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 2025  settembre 18 Giovedì calendario

Gli italiani sempre più indifferenti alla politica: il crollo degli ultimi 20 anni

Si parla spesso di una malattia della democrazia, una degenerazione che porterebbe le istituzioni liberali a morire piano piano, nel disinteresse, con i cittadini sedotti e affascinati dalla velocità e dalla presunta efficienza delle autocrazie. Una malattia che l’Istat ha ora misurato scientificamente, con un poderoso rapporto sulla “Partecipazione politica in Italia” negli ultimi vent’anni, dal 2003 al 2024. Si tratta di un tema cruciale, notano i ricercatori dell’Istituto nazionale di statistica, “per la coesione e il benessere della collettività perché dalla natura del rapporto tra cittadini, gruppi e istituzioni politiche che caratterizza un sistema politico dipende, in ultima analisi, la qualità stessa della democrazia”. Attenzione, non parliamo solo della disaffezione per le urne e della crescita dell’astensione. L’Istat è invece andato a misurare quella che viene definita la “partecipazione invisibile” o indiretta, ovvero informarsi e discutere di politica, fino a forme di partecipazione più attiva, che sono comunque andate modificandosi negli anni, “anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie e alla progressiva alfabetizzazione digitale della popolazione”.
E allora ecco i risultati – in generale negativi – ma che lasciano persino spazio a qualche scintilla di ottimismo sul futuro. Nel 2024, a informarsi di politica almeno una volta a settimana è meno della metà della popolazione di 14 anni e più, per la precisione il 48,2%, 8,9 punti percentuali in meno rispetto al 2003. Più di un quarto della popolazione di 14 anni e più (29,4%) non si informa mai di politica. Si tratta, in valori assoluti, di 8 milioni 900mila donne e 6 milioni 300mila uomini: pari rispettivamente al 33,4 e al 25,1%. Ancora più cospicua la componente di popolazione che non parla mai di politica (36,9%): più di 11 milioni e mezzo di donne (43,6%) e oltre 7 milioni e mezzo di uomini (29,9%). A interessarsi e parlare di politica regolarmente sono soprattutto le persone che appartengono a nuclei familiari agiati, cui solitamente si associano titoli di studio mediamente più elevati, mentre i meno abbienti sono più portati a non occuparsene mai. La disaffezione totale per l’informazione e la discussione politica è più diffusa in presenza di titoli di studio più bassi. Non si informa mai di politica l’11,3% dei laureati, una percentuale più che doppia di diplomati (24,4%) e quasi quadrupla di quanti hanno al più la licenza media (41,2%).
Nonostante il trend discendente accomuni uomini e donne, l’entità del calo è significativamente diversa. Se nel 2003 a informarsi con regolarità di politica era il 66,7% degli uomini a fronte del 48,2% delle donne, nel 2024 questi valori calano di 12,6 punti percentuali per gli uomini e di 5,7 punti per le donne (collocandosi rispettivamente al 54,1% e al 42,5%). La distanza tra uomini e donne passa da 18,5 a 11,6 punti percentuali. Insomma, almeno in questo le differenze di genere si attenuano,
anche se più per demerito degli uomini che per un incremento delle donne.
La partecipazione politica è infine molto differenziata sul territorio. Le aree del Centro-nord raggiungono livelli di partecipazione più alti che il resto del Paese: si informa di politica almeno una volta a settimana la maggioranza della popolazione del Centro-nord (con valori compresi tra il 52 e il 54%), contro il 40% circa di Sud e Isole. Sempre nelle regioni del Mezzogiorno una quota analoga (37,3%) non si informa mai a fronte del 25,0% circa delle regioni del Nord. Brutte notizie per i talk show. Anche l’ascolto dei dibattiti politici ha fatto registrare un calo importante, essendosi quasi dimezzata la quota dei cittadini che li hanno seguiti almeno una volta nei 12 mesi precedenti l’intervista, dal 21,1% del 2003 all’10,8% del 2024. Il dimezzamento ha riguardato, anche in questo caso, soprattutto gli uomini (dal 26,1 al 12,8%), mentre tra le donne il calo è stato più contenuto (dal 16,4% all’8,9%). E notizie nere per i quotidiani di carta: si è dimezzata, passando dal 50,3 al 25,4% la quota di cittadini che si informano tramite i giornali comprati in edicola. Attenzione però. Se non desta sorprese apprendere che quasi la metà degli utenti di Internet (47,5%, 8,2 punti percentuali in più rispetto al 2014) si informano attraverso i social network, colpisce che circa i due terzi (65,4%) di quanti usano la rete per informarsi di politica lo fa ancora attraverso i quotidiani (le versioni on line dei quotidiani) e le news che occupano il primo posto nella graduatoria dei canali Internet, andando a compensare il forte calo registrato dai quotidiani tra i canali tradizionali. Insomma, la malattia è certa ma si può ancora guarire.