la Repubblica, 21 settembre 2025
L’Italia ferita dall’Alzheimer e le famiglie restano sole
Il declino, più o meno veloce, l’allontanamento dagli altri e poi da sé, l’isolamento, la depressione, spesso il silenzio. L’Alzheimer è esperienza comune per tantissime persone. La malattia in Italia colpisce, insieme alle altre demenze (spesso difficili da distinguere una dall’altra), circa 1,2 milioni di cittadini. Aggiungendo coloro che hanno problemi più blandi, i quali possono indicare una fase iniziale della malattia (altre 950 mila persone) e i loro familiari, si stima che il 10% degli italiani abbia a che fare con la patologia che ha preso il nome da un neurologo tedesco dei primi del Novecento.
Oggi è la giornata mondiale dedicata all’Alzheimer, un male per molti aspetti misterioso. Conosciamo alcuni fattori di rischio, sappiamo come fare diagnosi, ma non esistono ancora terapie efficaci. Al limite, solo in determinati casi, si riesce a rallentare la sua corsa. La diffusione è in aumento perché è legata anche all’invecchiamento della popolazione. Venti anni fa si contavano 800 mila casi, c’è stata cioè una crescita del 50%. «Bisogna però ricordare che sono cambiate le tecniche diagnostiche, oggi si trovano casi un tempo non riconosciuti – dice Nicola Vanacore, responsabile dell’Osservatorio demenze dell’Istituto superiore di sanità – L’età è il primo fattore di rischio importante. Però in letteratura ce ne sono altri 14, dall’ipertensione all’obesità, dal fumo alla depressione, dall’eccessivo consumo di alcol a deficit visivo non trattato, fino al colesterolo alto. Significa che non siamo di fronte a una condizione ineluttabile, si può fare prevenzione». Cancellare i fattori di rischio, dice Vanacore, non azzererebbe del tutto i casi, che hanno a che fare anche con la genetica. «Però ne avremmo il 40% in meno».
L’Istituto stima i costi dell’Alzheimer in 26 miliardi di euro, per il 63% a carico delle famiglie. I parenti deimalati possono cercare l’assistenza domiciliare della Asl, che però non è certo in grado di garantire 24 ore di presenza. Quindi bisogna pagare badanti o personale sanitario. Altrimenti ci sono 1.600 residenze per anziani, Rsa, dove gli ospiti con demenza sono tantissimi. Giovedì prossimo, il 25, uscirà nei cinema il filmFamiliar touch di Sarah Friedland, distribuito da Fandango, che raccontala storia di una malata ospitata proprio in una struttura per anziani, presentato al Festival di Venezia l’anno scorso.
In generale l’assistenza all’Alzheimer in Italia è carente e ci sono tante associazioni che offrono aiuto. La Federazione Alzheimer Italia ne raccoglie 45. «Dobbiamo smettere di pensare che la vita finisca con la diagnosi di demenza. Una persona può vivere ancora a lungo, in modo pieno e con dignità, se ha un sostegno personalizzato», dice il segretario della federazione, Mario Possenti. L’Italia avrebbe un Piano nazionale per le demenze, ma non è finanziato. Tra pochi mesi va aggiornato, ma il timore è che anche questa volta non godrà di risorse. In Francia, ad esempio, per questo problema sanitario e sociale investono 1,4 miliardi l’anno.
Di soldi, comunque, l’Italia ne spenderà per acquistare i primi due farmaci contro la malattia, disponibili nel gennaio prossimo. «Purtroppo – dice Vanacore – dal punto di vista della terapia l’Alzheimer è sempre stato una bestia nera. Aspettiamo queste due nuove molecole. Serviranno per il 10% dei pazienti ma non guariscono, rallentano solo la progressione dalla malattia».