Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  settembre 19 Venerdì calendario

Giustizia, ci sarà il referendum costituzionale: ecco come sono andati i quattro precedenti

Sarà il quinto referendum costituzionale. Nel 2026 si andrà al voto per approvare o respingere la riforma che prevede la separazione delle carriere tra pm e giudici, approvata in terza lettura alla Camera. Benché si tratti solo del penultimo passaggio prima dell’approvazione definitiva della riforma da parte del Parlamento, quello di ieri sancisce con certezza che si farà ricorso al referendum confermativo, poiché Montecitorio ha dato il suo via libera senza raggiungere il quorum dei due terzi che avrebbe impedito il ricorso al referendum da parte delle opposizioni. A differenza del referendum abrogativo, quello costituzionale non richiede un quorum, ossia una quota minima di votanti sugli aventi diritto al voto, per la validità della consultazione.
Finora se ne sono tenuti quattro: in due casi la legge al voto è stata bocciata, negli altri due approvata. Il referendum del 26 e 26 giugno del 2006 si è concluso con la mancata approvazione di una proposta di legge costituzionale che modificava la seconda parte della Costituzione. Ha vinto il “no” con il 61,29% ed è stata la prima volta che una legge è stata respinta. C’era il governo Berlusconi IV e si voleva trasformare il Senato in Senato federale proponendo il taglio del numero dei parlamentari in entrambe le Camere.
Poi una nuova bocciatura si è ripetuta nel 2016. Era il 4 dicembre e i cittadini si sono espressi sulla riforma “Boschi – Renzi”: “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”. Ha vinto il “no” con il 59.12%. L’affluenza è stata del 65,47%.
Anche il primo referendum costituzionale nella storia della Repubblica, quello che si tenne il 7 ottobre 2001, ha riguardato la riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione, in particolare si è deciso di dare più poteri alle regioni. I “sì” sono stati pari al 64.2%. E infine nel 2020 il referendum costituzionale di concluso con l’approvazione della legge “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. L’affluenza è stata del 51,12% e questa volta, sul taglio dei parlamentari, ha vinto il “sì” con il 69,96% delle preferenze.