Corriere della Sera, 17 settembre 2025
La campagna Usa «contro i narcos». Ma il Venezuela: è un’aggressione
Dopo quasi una settimana nuovo strike Usa contro presunti trafficanti al largo delle coste del Venezuela. È stato lo stesso Donald Trump ad annunciarlo con un post su Internet accompagnato da un video: il filmato – brevissimo – mostra un’imbarcazione ferma e poi l’esplosione.
Quasi una settimana fa il Pentagono, dopo un primo raid, aveva precisato che era l’inizio di una campagna e l’azione di queste ore suona come una conferma, con una tattica evidente. Gli americani pattugliano le acque internazionali e quando ritengono di aver individuato un obiettivo colpiscono. Senza troppe verifiche. In altre occasioni avrebbero abbordato il motoscafo. Nella ricostruzione del presidente è stato preso di mira un battello dei narco-terroristi (sua definizione) e le tre persone che erano a bordo sono state uccise. «Il Venezuela deve smetterla di mandarci criminali», ha aggiunto successivamente.
Mosse controverse
Quanto è avvenuto è una replica del precedente intercettamento: allora i morti furono undici. Un episodio, però, controverso. Per alcune fonti le vittime erano coinvolte nel trasporto di migranti mentre indiscrezioni recenti sostengono che lo scafo, al momento dell’attacco, aveva invertito la rotta e stava tornando indietro. Dettagli di un fronte molto più ampio.
Washington ha ampliato lo schieramento nella regione caraibica e, a tal fine, ha riattivato la Naval Station Roosevelt Roads a Portorico. È una base che era stata in parte chiusa agli inizi degli anni 2000, con la cessione di edifici e strutture ai locali, ma che ora si è trasformata in un avamposto. Nei giorni scorsi sono arrivati dieci caccia F35, una presenza interpretata dagli esperti come l’indizio di missioni in profondità, probabilmente contro rifugi dei cartelli sulla terraferma. Sulla pista ci sono poi elicotteri, velivoli da ricognizione, gli Osprey da trasporto e almeno una coppia di droni Reaper, probabilmente protagonisti dei raid con missili. Altri aerei – a decollo verticale – sono ospitati su navi da assalto anfibio. Otto unità della Marina, affiancate da quelle della Guardia costiera, rappresentano la componente navale significativa dove compaiono anche un sottomarino nucleare (USS Newport News) e 4 cacciatorpediniere, tutti dotati di missili da crociera, ossia mezzi che garantiscono una flessibilità di intervento e opzioni da conflitto vero. Infine, il Comando Sud ha mobilitato 4.500 marines, in maggioranza imbarcati.
La doppia pressione
A giudizio degli osservatori c’è da aspettarsi nei prossimi giorni un’attività ancora più pesante e sempre Trump lo ha lasciato intendere. Una conseguenza dell’ordine segreto con il quale ha autorizzato l’eliminazione di boss e luogotenenti. Missione passata sia all’apparato militare che alla Cia. La pressione sui narcos si sviluppa in parallelo a quella sul Venezuela, il secondo (se non primo) obiettivo. Il presidente Nicolás Maduro è accusato dalla Casa Bianca di essere complice dei trafficanti di droga e dunque The Donald utilizza le operazioni per incalzarlo. C’è chi sospetta una manovra per arrivare a un cambio di regime, scenario sul quale gli americani sono stati ambigui. A Caracas sono in guardia, hanno lanciato appelli alla mobilitazione (con esiti scarsi) ma hanno anche segnalato la disponibilità a trovare il modo di risolvere i problemi in altro modo. I toni restano comunque aspri e Maduro, oltre a respingere gli addebiti, ha denunciato «l’aggressione». L’orizzonte è vasto. Gli Stati Uniti si stanno muovendo anche in altri Paesi usando sempre la carta della «guerra ai mercanti di droga» paragonati ai terroristi. Così hanno raggiunto una intesa con l’Ecuador e stabilito nuovi parametri di collaborazione con il Messico, Stato con il quale i rapporti restano sempre in equilibrio precario.
Il ruolo della Colombia
Tensioni, infine, con la Colombia. Gli Usa, secondo il presidente Gustavo Petro, avrebbero deciso di togliere il certificato che riconosce l’impegno colombiano nella lotta al narcotraffico: la mossa, se confermata, potrebbe avere conseguenze su aiuti, collaborazione, sicurezza. E a conferma di come le relazioni siano ai minimi è arrivata dalla condanna da parte di Petro dello strike condotto dagli americani contro i venezuelani. Siamo in uno scacchiere di grande instabilità dove certamente grandi e piccoli network criminosi sono diventati una minaccia (pensiamo ad Haiti, regno delle gang) ma dove la risposta militare può rivelarsi controproducente, specie se si intreccia con aspetti politici.