Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  settembre 21 Domenica calendario

Un virus creato con l’IA: grazie a lui combatteremo i batteri resistenti agli antibiotici

Quando il biologo americano Craig Venter annunciò di aver creato la prima cellula artificiale, nel 2010, lo accusarono di voler giocare a fare Dio. Oggi il gioco è passato di mano. Ed è l’intelligenza artificiale a tenere il banco.
Una rete neurale chiamata Evo ha appena disegnato il genoma di un virus, programmandolo per riconoscere, infettare e uccidere un batterio che in alcuni casi è pericoloso per la salute umana, l’escherichia coli. Un test di laboratorio ha dimostrato che il compito è stato eseguito con perfetta efficienza. I virus dal genoma artificiale sono riusciti a uccidere i batteri all’interno di alcune provette.
Si tratta di un passo avanti per la salute umana, minacciata da batteri sempre più spesso resistenti agli antibiotici, secondo i ricercatori di Stanford che hanno eseguito l’esperimento. “Ok, ma cosa può andare storto?” si chiede sul social X lo scienziato Eric Topol, fondatore e direttore dell’Istituto di ricerca americano Scripps. L’esperimento di Stanford non è ancora stato pubblicato su una rivista scientifica. Quindi nessun ricercatore lo ha ancora controllato e validato. Gli autori lo hanno caricato su un sito usato dagli scienziati per scambiarsi le scoperte più recenti, chiamato bioRxiv.
Finora l’intelligenza artificiale ha disegnato nuovi farmaci. La scorsa estate ha messo a punto perfino un’intera proteina capace di uccidere il batterio e.coli. Mai però si era cimentata con l’architettura di un intero genoma. Anche in un minuscolo virus infatti le interazioni fra i vari geni sono considerate troppo complesse per poter essere gestite anche da un programma di intelligenza artificiale.
Gli scienziati di Stanford (come Venter a suo tempo) non sono comunque partiti da zero. Hanno usato come base il genoma di un virus noto da tempo, il primo che ha subito il sequenziamento del suo Dna nell’ormai preistorico – dal punto di vista della genetica – 1977. Il virus ?X174 anche in natura è in grado di infettare e.coli. Proprio per la sua semplicità – ha 11 geni e 5mila lettere nel Dna mentre l’uomo arriva a 20mila geni e 3,2 miliardi di lettere – è protagonista da anni della cosiddetta biologia sintetica: la disciplina che cerca di ricreare la vita in laboratorio.
Evo, il software usato dagli scienziati di Stanford, è simile nel suo funzionamento a ChatGpt. Anziché svolgere il suo apprendimento su testi scritti, però, si è addestrato studiando i genomi di altri 2 milioni di virus capaci di infettare i batteri. Anche se un virus non rientra nella definizione di essere vivente, il passo avanti verso nuovi traguardi per la biologia sintetica è evidente, tanto che la rivista Nature dedica all’esperimento di Stanford l’apertura del suo sito.
Dopo aver stampato in laboratorio 302 versioni diverse del Dna del virus, manipolate per rendere ?X174 più abile nell’infettare e uccidere le forme di e.coli resistenti agli antibiotici, gli scienziati le hanno messe in altrettante provette piene di batteri. In 16 di esse la mattina successiva tutti i batteri erano morti, mentre i virus (alcuni dei quali erano stati trasformati quasi totalmente rispetto al ceppo naturale di ?X174) si erano replicati regolarmente.
L’anno scorso l’intelligenza artificiale ha già vinto un Nobel per la sua capacità di immaginare proteine dalle forme utili all’umanità. La sua promessa di combattere anche i batteri pericolosi non fa che aumentare le aspettative. Purché, come spera Eric Topol, non ci sia nulla che vada storto nel maneggiare virus rendendoli più infettivi e letali.