repubblica.it, 17 settembre 2025
Machu Picchu in crisi, tra scioperi e crollo del turismo: e rischia il posto tra le sette meraviglie
Machu Picchu rischia di perdere il suo posto nel gotha delle sette meraviglie del mondo moderno, a fianco del Colosseo, della Grande Muraglia Cinese, del Taj Mahal, di Petra, della Statua del Cristo Redentore e del Chichen Itza.
Il gioiello del turismo peruviano, nominato patrimonio dell’umanità Unesco nel 1983, sta vivendo una delle più gravi crisi della sua storia. Da domenica 14 settembre uno sciopero ad oltranza, promosso dalle comunità locali, ha interrotto il traffico ferroviario tra Ollantaytambo e la cittadella lasciando centinaia di turisti a piedi e con le prenotazioni cancellate. Secondo quanto riferito dalla polizia e dall’azienda ferroviaria Peru Rail, i residenti in protesta hanno piazzato tronchi e pietre sui binari chiedendo che venga scelta una nuova compagnia per gestire gli autobus che trasportano i visitatori dalla stazione di Aguas Calientes – ai piedi di Machu Picchu – al sito archeologico. Il conflitto nasce infatti dalla richiesta di autorizzare 18 nuovi bus dell’azienda Sumaq Ayllu dopo la fine del contratto con Consettur, accusata di un monopolio trentennale e di collusione con Peru Rail.
Nonostante la scadenza del contratto con Consettur, i servizi sono continuati, presumibilmente gestiti dalla stessa compagnia. Nel frattempo, Peru Rail e la Ferrovia Transandina hanno confermato la sospensione indefinita dei loro servizi finché non verranno tolti i blocchi.
Non si tratta della prima crisi per Machu Picchu, dato che il complesso è già rimasto chiuso per 25 giorni nel 2023 durante le proteste seguite all’arresto per violazione dell’ordine costituzionale dell’allora presidente Pedro Castillo, poi sostituito da Dina Boluarte.
In due giorni le perdite per hotel, ristoranti e attività connesse superano già i 3 milioni di soles, oltre 730mila euro, con una diminuzione del 40% nelle prenotazioni dei turisti. Ad aggravare la situazione, la campagna New7Wonders ha avvertito che il titolo di “nuova meraviglia del mondo”, ottenuto nel 2007, potrebbe essere ritirato se lo Stato non assicurerà una gestione “sostenibile e moderna” del sito.
Il rischio di perdere questo status internazionale, che ha reso Machu Picchu un simbolo e una fonte di reddito per molte famiglie, ha scatenato la preoccupazione del governo, ma non solo. L’attrazione è infatti il fiore all’occhiello di un settore fondamentale per l’economia peruviana, il turismo. Con oltre 3,2 milioni di viaggiatori stranieri il Paese ha chiuso il 2024 con un aumento del 29% delle visite rispetto all’anno precedente.
Machu Picchu fu portata alla luce al grande pubblico nel 1911 dall’esploratore americano e professore originario delle Hawaii Hiram Bingham, che la scovò impegnato nelle sue spedizioni. Fu un caso perché Bingham si trovava in zona per effettuare ricerche su un’altra mitologica città, Vilcabamba – nota come l’ultima roccaforte degli Inca – ma fu guidato alle rovine dai suoi accompagnatori locali.
In pochi sanno, però, che Machu Picchu, letteralmente la “vecchia montagna”, fu scoperta mezzo secolo prima – nel 1867 – dall’avventuriero tedesco Augusto Berns, che ne saccheggiò in segreto le ricchezze. I ricercatori concordano nel ritenere che sia stata realizzata intorno al 1440 per essere poi abbandonata dopo il 1532 a seguito della conquista spagnola guidata dal generale Francisco Pizarro. Costruita a un’altitudine di circa 2.400 metri per ordine del sovrano Inca Pachacutec, Machu Picchu stupisce a livello architettonico e conserva la sua importanza storica e culturale. L’antico complesso fortificato continua ancora oggi a incantare i visitatori con le sue rovine ben conservate e le viste panoramiche sulla valle sottostante.