repubblica.it, 18 settembre 2025
La Spagna pronta a boicottare il Mondiale 2026 se ci sarà anche Israele
Si fa sempre più intenso in Spagna il dibattito politico sul boicottaggio sportivo a Israele per i fatti di Gaza, dopo la forte presa di posizione del partito socialista, leader del governo. Il portavoce del Psoe al Congresso, Patxi Lopez, ha messo in discussione la partecipazione al Mondiale 2026 della Nazionale spagnola di calcio, campione d’Europa in carica, se la Nazionale israeliana si qualificasse per il torneo.
Lopez ha risposto a una domanda sul tema del boicottaggio durante la conferenza stampa al Congresso e le sue parole non si prestano a equivoci: se la rappresentativa israeliana entrasse tra le 48 squadre iscritte alla manifestazione che si svolgerà dal giugno 2026 in America (Usa-Messico-Canada), la Spagna dovrebbe prendere in considerazione l’idea di non giocare: “Lo valuteremmo al momento”. Per l’esponente socialista si tratta di adottare lo stesso comportamento che la comunità internazionale ha usato nei confronti della Russia per l’invasione nel 2022 dell’Ucraina, con l’esclusione di squadre e sportivi russi dalle competizioni internazionali: “In questo momento stiamo chiedendo questa esclusione. Se poi la Nazionale israeliana si qualificasse per il Mondiale, valuteremmo appunto come comportarci”.
La questione tocca da vicino l’Italia, che è inserita nello stesso girone di qualificazione di Israele e che l’ha appena affrontato in campo neutro a Debrecen, in Ungheria, sconfiggendolo (5-4) e agganciandolo in classifica (9 punti, ma con migliore differenza reti, +5 contro +4, e con una partita giocata in meno) al secondo posto, che vale la partecipazione ai play-off di marzo. Il prossimo 14 ottobre a Udine è in programma la gara di ritorno: in Italia il dibattito sull’opportunità di scendere in campo è già stato aspro nelle scorse settimane e lo sarà inevitabilmente sempre di più nell’imminenza dell’appuntamento.
La Spagna ha anticipato i tempi, obbedendo alla forte sensibilità pubblica sull’argomento, che ha prodotto due eventi di portata internazionale: la conclusione anticipata della Vuelta, il giro ciclistico del Paese, per una manifestazione pro Palestina, e la conferma della mancata partecipazione a Eurofestival, la rassegna canora europea, se vi prenderà parte Israele. Ma la dimensione globale del calcio, lo sport più popolare del mondo, amplifica istantaneamente ogni parola o gesto: l’eco delle dichiarazioni di Lopez è dunque arrivata ovunque. L’obiettivo del Psoe è evitare l’indifferenza sulla strage di civili e bambini a Gaza: “Se le squadre israeliane non possono partecipare agli eventi sportivi o se i rappresentanti d’Israele non possono essere a Eurovision, qualcuno comincerà ad aprire gli occhi. I nostri sono aperti da tempo e non sopportano ciò che vedono. Bambini e neonati assassinati, persone colpite a morte mentre ritirano il cibo, città rase al suolo: questo non è difendersi, è genocidio”.
Lopez non è stato l’unico a prendere una posizione così netta. Lo ha fatto anche la portavoce del governo e ministra dello sport, Pilar Alegría: “Lo sport non è, né può essere un’isola rispetto a quello che accade nel mondo, soprattutto di fronte all’azzeramento dei diritti umani. Se per la Russia giustificò il veto, ora la comunità internazionale non può voltarsi dall’altra parte”. L’opposizione al governo ha una linea contraria, mentre parecchi tra i commentatori politici e sportivi dubitano che l’eventuale boicottaggio a Israele reggerebbe per tre ragioni: sia perché – argomentano – gli organismi sportivi (Cio, Fifa, Uefa) non l’hanno per il momento appoggiato sia perché, soprattutto nel calcio, il business è tale da rendere inimmaginabile il boicottaggio, sia perché, infine, la decisione dell’eventuale mancata partecipazione della Roja al Mondiale spetterebbe alla Rfef, la federcalcio spagnola, che è un organismo indipendente.