento visto la mannaia fissata a quota 50 euro. Mica come ora. Che si tratti di attovagliarsi al ristorante “Ai due Ladroni” a Roma o altrove sull’isola o in continente, il presidente di Forza Italia mette in fattura una sola cifra: 170,91 euro per mangiare quel che vuole. Alla faccia del bicarbonato di sodio.