la Repubblica, 19 settembre 2025
“Non invecchio, cresco oggi mi sento libera”
Veronica Pivetti dice che a sessanta anni si sente sicura e leggera, «veramente libera». Oltre al cinema e al teatro, tante serie di successo: basta ricordare Provaci ancora prof!, Il maresciallo Rocca, La ladra.Torna in una fiction dopo 14 anni al fianco di Carla Signoris conBalene – Amiche per sempre di Alessandro Canale (dal 21 settembre su Rai 1) – incredibile, protagoniste due donne di sessanta anni – che attraverso l’indagine sulla morte di una terza amica (Manuela Mandrachia) si raccontano.
Diversissime, lei è rimasta una hippy, Signoris non va a fare la spesa se non si è fatta la messa in piega, si svelano tra delusioni, sogni, difficoltà (nel cast Cesare Bocci, Paolo Sassanelli, Filippo Scicchitano, Giorgio Tirabassi). Dal 4 novembre condurrà su Rai 3 Amore criminale.
L’età è ancora un tabù?
«Per me non lo è mai stato. Vivo leggera, il periodo più pesante è arrivato dopo i 50 anni, un periodo di cambiamento. Devo essere croccante fino a 90? I 60 sono una liberazione, mi sento una novità: Veronica di 60 anni prima non c’era. Grazie a Dio ho un’opinione di me e del mio fisico: sono questa, sto crollando e chissenefrega».
Ma come, le donne non devono sfiorare la perfezione?
«Io e Carla stiamo facendo la nostra parte, siamo donne normali in cui tante si possono riconoscere. Le protagoniste si confidano le proprie pulsioni, si possono avere eh, in genere le riserviamo alle adolescenti, ma il desiderio esiste. Le protagoniste si supportano e parlano d’amore. E la cosa bella è che Carla – non ci eravamo mai viste – è diventata un’amica».
Monica Guerritore ha girato “Inganno”: dice che il desiderio non invecchia. Cosa ne pensa?
«Che è verissimo, ma il desiderio non invecchia se la persona non invecchia. So che gli anni passano, ma non riesco a invecchiare: cresco. Il desiderio è dentro di me. Cambia, la consapevolezza è diversa. E con questa consapevolezza, a posteriori, non avrei dato spago a chi mi ha fatto perdere tempo».
In cosa sbagliano le donne?
«Non sono così d’accordo che sbaglino. Il discorso “in quanto donna” non mi piace. Siamo persone. Non mi piacciono le quote rosa. Sono solidale con chi stimo; se è una donna, meglio. Ma mi ritiro nel momento in cui non mi piace. Se no, siamo sempre un genere, un gregge che deve andare d’accordo. E non sta scritto da nessuna parte».
Però tra fiction, teatro e televisione, si è dedicata alla causa femminile.
«Sono contenta di essere una donna. Pensandoci, sa in cosa sbagliamo? Dobbiamo smetterla di ascoltare chi ci dice cosa fare. Certo è difficile quando non c’è un’indipendenza economica».
Continua a parlarne in “Amore criminale”.
«L’emancipazione non la fermi, come non fermi i popoli che si spostano da una parte all’altra del mondo. Ci sono situazioni terribili, dove le donne sono controllate ma l’emancipazione è un fatto, ed è il motivo per cui gli uomini stanno impazzendo. Non sopporto più di sentir sussurrare: “Ma come, non si è accorta che lui era pericoloso?”. Bisogna aprire il cuore, smetterla di giudicare, guardare con occhiindulgenti anche le ingenuità. Poi lasciamo perdere certe sentenze spaventose. Educhiamo i giovanissimi al rispetto».
Il rapporto con sua sorella Irene com’è?
«Ci vediamo pochissimo, lei sta a Milano, io a Roma. Facciamo vite diverse ma c’è un affetto grande. Ci siamo fatte una lunga telefonata ricordando l’adolescenza».
Le è stata accanto nella vicenda giudiziaria?
«È una questione delicata, non ne voglio parlare. Mia sorella è quella con cui prendevo il tè il pomeriggio».
Ha sempre voluto recitare?
«Fin da piccolissima. Facevo il doppiaggio, mi sono diplomata in pittura all’Accademia di Brera. Adoravo il travestimento, è la mia comfort zone».
Ha scelto l’arma dell’ironia: “Viaggi di nozze” con Verdone, il Festival di Sanremo con Raimondo Vianello. È stata vincente?
«Bei tempi. Un paio di treni li ho presi. Fosca è la vittima per eccellenza, il mio opposto. Per quel ruolo, grazie a Carlo, ho attinto alla mia riservatezza. Alla fine, nessuno ci crederà, in qualcosa mi somiglia. A Sanremo, Vianello mi prendeva in giro e mi fece amare da tutti: si può competere con Eva Herzigová? Su, siamo seri. Il successo è arrivato quando avevo 30 anni. Se ti travolge a 18, è complicato».
Altri incontri fondamentali?
«Quello con Gigi Proietti ne Il maresciallo Rocca, era geniale. E devo ringraziare Fabio Fazio con cui ho fatto Quelli che il calcio,una televisione bellissima».
Come andò con Almodóvar?
«Feci il provino per doppiare il transessuale Agrado in Tutto su mia madre. Scoprii che con me lo fece anche una persona transessuale. Pedro ascoltò gli audio e scelse me. Che orgoglio essere in quel film. Faccio un viaggio a Madrid e in un teatrino recitava Antonia San Juan, che aveva interpretato Agrado. Mi presentai in camerino: “Sono la tua voce italiana”. Ci abbracciammo, sono i regali di questo mestiere».
Poi ha iniziato a scrivere libri.
Cosa le ha regalato la scrittura?
«Di poter dire la verità. Recitare è fingere, interpretare altro da sé. Entri in un ruolo. La scrittura mi permette di dire il mio punto di vista, i personaggi che creo sono tutte me stesse, a ciascuno do pezzi di quello che penso. Ho parlato del sesso, della depressione, è stato bello condividerla».
È stato duro quel periodo?
«Stavo male, mi scendevano le lacrime e non capivo. Quando andavo in giro a presentare Ho smesso di piangere, la gente chiedeva aiuto. Sentiva il bisogno di uscire allo scoperto. Spiegavo: “Non posso dare consigli medici”, ma che bello quando dicevano: “Il suo libro mi è servito”».