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 2025  settembre 21 Domenica calendario

Pd, le crepe nell’area riformista. E Gentiloni critica le opposizioni

Energia popolare, l’area che fa capo a Stefano Bonaccini, rischia l’implosione. Una parte non indifferente dei riformisti gli contesta una gestione troppo accondiscendente nei confronti di una Elly Schlein «che ha virato a sinistra e abbandonato i valori fondativi del Pd». Quella stessa parte che ha in animo di tenere un grande convegno a Milano, in ottobre, per rilanciare i propri temi, e, di fatto, «sancire che i riformisti non si sentono più rappresentati da Bonaccini».
Insomma, lo strappo è alle porte. Il clima nel Pd, in tutto il Pd, ormai è sempre più teso e le parole di Paolo Gentiloni, intervistato dal Post, evidenziano le difficoltà dei dem e dell’alleanza progressista: «Le opposizioni hanno da fare moltissimi passi in avanti per guadagnare la credibilità di poter essere alternativa di governo», risponde l’ex commissario Ue quando gli si chiede se Schlein possa andare a Palazzo Chigi.
Ma tornando a Energia popolare: per tre ore e mezzo si dibatte online, con Bonaccini che si collega solo nell’ultima parte. Sandra Zampa annuncia la decisione di lasciare l’area: «Ha esaurito la sua funzione», denuncia. Poi sbotta così: «Con questo unanimismo fittizio viene da rimpiangere i tempi in cui si litigava con Renzi». Simona Malpezzi è soft nei modi, ma dura nei contenuti. Chiede più volte: «Ma Bonaccini mi sente? È collegato?». Vuole che il presidente ascolti bene il suo intervento: «Non dobbiamo avere paura della discussione tra di noi, questo termine ha assunto il significato di divisione, ma così si impedisce il dibattito», replica a Bonaccini e ad Alfieri che sventolano «il totem dell’unanimismo».
Malpezzi e Zampa sono le più determinate. Ma un po’ tutti nella riunione si chiedono perché mai questa gestione unitaria che Bonaccini ha voluto convenga solo alla segretaria e non ai riformisti «visto che Schlein continua a decidere da sola o con il suo cerchio ristretto». Molti esponenti di spicco dell’ala riformista, però, preferiscono disertare la riunione online: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Graziano Delrio, Lia Quartapelle, Giorgio Gori, Marianna Madia. Sono assenze che pesano.
Alessandro Alfieri nella sua relazione introduttiva difende quello che è stato fatto finora. Bonaccini, il grande imputato, che non si è collegato dall’inizio, non prende benissimo gli attacchi e i rilievi: «Esistono i riformisti di popolo e quelli di palazzo», accusa, rivolto chiaramente ai suoi detrattori. Quando la battuta le viene riferita, Pina Picierno ha un sobbalzo: «Riformisti di popolo e di palazzo? Non vorrei che il populismo coinvolgesse tutti, persino i riformisti. La vecchia retorica del palazzo non fa un buon servizio alla politica. Se si continua con questo registro a breve sentiremo parlare della “stanza dei bottoni”. Aiuto! Nelle scatolette di tonno c’era più originalità…».
Nella riunione Bonaccini prosegue poi così: «Io non accetto che si dica che contiamo poco nel partito. È vero che abbiamo una presenza troppo esigua negli organismi dirigenti e chiederemo una rappresentanza più giusta».
Commenta un partecipante alle riunione: «Quindi pensa di risolvere tutto dopo le Regionali chiedendo due posti in segreteria in più? Non ci interessa, abbiamo già dato con questa gestione unitaria».