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 2025  settembre 18 Giovedì calendario

Da “Maga” a “Mega”, perché il trumpismo sta spopolando anche nel Regno Unito

Donald Trump nel Regno Unito è meno popolare addirittura di Benjamin Netanyahu, almeno secondo i sondaggi. Eppure, il trumpismo sta attecchendo, eccome, sull’isola. Anzi, secondo diversi osservatori sta spopolando, vista la clamorosa manifestazione di sabato scorso organizzata dalla destra estrema e nazionalista del criminale Tommy Robinson che, in una marea di bandiere Union Jack e inglesi, ha attratto oltre 150mila persone secondo la polizia (se ne attendevano poche decine di migliaia), tra cui molti operai, forgotten men, gente comune ed ex elettori laburisti. Dunque, l’Inghilterra deve prepararsi all’emersione del movimento “Mega”, Make England Great Again, come testimoniavano dei resto numerosi cappellini rossi con quell’acronimo in strada nel weekend scorso? Tra magliette anti-migranti “stop importing, start deporting”, cartelli “Perché i bianchi sono disprezzati, anche se pagano più tasse?”, e slogan “Parlate inglese nei call center!”.
Il Guardian non ha dubbi: “La manifestazione di sabato, la più grande di estrema destra che questo Paese ricordi, ha scoperchiato questa tossica zuppa transatlantica. Quando l’America tossisce, la Gran Bretagna ha un raffreddore”. Due giorni fa, il primo ministro Keir Starmer ha detto ai suoi ministri che “il Regno Unito ha davanti la sfida della nostra epoca” contro le divisioni incarnate dalla maxi manifestazione organizzata da Robinson, durante la quale ha partecipato anche il sudafricano Elon Musk, in collegamento video dagli Stati Uniti, pronunciando parole inquietanti ai britannici: “La violenza sta arrivando: combattete o morirete”. Secondo Starmer, “alcune delle scene sabato in cui agenti di polizia sono stati aggrediti (26 feriti, ndr), e la marcia guidata da un criminale condannato sostenuto da un miliardario straniero che invoca la violenza, non solo sono state scioccanti, ma hanno fatto gelare il sangue a tutto il Paese, in particolare a molti britannici appartenenti a minoranze etniche o con un colore della pelle diverso. Ci ritroviamo nella battaglia della nostra epoca, tra il nostro rinnovamento nazionale patriottico e il declino tossico che vuole dividere il nostro Paese. È una battaglia epocale, che dobbiamo vincere”.
Ma è possibile vincerla? Il tragico assassinio dell’influencer di destra americano Charlie Kirk, in Utah la settimana scorsa, ha unito ancor di più le fazioni trumpiane delle due sponde dell’Atlantico, in una cappa di martirio generalizzato di una fetta dei due Paesi, quella bianca, anti-migranti, anti-woke e anti-establishment, che oggi si sente sotto assedio. Del resto, le similitudini tra Stati Uniti e Regno Unito oggi sono parecchie: come durante la presidenza Biden, anche qui sta crescendo sensibilmente il movimento anti-migranti, anche perché il governo Starmer sembra non averne il controllo su arrivi ed espulsioni. Londra oramai è una città dove i bianchi sono in minoranza (sotto il 50%), e se questo nella capitale è assolutamente normale e accettabile, non lo è nelle campagne e nei centri più piccoli dell’Inghilterra più nostalgici e tradizionalisti, dove oltre il 95% della popolazione è bianca.
Farage e Robinson, le due anime dell’estrema destra
Nel frattempo, Nigel Farage, amico di lunga data di Trump e massimo esponente del trumpismo oltremanica, sta volando nei sondaggi con il suo partito Reform UK (40% contro 20% del Labour), proprio su questa cresta dell’onda anti-migranti, ma anche anti-woke e per la libertà di espressione totale, senza paura di offendere le minoranze. Gli arresti e le condanne per alcuni tweet e post di odio online in Inghilterra (dove la polizia può presentarsi a casa anche per un solo messaggio controverso) fanno infuriare gli elettori di destra, quelli più conservatori e reazionari, ma anche tanta gente comune. Anche perché nel frattempo i furti nei negozi e i taccheggi, solo per fare un esempio, sono un’epidemia dilagante e quasi mai punita dalle autorità. Mentre diversi social media, soprattutto X di Musk che da tempo soffia sul vento di estrema destra in Occidente, fanno da collante per le idee Maga in tutto il mondo.
