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 2025  settembre 19 Venerdì calendario

“Giorgio Armani mi ha dato un futuro”

Chiunque abbia mai visto una sfilata di Giorgio Armani, ha visto Agnese Zogla. Per 16 anni ha lavorato solo con lo stilista, ha aperto e chiuso quasi tutti i suoi show diventando una costante del suo mondo. Praticamente una di famiglia, come dimostra la sua presenza ai privatissimi funerali del designer (solo 62 persone) mancato lo scorso 4 settembre.
Cos’ha pensato quando ha saputo della sua scomparsa?
«Non ci potevo credere. Lo so, aveva 91 anni, ma ero sicura che sarebbe stato con noi a lungo. Adesso, quando entro negli uffici in via Borgonuovo, mi sembra di vederlo lì che mi dice di correre perché c’è tanto da fare».
Com’è arrivata da Armani?
«Era il 2009, avevo 29 anni e appena concluso un contratto con Valentino. Come modella ero da pensione. Me ne sto per tornare a casa, in Lettonia, ma la mia agenzia mi avvisa che Armani vuole vedermi per la sfilata dell’alta moda Privé a Parigi. Sono corsa».
E cosa è successo?
«Uno shock. Mancavano due giorni allo show, noi modelle avevamo provato fino alle 5 di mattina, pensavamo di poter dormire fino a tardi. Invece alle otto ci convocano: Armani vuole provare ancora. Ci precipitiamo in atelier così come siamo. Quando ci vede sbotta: “Sembrate delle morte, così senza trucco”. Sono corsa in bagno a sistemarmi il makeup».
Come si è evoluto il vostro rapporto negli anni?
«All’inizio non lo vedevo tanto spesso, solo quando era in studio a lavorare sugli abiti, e voleva che ci fossi sempre. Nel tempo è stato sempre di più in sartoria, con me accanto, perché era quello che maggiormente amava. Abbiamo legato. Ora ho 45 anni e sono ancora qui. Credo di corrispondere al suo ideale femminile: alta, sottile, ho i capelli corti e non ho mai sgomitato per essere notata».
Il suo esordio nella moda?
«Fare la modella era il sogno di mia madre, ma non ci riuscì. A 16 anni mi spinse a partecipare a un concorso. Mi iscrissi con la mia migliore amica: presero me e non lei. Non mi ha più parlato. Ci sono rimasta malissimo».
Ad Armani piaceva molto anche la sua camminata.
«Amava i gesti “da donna”: ho sfilato mettendo la cipria, abbracciata a un uomo. Sapevo cosa voleva e infatti durante la passerella della collezione Privé dello scorso luglio a Parigi, con il signor Armani in convalescenza a Milano, mi sono rifiutata di assecondare il team. Per il finale mi hanno dato un ventaglio nero dicendomi di tenerlo fermo davanti al volto. Non esiste, ho risposto, Armani odia le pose, devo muovermi. Ho fatto come ritenevo giusto e so che è stato contento».
Mai uno screzio, fra voi?
«Mi chiedeva sempre se mi piacessero o meno i capi che mi faceva provare e io, con rispetto, glielo dicevo. Mi sono arrabbiatasolo nel 2023, alla sfilata di Venezia. Voleva che nel finale uscissi con lui, ma era teso, continuava a dirmi cosa non fare: “Non guardarmi, non sorridere, non correre, non girarti”. Sono sbottata: “Può chiedere a un’altra di accompagnarla. Adesso mi dia la mano e andiamo”. Detto questo, era sempre attento a noi modelle, senza essere invadente».
Come faceva?
«Anche solo accarezzandoci il braccio, per rassicurarci. Quando mi sono separata, lui mi ha accolto incoraggiandomi a tirarmi su, non entrando nei dettagli. Era il suo modo per dire che per me c’era».
Però era esigente.
«Chiedeva molto a se stesso, da noipretendeva precisione e voglia di lavorare. Avremmo fatto di tutto per la sua approvazione».
In che modo ve la comunicava?
«Un cenno con gli occhi magnetici: vivevamo, per quel cenno».
Che tipo era nel privato?
«Poiché i miei genitori vivono in Lettonia, per me è stato una figura paterna. Di recente ha voluto che iniziassi a seguire le clienti della couture, regalandomi un futuro. E negli ultimi anni amava sempre di più i bambini. Una domenica mi ha convocata a lavorare: mi sono presentata con mia figlia Emma, che oggi ha 10 anni, perché non sapevo con chi lasciarla. Temevo gli desse fastidio e invece lui le ha dato fogli e colori. E le ha chiesto di fargli un ritratto. Ricordo la serietà con cui Emma glielo ha portato. Lui lo ha esaminato e poi l’ha riempita di complimenti. Emma era felice».
Come sono Silvana Armani e Leo Dell’Orco?
«Silvana la conosco meglio, perché cura la donna: è gentilissima ma decisa, ha sempre le idee chiare.
Leo è cortese e riservato tanto quanto Armani; a giugno ha voluto che sfilassi per l’uomo. Sono una veterana, ma mi sono emozionata».
Il 28 settembre sarà in passerella a Brera per lo show dei 50 anni?
«Certo. La collezione era già pronta da tempo: Armani è stato infaticabile fino alla fine. Sarà una bellissima celebrazione del suo lavoro, anche se diversa da quel che avremmo voluto».