Avvenire, 17 settembre 2025
Esperti di Yale trovano in Russia 210 “prigioni” di piccoli ucraini
Socievole, giocherellone, docile, esegue gli ordini. Oppure vigile, coraggioso, indole da leader, ma incline a riconoscere l’autorità dell’adulto? Da scegliere ce ne sono 310. A patto di recarsi sul posto durante gli orari d’ufficio, indicando il preferito dalle foto sul catalogo. A Luhansk il centro per l’adozione dei bambini ucraini controllato dalle autorità di occupazione sembra gestito da cinofili, più che da educatori. A migliaia di chilometri, nel vasto territorio della Russia, altre 210 strutture per la “rieducazione” dei minori deportati sono state censite dall’università americana di Yale, a cui Trump ha cancellato i fondi necessari per tracciare la rete del trasferimento forzato. Alcuni dei campi su cui indaga la Corte penale internazionale, che a Putin e ai suoi collaboratori ha destinato un mandato di cattura, si trovano non lontano da Vladivostok, sulle coste del Pacifico.
E qui ieri un imprecisato numero di soldati russi sono rimasti uccisi in due esplosioni, a 6mila chilometri dal confine russo più vicino con l’Ucraina. Una vendetta attribuita all’intelligence di Kiev, che sta moltiplicando le azioni di rappresaglia a distanza. «Devono pensare che per loro non esiste più un luogo sicuro – riferisce una fonte militare ucraina -, che possiamo raggiungerli dove meno se lo aspettano quando meno se lo aspettano». Secondo fonti del Direttorato per i servizi segreti di Kiev, ci sono stati degli scoppi all’esterno delle caserme. Le brigate colpite sono accusate di esecuzioni sommarie, abusi sui civili, appropriazione di beni nei primi mesi fi guerra: da Mariupol a Bucha a Irpin. Le autorità russe negano che si sia trattato di un attacco ucraino avvenuto così in profondità, e parlano di un malaugurato malfunzionamento di alcune caldaie. La guerra ai piccoli è lo specchio fedele di quella dei grandi. Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto a Donald Trump una «posizione chiara» per porre fine al conflitto. Segno che dalle parti della capitale ucraina le ondivaghe uscite del tycoon siano percepite come un’arma a disposizione del Cremlino. Dopo l’incontro di agosto in Alaska tra Putin e il presidente Usa, le operazioni russe sono state intensificate, si sono moltiplicate le minacce sul fianco Est dell’Europa, senza che a Mosca abbiano dovuto patire ritorsioni. E ieri Putin in persona si è presentato in tenuta militare da combattimento per sorvegliare l’esercitazione congiunta Russia-Bielorussia a cui hanno partecipato 100 mila uomini.
Nelle prime due settimane di settembre, riferisce Zelensky, sono stati scagliati contro l’Ucraina 3.500 droni e quasi 200 missili. Una media giornaliera di 233 velivoli killer e 13 razzi armati con quintali di esplosivo. Nel Donbass le forze russe avanzano a fatica, ma non indietreggiano. E a fatica le prime linee ucraine tengono. Mentre i civili rimasti nella trappola dell’occupazione si preparano a un altro inverno di guerra.
Prima della brutta stagione le autorità russe di Luhansk vorrebbero affidare i minori ucraini a nuove famiglie di provata fede filo-Putin. Sul web le schede sono registrate con l’indirizzo “ru”, come per ogni pubblico ufficio russo. Al solo scopo, precisano, di «proteggere i diritti e gli interessi degli orfani e dei bambini lasciati senza cure dei genitori, nonché di fornire ai cittadini informazioni sui bambini lasciati senza cure parentali». Il campionario messo in rete è una prova sotto gli occhi di tutti. C’è chi aveva 9 anni quando la guerra è cominciata, e chi oggi ne ha 16. Alcune ragazze vengono mostrate in abiti da sera, o in tenuta non proprio scolastica, con l’ambigua precisazione che «lo sviluppo fisico è corrispondente all’età». Fonti ucraine contattate da Avvenire confermano che è in corso l’identificazione dei 310 minorenni e che la gran parte di loro ha familiari in Ucraina che li cercavano da tempo. Altri hanno comunque dei parenti a cui gli “educatori “avrebbero dovuto rivolgersi per verificare se volessero prendersene cura. Ma da Luhansk non è arrivata alcuna volontà di cooperazione. Tra i ragazzi riconosciuti, alcuni provengono dalle aree occupate nel 2022, come la regione di Mykolaiv e Kherson. Altri da Mariupol, mai più tornata sotto il controllo di Kiev. Non di rado quando i ragazzi non vengono assegnati a famiglie i minori vengono trasferiti in località remote, per farne perdere le tracce e proporre loro un’alternativa all’orfanotrofio. «In alcuni casi – riferisce il nuove dossier di Yale -, i bambini che sono entrati in questa rete di campi, i cosiddetti “centri familiari” e altre strutture, e sono stati inseriti nel programma russo di affidamento e adozione coatti, hanno finito per essere collocati presso famiglie in Russia, diventando cittadini naturalizzati della Federazione Russa». Lo studio si fonda in buona parte su documenti e dichiarazioni circolate sui social media e la stampa locale russa, poi confermati dall’esame di immagini satellitari.
Come aveva scoperto Avvenire nel 2023, quando un gruppo di minorenni venne individuato tra gli allievi dei corsi militari dei corpi speciali ceceni, i ricercatori di Yale hanno trovato i riscontri di una sistematica “rieducazione” fondata sull’addestramento militare. «Sebbene questo studio non risponda alla domanda su quanti bambini ucraini siano attualmente sotto la “custodia” della Russia, il rapporto rivela la capacità logistica e operativa impiegata nella russificazione dei bambini strappati alle loro comunità in Ucraina».