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 2025  settembre 20 Sabato calendario

Scuola, la roulette del sostegno. Ogni anno 10 mila insegnanti lasciano per cattedre ordinarie

«La coperta è corta. Così hanno risposto tutta la vita alle mie lamentele. Compratene una più grande allora». È lo sfogo di Alice F., la mamma di Elisa (nome di fantasia), una bambina di otto anni con disabilità. «Mia figlia ha una diagnosi complessa: da quando ha 15 mesi è epilettica. E questo le ha portato una forte sonnolenza dovuta ai farmaci, oltre che un disturbo delle abilità scolastiche e del linguaggio. Dall’anno scorso il quadro si è complicato con l’aggiunta di un funzionamento cognitivo fragile e l’Adhd».
Elisa ha iniziato da qualche giorno la terza elementare e, a fronte del peggioramento clinico, la madre aveva richiesto più ore di sostegno a scuola per la figlia. La risposta, ancora una volta, è stata una coperta troppo corta per i bisogni della bambina: 15 ore di sostegno al posto delle 18 richieste e sei con l’educatore anziché otto. Le poche ore concesse, vengono rese ancora più difficili per il continuo ricambio di insegnanti: Elisa ne ha avuti tre diversi in altrettanti anni di elementari.
Ogni anno, circa 10 mila insegnanti di sostegno passano a una cattedra curricolare, alimentando l’instabilità in classe per gli alunni che seguono. Un fenomeno che nemmeno le recenti nuove assunzioni sbandierate dal Ministero (oltre 13 mila sul sostegno) riuscirebbero a frenare. «Abbiamo una platea di circa 120 mila insegnanti di sostegno e intorno ai 325 mila alunni con disabilità. E già questo è uno squilibrio. Spesso, poi, i docenti iniziano con il sostegno, ma appena possono passano a una cattedra comune. La fuoriuscita alla fine risulta più alta rispetto alle nuove assunzioni», spiega Vincenzo Falabella, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap. A rendere la strada del sostegno meno appetibile è forse, al di là del percorso abilitante Tfa, l’assenza di un’apposita classe di concorso, pensata proprio per chi vuole specializzarsi sull’integrazione e l’apprendimento degli studenti con disabilità. Falabella crede che questa iniziativa possa risolvere due dei problemi più gravi del sostegno in Italia: la discontinuità e la poca preparazione. Secondo l’Istat, sono infatti ancora più di 66 mila i docenti curricolari assegnati al sostegno, cioè professori e maestri che non hanno una formazione specifica per supportare persone disabili. «Vincolerebbe di più l’insegnante e ci darebbe la certezza che vuole occuparsi di supporto agli alunni con disabilità. Servirebbe poi un’adeguata preparazione, non solo per chi si specializza, ma per tutti i docenti», spiega il presidente della Fish.
Eppure qualcosa sembra muoversi: il ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato che quasi la metà dei docenti di sostegno a tempo determinato è stato riconfermato e potrà continuare a seguire i propri studenti. È una novità introdotta proprio quest’anno con un decreto ministeriale: le famiglie dei ragazzi con disabilità possono scegliere se confermare o meno i supplenti che gli sono stati assegnati, con l’approvazione del dirigente scolastico. «Si tratta sempre di insegnanti precari, ma è un primo piccolo passo per garantire una continuità scolastica a chi ha bisogno di questo genere di copertura», sottolinea Falabella.
Ma i numeri sugli insegnanti di sostegno restano allarmanti. E a questi corrisponde una realtà altrettanto grave.
«Mia figlia è arrivata in terza elementare senza saper leggere», racconta Alice F., «sa riconoscere le lettere se gliele indichi, ma per scrivere una parola devo fare lo spelling della singola vocale o consonante. E non ha mai imparato perché ha passato tante ore da sola. Senza una figura di supporto, Elisa viene di fatto abbandonata a se stessa. Le maestre le scrivono a matita sul quaderno delle frasi e lei le calca. Nessuno le sta dietro. Ma lei ha un disturbo del comportamento, non riesce a stare ferma e seduta al banco. Quindi inizia a girare per l’aula e per questo viene ripresa davanti alla classe». La preoccupazione della mamma di Elisa è che sua figlia presto capirà di saper fare meno cose delle sue compagne. «La sua autostima ne risentirà. L’educazione dei bambini con disabilità non dovrebbe ricadere solo sulle famiglie. L’anno scolastico è appena iniziato e io sono già esausta».