corriere.it, 18 settembre 2025
Certosa di Pavia, l’addio dei frati: la comunità cistercense lascia dal 1° gennaio 2026. La gestione passa ai Musei lombardi (e si pagherà il biglietto)
Un accadimento tutt’altro che inusuale, il vedere turisti sconsolati allontanarsi dal complesso monumentale della Certosa di Pavia senza aver potuto visitarlo. Ciò accade soprattutto tra le 11.30 e le 14.30, quando i frati non possono tenere aperta la basilica e i musei. Uno dei simboli religiosi ed artistici della Lombardia, da sempre ad accesso gratuito, è stato gestito da che se ne ha memoria da un piccolo gruppo di monaci cistercensi stanziali del monastero dal 1968.
Dal 1° gennaio 2026, però, avverrà un cambio significativo: la comunità dei frati lascerà la Certosa, e la gestione del monumento passerà al ministero della Cultura attraverso la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia. Tra le prime novità introdotte ci sarà il biglietto d’ingresso per visitare la chiesa che custodisce mirabili opere e il monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este, chiostri, affreschi trecenteschi, dipinti di Luini, sculture rinascimentali, una collezione di gessi ottocenteschi, e lo Studiolo Ducale, affrescato con motivi romani.
Accessi, orari di visita, aperture festive e dell’emporio erboristico in cui acquistare saponi, rosoli, unguenti e rosari: tutto veniva deciso dai frati che, con sacrificio e dedizione, hanno portato avanti l’immenso lavoro di un sito di tale portata. Le criticità, nella fruizione di questo inestimabile gioiello, capolavoro dell’arte tardo-medievale e rinascimentale, dichiarato monumento nazionale nel 1866, erano evidenti.
Non è difficile immaginarlo con oltre 100 mila visitatori l’anno, il primo sito turistico della provincia di Pavia. «Abbiamo fatto il possibile per convincere i monaci a restare, ma al di là dei tentativi di persuasione la decisione non competeva a noi», commenta Rosario Maria Anzalone, direttore dei musei statali lombardi. La partenza della comunità monastica è stata dettata da decisioni autonome del Capitolo. Nessuna pressione. Per guidare questa transizione, la Direzione regionale – con la collaborazione di Fondazione Cariplo —, ha affidato alla Fondazione Fitzcarraldo di Torino l’incarico di elaborare un piano strategico di sviluppo per accompagnare il rilancio della Certosa, favorire il radicamento territoriale e garantire piena efficacia ed efficienza nella gestione di un complesso monumentale tanto vasto e complesso e nell’investimento di risorse pubbliche e private.
«Un cambio epocale per tutti. Se questo può rilanciare il monastero, con una gestione regolare e l’apertura continuativa anche di settori e aree mai svelate al pubblico, sono assolutamente a favore – ha spiegato il sindaco di Certosa di Pavia, Marcello Infurna —. Sono dispiaciuto invece per la partenza della comunità cistercense che ringrazierò personalmente per il lavoro di tutti questi anni. Erano loro stessi, guide speciali, ad essere un’attrattiva turistica. Auspico che ci sia un reinvestimento dell’indotto sulla conservazione del monumento e sul territorio».
Altri aspetti che hanno sempre sorpreso il turista al cospetto dell’imponente facciata marmorea della Certosa di Pavia è da una parte il costo del parcheggio, dall’altra l’assenza di vigilanza e soprattutto di un ticket da pagare. «Il nostro obiettivo è non soltanto garantire continuità nella cura e valorizzazione di questo straordinario complesso, ma soprattutto di migliorare le condizioni di accesso e fruizione, ampliando l’orario di apertura e introducendo un biglietto di ingresso – prosegue il direttore Anzalone —: Quest’ultimo contribuirà a sostenere i non trascurabili oneri di gestione che, in un sito attualmente sprovvisto di personale di vigilanza ministeriale, includono anche i costi per il servizio di accoglienza e custodia».
Intanto, la Curia di Pavia si prepara alla partenza dei monaci diretti verso l’abbazia di Casamari (Frosinone), dove opera la Congregazione Casamariensis, e cercherà una comunità religiosa per non lasciare i fedeli senza messa della domenica.