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 2025  settembre 21 Domenica calendario

Venezia, viene scambiato per un’altra persona e arrestato al mare: scarcerato dopo un mese: «Mi hanno fermato mentre stavo facendo i castelli di sabbia con le mie bimbe»

«Il 24 agosto era il compleanno di mia moglie e avevamo programmato di goderci quella giornata al massimo. Dopo colazione, stavo costruendo un castello di sabbia con una delle mie tre bambine, che era così era contenta che le avessi insegnato a costruirlo da sola. Sono comparse due persone e mi hanno chiesto se fossi Ovidiu». È iniziato così, sulla spiaggia davanti all’hotel di Caorle in cui era arrivato la sera prima con la moglie Marieta e le tre figlie di 12, 9 e 5 anni per passare una settimana di vacanza, l’incubo di Ovidiu Andronache. Il 42enne di origini romene giovedì è stato scarcerato dopo quasi un mese in cella per uno «scambio di persona» e ora è già tornato in patria. Un criminale vero, suo connazionale e coetaneo, Viorel Lungu, era infatti stato condannato in via definitiva a due anni per furto a Pistoia nell’ormai lontano 2013, ma aveva usato come alias, attraverso una carta d’identità contraffatta, il nome dell’uomo, che vive a Iasi e fa l’account manager in un’azienda di materiale elettrico. Quando il vero Ovidiu, nel tardo pomeriggio del 23 agosto, ha fatto il check-in, è scattato l’alert e il mattino dopo i carabinieri si sono presentati per arrestarlo.
Signor Andronache, qual è stata la sua reazione?
«Le altre due bambine si stavano dondolando sulla sdraio. Loro adorano il mare, sembrava l’immagine di una vacanza perfetta. Nel frattempo, è arrivata mia moglie e ha chiesto alle due persone di identificarsi, perché mi avevano invitato con loro senza nemmeno mostrare un documento d’identità o dire di cosa si trattasse. Mi sentivo come fossi in un’imboscata».
Dove l’hanno portata?
«Alla stazione dei carabinieri di Caorle. Non si sono comportati bene, hanno imprecato, parlato male, non hanno avuto alcuna umanità. Sono stato trasportato in prigione in manette come se fossi un criminale».
Come l’hanno trattata? Cosa le ha dato la forza per resistere in questo mese?
«Sono stato messo in una cella con 6 persone. Sapevo di essere innocente e questo mi ha aiutato a gestire la paura e la speranza in una rapida risoluzione, anche se non sapevo che ci sarebbero voluti così tanti giorni. I sentimenti che ho provato sono difficili da esprimere, posso dire che solo Dio è stata la mia forza, attraverso la preghiera. E poi avere altre 5 persone vicino a me... abbiamo parlato molto e questo mi ha aiutato».
Sua moglie e le sue figlie sono potute venire a trovarla?
«Mi sono state concesse due visite a settimana, mercoledì e sabato. Ho ricevuto tutte le visite possibili da mia moglie, in seguito anche dalle ragazze. Oltre alle preghiere, la loro presenza mi ha aiutato ad andare avanti con la speranza che tutto finisse un giorno e di tornare alla nostra vita normale».
Ma lei l’ha mai conosciuto Lungu? Perché ha scelto proprio lei? Una coincidenza?
«Non l’ho mai incontrato e mi chiedo dove e come abbia ottenuto i miei dati. Voglio scoprirlo. So che è stato estradato in Romania».
Già nel 2014 aveva avuto dei problemi per colpa sua.
«Ero all’aeroporto di Bologna e mi dissero di recarmi alla stazione di polizia più vicina per verificare la mia identità. E lì la situazione è diventata chiara: non ero la stessa persona. Non fui arrestato».
Il suo avvocato Stefano De Rosa ha ottenuto dalla Corte d’appello di Genova la sospensione dell’esecuzione della pena. Ora è necessaria la revisione del processo per cancellare la condanna, ma dovrà anche capire se ce ne sono altre nel resto d’Italia. Ha paura di tornare qui ed essere di nuovo arrestato?
«No, perché so chiaramente di non avere alcun legame con nessuno dei crimini commessi da quell’uomo. L’avvocato si occuperà di questo aspetto, di cancellare l’intera fedina penale. È stato straordinario e si è impegnato con tutte le sue risorse per risolvere il mio caso».
È arrabbiato con l’Italia e il suo sistema giudiziario?
«Sono fermamente convinto che le autorità italiane abbiano capito esattamente di aver commesso un grave errore e che pagheranno di conseguenza. Ma non provo rabbia o alcun tipo di risentimento per la giustizia italiana o per questo Paese. Desidero solo con tutto il cuore che questo terribile errore non si ripeta mai più per nessuna persona al mondo».
Un giorno le piacerebbe ritornare a Caorle?
«Sì, mi piacerebbe soprattutto per mia moglie e le mie figlie».