Curiosamente, Farage non si è presentato alla manifestazione di sabato, per due motivi: Tommy Robinson (da lui detestato) e molti dei partecipanti alla marcia erano troppo di destra persino per lui. E da leader del primo partito nel Regno affamato di voti sempre più moderati, il re della Brexit non vuole farsi associare con gli estremisti – non a caso, ha cacciato dal suo partito Reform un deputato ancora più radicale di lui come Rupert Lowe. Del resto, Reform UK è il primo vero partito che potrebbe rompere lo status quo secolare nel Regno e spodestare quelli tradizionali come il Labour e i Tory (in profonda crisi).
Dunque, come si chiede l’Economist, quanto è diventata “trumpista” la Gran Bretagna? "Secondo YouGov, solo il 16% dei britannici ha un’opinione positiva di Trump, rendendolo persino meno popolare del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu”, scrive il settimanale britannico. “Ma al di là dell’uomo, idee in stile Maga stanno guadagnando terreno nel Regno. Molti dei motivi di malcontento che portarono Trump alla Casa Bianca stanno raggiungendo una massa critica anche in Gran Bretagna”.
L’Economist ha individuato 34 quesiti dello “British Election Study” (Bes) in linea con il movimento Maga americano, che spaziano dall’immigrazione agli aiuti all’estero, dalla partecipazione delle donne transgender negli sport alla libertà di parola dei razzisti. Presi singolarmente, alcuni di questi temi riflettono un conservatorismo tradizionale o un liberalismo classico; nel loro insieme, invece, costituiscono un utile indicatore Maga. La quota di britannici che condivideva posizioni Maga era il 40% nel 2014—quando l’Ukip, l’allora partito di Farage, era al culmine della popolarità—ed era scesa a poco più di un quarto nel 2020. Da allora, però, le opinioni trumpiste sono risalite, raggiungendo il 36% nel 2025.
"Chi le condivide è più arrabbiato che mai”, continua l’Economist, “nel marzo 2015 davano al governo conservatore di David Cameron un indice di gradimento netto di +21. Dieci anni dopo assegnano al governo Starmer un punteggio di –44. Come in America, la sfiducia nel governo permea la politica britannica. Quando il National Centre for Social Research iniziò a sondare gli inglesi nel 1986, il 40% dichiarava di fidarsi del governo perché agiva nell’interesse nazionale al di sopra di quello di partito “per la maggior parte del tempo”. Solo il 12% rispondeva “quasi mai”. Oggi le percentuali si sono invertite: il 12% dice di fidarsi “per la maggior parte del tempo”, mentre il 46% afferma “quasi mai”. Un record assoluto”.
"Timori per la censura sui social media e per il monitoraggio dei cosiddetti “reati d’odio non criminosi” sono stati centrali nella marcia di sabato, descritta dagli organizzatori come un “festival della libertà di parola”, continua l’Economist, “e queste preoccupazioni sono ampiamente condivise: secondo lo studio del “Bes”, il 70% dei britannici ritiene che la gente si offenda troppo facilmente per le parole altrui. Il sostegno alle deportazioni di massa, elemento tipicamente trumpiano del movimento anti-immigrazione britannico, ha raggiunto il 45% quest’estate. Altre tendenze in stile Maga in Gran Bretagna includono l’aumento del sentimento anti-vaccini (che ha causato la più grave epidemia di morbillo dal 2012) e un raddoppio, dal 2019, del numero di persone convinte che il Regno Unito spenda troppo in cambiamento climatico e ambiente”.
Lo scorso maggio, dopo un tour in Gran Bretagna, proprio Charlie Kirk scrisse che “la rivoluzione di Trump sta arrivando nel Regno Unito”. Mentre Farage, escluso dal principesco banchetto di Stato a Windsor ieri sera in onore di Donald Trump in visita nel Regno, ne è sicuro: “Non conta la mia assenza”, ha commentato oggi al Sun, “ciò che conta è che Donald sa benissimo che io sarò il prossimo primo ministro britannico”.