la Repubblica, 21 settembre 2025
Cala il gradimento per la premier governo bocciato da 6 italiani su 10
Gli orientamenti elettorali degli italiani, alla vigilia del voto che, nei prossimi mesi, si svolgono in sette Regioni, appaiono coerenti con quelli rilevati in precedenti indagini, condotte da Demos. In contrasto con le turbolenze osservate negli anni precedenti. Il sondaggio più recente, svolto nei giorni scorsi conferma la prevalenza dei FdI, poco al di sotto del 30% (giorni 29,8), davanti al Pd, 21,7%. La distanza fra i due partiti cresce di poco, rispetto a quanto osservato nello scorso maggio. Ma rafforza la posizione dei FdI. Gli altri partiti, di maggioranza e di opposizione mostrano, a loro volta, lievi scostamenti. Al ribasso, per quel che riguarda Lega (8,6), Forza Italia (8,4), Azione (3,3), Italia Viva (2,3%) e +Europa (2,0%).
Mentre l’unico partito in (lieve) crescita è il M5s (13,2%). Si conferma, dunque, un quadro politico stabile e quindi instabile.
Frammentato. Senza rapporti di forza chiari. Soprattutto, senza un’opposizione in grado di opporsi in modo efficace, perché, a sua volta, divisa. Come la stessa maggioranza. Il giudizio degli elettori premia quest’ultima. Ma con una “maggioranza” limitata: 39%. E, comunque, con un grado di riconoscimento molto superiore rispetto all’opposizione del Pd (28%) e del M5s (27%). Che appaiono, a loro volta, in reciproca competizione. E, quindi... opposizione.
I partiti, d’altra parte, come ho scritto altre volte, sono un participio passato. Sono “partiti”. Hanno abbandonato le loro tradizioni, perduto la loro base sociale. Il territorio. E sono interpretati e rappresentati dai leader. Dalle persone.Sono, cioè, partiti personali. Il grado di consenso dei leader presso gli elettori, peraltro, riflette solo relativamente il peso dei partiti. Davanti a tutti, comunque, si conferma Giorgia Meloni (37%) che, però, appare in sensibile calo (6 punti), rispetto alla rilevazione di un anno fa. Poco sopra rispetto a Giuseppe Conte (35%), in lieve risalita, nell’ultimo anno. Mentre Antonio Tajani ha perduto 4 punti. Gli altri, dietro, inseguono. Compresa Elly Schlein (28%) ed Emma Bonino. Mentre il consenso verso Matteo Salvini (25%) appare in lieve crescita. Più indietro, ma in sensibile risalita, sono i leader della Sinistra: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Che superano quelli del Terzo polo: Carlo Calenda e Matteo Renzi, il quale appare in ripresa, dopo molto tempo. Come Beppe Grillo, nonostante il suo tentativo di rientrare in gioco, nel M5s, sia stato respinto. Un’azione che, comunque, gli ha fornito visibilità. E considerazione. Dopo anni trascorsi nell’ombra.
Nel complesso, lo scenario politico appare sbiadito, in modo significativo. Perché non si vedono soggetti politici in grado di fornire riferimenti chiari. Nella maggioranza di governo si conferma il ruolo della premier. Nell’opposizione, invece, si rafforza la divisione fra partiti e leader. Che genera debolezza. Per questa ragione è difficile vedere, ma anche immaginare, “una” opposizione vera. Efficace. Perché le opposizioni sono “diverse”, in competizione tra loro. Non per caso, nonostante il gradimento di Giorgia Meloni sia sceso sotto il 40 per cento, agli occhi della maggioranza degli italiani appare ancora senza alternativa. E secondo la maggioranza, quasi i due terzi, del campione dei cittadini intervistati, questo governo appare destinato a durare ancora a lungo. Fino alla fine della legislatura. Quindi, fino al 2027. Questo clima d’opinione è cresciuto in modo significativo nel tempo. Negli ultimi 2 anni, di quasi 20 punti. Per questa ragione è lecito e logico interrogarsi sulle ragioni reali di questa posizione di forza, che si è “rafforzata” nel tempo. Nonostante il suo partito non raggiunga il 30%. E la maggioranza risulti divisa, su diversi argomenti, di politica interna e internazionale. Tuttavia, il problema reale è che l’opposizione non pare in grado «di fare opposizione» in modo efficace e forse non intende davvero farla insieme. Le distanze interne fra partiti e leader sembrano più ampie rispetto a quelle nei confronti del governo.