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 2025  settembre 21 Domenica calendario

Intervista a Caterina Murino

Si dorme?
«Si dormiva. Però, povera stellina mia, al mattino presto mangia all’una, alle 4 e alle 7, sugli orari è regolare». L’attrice Caterina Murino, il 21 agosto alle ore 18 e 17, a Parigi dove vive da tanto tempo, è diventata mamma a 47 anni.
Allatta?
«Un misto, un po’ io e un po’ con la polvere».
Avete scelto un nome altisonante.
«Demetrio Tancredi. Dici che Gino sarebbe stato meglio? Volevo chiamarlo Gabriele ma ormai è il nome che si sente ovunque. Edoardo (lo chiama in italiano, è Edouard Rigaud, avvocato penalista francese, suo compagno dal 2016, ndr) è legato alla mitologia e ha scelto Demetrio».
E lei ha scelto Tancredi per Il Gattopardo?
«Non tanto, forse un po’ per il personaggio di Alain Delon. Ho pensato più al valoroso cavaliere delle Crociate nella Gerusalemme Liberata. Avere un figlio alla mia età significa regalargli una dote».
L’avete registrato anche col doppio cognome?
«Esatto».
Perché lei è una fiera irredentista sarda?
Ride: «Esatto. Poi da grande deciderà lui».
A chi assomiglia?
«Per ora, al babbo. È buffo vedere Edoardo col volto da neonato».
Quanti chili aveva preso nei nove mesi?
«Venti. Non ho mai mangiato così bene in vita mia. Un sacco di mirtilli, uova sode, un po’ di carne perché avevo bisogno di ferro anche se sono quasi vegetariana, e tante lenticchie e tanta frutta».
Ha dato l’annuncio della nascita in rete firmandolo con il nome dei vostri quattro gatti.
«Mia madre mi ha dato della matta, ora penseranno che hai cinque figli. Demetrio Tancredi è l’ultimo arrivato».
È una gattara incredibile.
«Direi che ho quattro bambini pelosi. Ci sono donne che al parto abbandonano i gatti per il rischio di toxoplasmosi. Se ti lavi spesso le mani e fai bene la lettiera, non c’è alcun rischio».
Come hanno reagito i gatti al nuovo arrivato?
«Si avvicinano. Lithyia, che è stata madre, fa un po’ da guardiana, si mette sul nostro lettone e controlla che il piccolo dorma».
Avete già la baby sitter!
Ride: «Potremo contare anche su mia madre quando sono in tournée teatrale».
Lei in passato ha avuto due aborti spontanei.
«A 39 e a 40 anni. Poi sono andata in terapia, la psicologa mi ha dato le chiavi per aiutarmi».
Aveva anche cercato la strada dell’adozione.
«Io non so come funziona in Italia. In Francia hai un primo colloquio dove ti spiegano tutte le questioni legali. Al secondo colloquio mi sono trovata accanto altre 80 coppie, è stata un’esperienza micidiale, per due ore e mezza ti mostrano un video con bambini di tutte le età che dicono: noi cercheremo il nostro padre biologico per tutta la vita».
Lo fanno per mettere alla prova, per scoraggiare?
«Sì, lo fanno per questo. Sono uscita da lì in lacrime. Mi sono detta che non avevo la forza, che non ce l’avrei mai fatta».
Cosa le dicono sui social?
«La maggioranza sono messaggi stupendi di donne a cui sto dando la speranza di partorire in età così adulta. Penso a quelle donne che lottano ancora e non hanno un bambino tra le loro braccia».
Ha sfiorato i 48 anni, li ha compiuti il 15 settembre. Nessuna critica?
«Ci sono, figuriamoci. Vorrei vedere in faccia chi mi chiama nonna attempata. Non ho una ruga, sono tutta al naturale. Poverine loro che avranno vite tristi e si sentono nonne. Ci sono anche uomini che mi danno dell’egoista».
Ma un po’, forse, non è una scelta egoistica?
«Se avessi 70 anni, ti direi di sì. L’età biologica si è abbassata di molto. Mi sono fatta aiutare con la medicina, anche se non voglio dire cosa ho fatto. Ogni donna ha un percorso diverso nel parto».
Ha sofferto, Caterina?
Si commuove. «Mentirei se dicessi no. È stato un processo lungo e doloroso. Dopo le prime contrazioni, sono state 20 ore di travaglio. A 10 centimetri dall’apertura mi hanno detto, Caterina ci sei? Ero già mezza morta. Ho voluto con tutte le forze questo figlio».
È nato prematuro?
«No, mancavano due settimane e mezzo al termine, è nato di 3 chili e 6, altrimenti sarebbe stato di 4, troppo».
Si era preparata al parto?
«Sì, yoga, corsi d’ogni genere. In Francia si chiama Sicurezza sociale, non ti mollano un istante, prima del parto, nel post parto... E ti bombardano di messaggi».
Ha pregato?
«Io prego sempre. Ogni tanto mi arrabbio con Lui. Dove stai? Con tutte queste guerre... Ho un rapporto conflittuale con Dio».
Si può avere senso materno senza avere figli...
«Ma certo, così come non mi sentivo meno donna senza un figlio».
È stata fortunata con la ginecologa?
«Per niente, o meglio, dopo averne cambiate quattordici sono stata fortunata, ho trovato un medico coi capelli bianchi, gli occhi azzurri, che piangeva con me quando c’era da piangere. Mi seguiva col suo bloc notes e il suo metodo empirico, indossando il camice bianco: bianco come il suo candore. Si chiama Didier Delafontaine».
Ma gli altri 14 ginecologi?
«Hanno commesso errori, mi hanno bombardata di ormoni per niente. Umanità zero. Una tipa mi ha detto: lei vuole un figlio solo per la sua vanità. La stessa donna che due minuti prima mi aveva detto sei una bella donna».
Voleva colpire l’attrice?
«Sinceramente, non so se mi abbia riconosciuta,non me lo sono chiesta. Avevo il volto coperto di lacrime».
Caterina, aveva preferenze di genere?
«No. Per le donne la vita è più complessa in questi anni. Avere un maschio è una sfida importante, saremo rigorosi nell’educazione, nel fargli rispettare ogni essere vivente».
Non vi siete sposati, lei e Edoardo.
«Non ancora. Aspettiamo che il nostro paggetto ci porti le fedi».
Come vi siete conosciuti?
«A una cena di amici. Ci avevano preparati, secondo noi funzionerà. Per me è stato un colpo di fulmine, lui ci ha messo due giorni».

