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 2025  settembre 17 Mercoledì calendario

Stoccata leghista a FI pace fiscale in manovra pagata dalle banche

La stoccata a Forza Italia arriva quando alla riunione del consiglio federale a Montecitorio si parla di tasse. Davanti alle prime linee della Lega, Matteo Salvini punta il dito contro Antonio Tajani. L’accusa recita grosso modo così: il collega vicepremier non si confronta sulla manovra. Applausi. L’arringa del leader del Carroccio non finisce qui. Secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti, Salvini avrebbe lamentato l’insistenza con cui gli azzurri spingono sui giornali quella che in realtà è «una misura costosissima»: il taglio dell’Irpef per il ceto medio. Ecco perché nella sala Salvadori della Camera, dove i leghisti sono riuniti, rimbalza la cifra che serve a ridurre l’imposta dal 35% al 33%, allargando lo scaglione da 50 mila a 60 mila. Intorno ai 4 miliardi di spesa ruota la contestazione delle proposte degli alleati e il rilancio della pace fiscale. Una nuova rottamazione delle cartelle costa meno dell’intervento sull’Irpef, ma nella prospettiva di FI e Fratelli d’Italia è una nuova sanatoria indiscriminata. Intanto però Salvini tira dritto. Almeno fino al raduno di Pontida, in programma domenica, loschema resta quello contenuto nel disegno di legge all’esame della commissione Finanze del Senato: una maxi-rateizzazione in 120 rate mensili, tutte uguali, senza pagare interessi e sanzioni. La rottamazione quinquies è uno degli «interventi a sostegno di famiglie e imprese» che una nota diffusa dal partito al termine del federale riconduce proprio alle considerazioni del suo leader. Eccole: «Matteo Salvini – si legge nel comunicato – ha ribadito la necessità di un contributo a chi ha maturato extra profitti, così da coprire alcuni interventi a sostegno di famiglie e imprese previsti in manovra». Il riferimento è esplicitato: «Riguarda in particolare le banche», spiega la comunicazione. Ma nessuno alla riunione si sbilancia sulla forma del contributo. Nel frattempo arriva l’impegno a convocare gli amministratori delegati degli istituti di credito dopo la kermesse sul “pratone” di Pontida.
Al federale partecipa anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. In videocollegamento illustra date e passaggi della manovra. Alla riunione non si parla della flat tax, ma l’estensione della tassa piatta è nell’agenda dei leghisti. Altro che abolizione, come ha chiesto il Fondo monetario internazionale all’Italia nelle ultime ore. Di buon mattino è sempre Salvini a rispondere agli economisti di Washington: «Fa bene Giorgetti a essere prudente: sarà a Pontida con noi e con lui discuteremo» di legge di bilancio, ma – aggiunge – «fa meno bene il Fondo monetario internazionale a invitare a cancellare la flat al 15% per i lavoratori autonomi: anzi noi la vogliamo estendere». L’idea è alzare l’asticella della soglia di ricavi e compensi su cui si applica l’imposta al 15% da 85 mila a 100 mila euro.
Intanto la manovra parte con il piede giusto nel rapporto con le opposizioni. Oggi le commissioni Bilancio di Camera e Senato voteranno la risoluzione unica al Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), l’ex Nadef che sarà più ricca di informazioni rispetto al passato. Per questo accanto alle firme dei parlamentari di maggioranza ci saranno anche quelle delle minoranze.