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 2025  settembre 17 Mercoledì calendario

Contrordine sui dehors tavolino libero fino al 2027

Dal liberi tutti a regole più rigide. Anzi no. La stretta per i dehors può aspettare. Fino a due giorni fa sembrava tutto pronto per il decreto legislativo chiamato a dettagliare i parametri e le procedure delle autorizzazioni da parte delle Sovrintendenze. Ma nelle ultime ore è arrivato lo stop al provvedimento che punta a mettere fine alla stagione eccezionale inaugurata durante il Covid, quando tavolini, pedane e tende di bar, ristoranti e attività commerciali sono stati autorizzati ad allargarsi sul suolo pubblico. Il regime speciale scade il 31 dicembre di quest’anno e l’orientamento del governo era quello di non concedere una proroga agli esercenti.
Ma ieri è spuntato un emendamento al disegno di legge sulle semplificazioni, all’esame del Senato, che dà forma alla retromarcia. Secondo fonti di maggioranza, lo stop al provvedimento sarebbe arrivato da Palazzo Chigi: il rinvio delle nuove regole sarebbe stato ricondotto alla necessità di non generare malumori tra gli addetti ai lavori durante i mesi delicati delle elezioni regionali.
Ecco l’emendamento a firma del relatore Costanzo Della Porta (FdI): le deroghe introdotte nel 2020, e poi prorogate più volte, resteranno in vigore fino al 30 giugno 2027. Non solo. Il governo avrà un anno in più (dal 16 dicembre 2025 al 31 dicembre 2026) per l’attuazione della delega prevista dalla legge sulla concorrenza per il riordino del settore. La relazione tecnica che accompagna il testo della proposta di modifica spiega che serve più tempo per gli atti amministrativi necessari a individuare i siti archeologici e «gli altri beni culturali immobilidi interesse artistico, storico o archeologico eccezionale che interessano migliaia di centri abitati». Si punta a effettuare «valutazioni puntuali che differenzino utilmente le singole zone» dei grandi centri urbani. Sul tavolo c’è la possibilità di legare il disco verde delle Sovrintendenze ai casi in cui gli esercizi commerciali si trovino in spazi aperti urbani «strettamente prospicienti» monumenti nazionali, chiese o altri beni culturali «che presentano un valore identitario eccezionale e altamente rappresentativo dei luoghi». Ma la quadra ancora non c’è. Il tavolino resta libero.