Edoardo fa i turni con lei?
«Ha imparato a cambiare i pannolini ma direi che fa i turnetti, si occupa dell’ultimo pasto delle 6 e 30 del mattino, poi va a lavorare».
Cosa le piacerebbe prendesse dei vostri caratteri?
«Dal papà l’arguzia, da me la caparbietà».
Rallenterà col lavoro?
«Quando ero incinta ho rinunciato a film e serie. In autunno nei maggiori teatri italiani porto La vedova scaltra di Goldoni con la regia di Giancarlo Marinelli, l’avevo già recitata in Francia e dopo l’Italia la riprenderò in Francia».
E l’ex Bond Girl cosa farà al cinema?
«A dicembre esce il film Natale senza Babbo, dove sono con Alessandro Gassmann e Luisa Ranieri. Io faccio una doppia Befana, una di 2.000 anni e una strafiga. Non mi posso lamentare, ho il cervello che è una centrifuga».
Alla Mostra di Venezia due anni fa è stata madrina, ora bisogna dire conduttrice.
«Io mi facevo chiamare padrona di casa. Emanuela Fanelli è stata bravissima».
Perché gli attori italiani se la tirano tanto?
«Mah, è inspiegabile, non salviamo vite umane, non siamo chirurghi. Poi c’è troppa omologazione. Una grande regista italiana mi ha detto, peccato che hai perso l’accento sardo; secondo me, se non l’avessi perso mi avrebbe rimproverata del contrario».
Che carriera avrebbe avuto se fosse rimasta in Italia?
«Shaila Rubin, grande direttrice di casting Usa, mi disse, vai via che qui non ti faranno lavorare come puoi».
Caterina, l’ultima volta che ci parlammo le chiesi della mancata maternità.
«E io risposi che serviva un mezzo miracolo. Mi ha portato fortuna».

Quando le hanno messo Demetrio Tancredi per la prima volta tra le braccia...
«Ero in clinica sulla sedie a rotelle, ho guardato Edoardo e gli ho detto, adesso cosa succede, dobbiamo renderlo alle infermiere? No, è nostro, mi ha risposto».