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 2025  settembre 20 Sabato calendario

Processo ad Aska, il ricorso della Procura "Dimostrata l’associazione a delinquere"

«Dentro Askatasuna non c’è un’associazione a delinquere? Si tratta di un’affermazione che contrasta con il materiale probatorio messo a disposizione dall’accusa, peraltro gli stessi elementi che erano stati valutati positivamente dal Tribunale del Riesame e dalla Corte di Cassazione e che non potevano e non sono stati messi in discussione nel corso del processo». La procura di Torino ha presentato un ricorso in appello contro la sentenza del tribunale, pronunciata lo scorso marzo, sul maxi processo a una trentina di militanti del centro sociale di corso Regina Margherita. Il ricorso è in gran parte dedicato alle assoluzioni di sedici imputati di associazione per delinquere. I pubblici ministeri avevano chiesto condanne per un totale di circa 88 anni di reclusione. I giudici ne avevano inflitte 18 ma senza riconoscere l’associazione per delinquere. Il focus è il reato associativo che la procura ripropone criticando in maniera netta le conclusioni dei giudici di primo grado. Con una specifica premessa: «Da parte dell’accusa non vi è stata alcuna volontà di reprimere il semplice dissenso; gli imputati non si sono limitati a condividere e diffondere un’ideologia che auspica il ricorso alla violenza per contrastare gli avversari, ma hanno dato esecuzione a questo proposito, realizzando negli ultimi trent’anni una pluralità di reati, caratterizzati da modalità analoghe e dalla comune finalità, per cui devono rispondere penalmente di questi fatti e poiché si sono organizzati per dare esecuzione ad un programma criminale comune devono rispondere del reato associativo».
Dentro Aska, secondo i pm, esiste una struttura gerarchica «rigida e violenta». Citano un’intercettazione del 6 maggio 2020 tra un imputato e un attivista considerata «tra i più rilevanti per la ricostruzione della struttura verticistica in cui vi è un sovrano, che è “Wallace” (pseudonimo dell’imputato Giorgio Rossetto), vi sono i nobili (che servono a mantenere il Sovrano) e poi c’è il popolo (quindi i militanti)». La conversazione prosegue: «Questo tipo di schema c’è e a seconda di che scelta fai, stai ad un certo livello». C’è «una parte più grande dove ci sono i compagni e poi ci sono quelli che ci sono sempre e sono la struttura, la schiena, le braccia (con riferimento a coloro che svolgono ruoli da “dirigente")». Il tribunale ha sostenuto che il centro sociale, per quanto frequentato e utilizzato anche dai componenti della presunta associazione a delinquere, non è risultato luogo all’interno non era stata svolta attività di proselitismo per il compimento di reati. I pm sono lapidari sul punto: «Le prove dimostrano il contrario». Il ricorso sarà sostenuto dalla procura generale guidata dal Pg Lucia Musti che si è vista alzare il livello di tutela (di scorta) dopo una serie di analisi pubbliche (anche) sull’area antagonista di Torino. «Ha fatto bene la procura di Torino a ricorrere in appello contro le assoluzioni di Askatasuna dall’accusa di associazione a delinquere» ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione e segretario di Forza Italia in Piemonte Paolo Zangrillo. «Askatasuna non è un centro sociale: è una vera fucina di illegalità ed eversione, un luogo in cui si organizzano azioni contro lo Stato, come dimostrano gli assalti ripetuti ai cantieri dell’alta velocità. E oggi (ieri per chi legge) le stesse persone vicine a questo centro sociale hanno preso come bersaglio, con cori e insulti, il ministro Giuseppe Valditara, a cui esprimo la mia piena solidarietà e vicinanza».