il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2025
L’autoattacco polacco
I soliti imbecilli pensano che ci occupiamo delle fake news atlantiste sull’attacco imminente o addirittura in corso della Russia all’Europa perché siamo putiniani. Abbiamo scritto fin dal primo giorno che l’invasione russa dell’Ucraina è un crimine internazionale ingiustificabile anche se provocato dalla Nato. Ma basta unire i puntini di dichiarazioni e decisioni dei leader europei pericolanti o morituri per capire che vogliono salvarsi le poltrone trascinandoci nella terza guerra mondiale con la Russia. Come Netanyahu. E inventano ogni giorno falsi pretesti, in joint venture con Kiev e sempre più spesso con Varsavia. I missili russi in Polonia erano ucraini. L’attentato russo ai gasdotti era ucraino. L’attacco russo al palazzo del governo di Kiev era un incendio che nessuna prova collega a droni russi. Il sabotaggio russo all’aereo della Von der Leyen era una bufala. L’assassino russo del nazista Nato ucraino Parubij era ucraino. E ora inizia a crollare anche il doppio attacco di droni russi alla Polonia del 10 e 13 settembre. Il premier Tusk aveva subito detto con l’acquolina in bocca: “Non siamo mai stati così vicini a un conflitto dalla Seconda guerra mondiale”. Poi, invocando l’art. 4 Nato, aveva ottenuto di militarizzare il confine Est con l’operazione Sentinella Orientale. Siccome i droni non avevano fatto morti né feriti, il governo raccontava che uno aveva colpito una casa a Wyryki (presso Lublino), sfondandone il tetto e il parcheggio.
Ora la testata Rzeczpospolita, citando l’intelligence, lo sbugiarda: la casa è stata colpita non da un drone russo, ma da un missile aria-aria Aim-120 americano lanciato da un F-16 polacco, che per fortuna non è esploso. In pratica, a causa di un mal funzionamento del sistema di puntamento, la Polonia si è bombardata da sola. Il presidente Nawrocki chiede “spiegazioni urgenti dal governo sull’incidente. Non c’è consenso a occultare informazioni. Nelle condizioni di disinformazione e guerra ibrida, i messaggi ai polacchi devono essere verificati”. Tusk risponde che comunque è tutta colpa di Mosca. Ma intanto il Comando operativo delle Forze armate polacche smentisce pure il secondo sconfinamento del 13: “Le azioni intraprese non hanno confermato le indicazioni dei sistemi radar e, di conseguenza, la violazione dello spazio aereo polacco”. Un falso allarme dovuto forse “alle condizioni meteorologiche”, come quello in Romania. A tutt’oggi – nota Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa – non c’è uno straccio di prova dell’attacco russo alla Polonia: anzi le foto dei droni-patchwork (mitico quello poggiato come un soprammobile sul tetto di una conigliera) autorizzano i peggiori sospetti. Capito da chi dobbiamo difenderci? Da chi dovrebbe difenderci.