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 2025  settembre 16 Martedì calendario

“Scafisti in divisa”, Mediterranea denuncia le milizie di Tripoli finanziate da Roma: “Ecco le prove”

Associazioni per i diritti umani e Nazioni Unite denunciano da anni che dietro il traffico di esseri umani in Libia ci siano le milizie legate al governo di Tripoli, tanto che a indagare è da tempo anche la Corte penale internazionale. Le stesse milizie che, nelle vesti della cosiddetta guardia costiera libica, l’Unione europea e l’Italia addestrano e finanziano. A rilanciare la questione è ora un esposto presentato alla Procura di Trapani dall’organizzazione non governativa Mediterranea Saving Humans. La denuncia si basa su nuove prove video e fotografiche che documenterebbero il ruolo di militari libici dell’80mo battaglione operazioni speciali della 111ma brigata in azioni violente contro migranti in mare. Le prove raccolte, compresi i video registrati dall’inviata di Repubblica a bordo della nuova nave di Mediterranea, risalgono a due episodi dello scorso agosto. Il primo è del 18 agosto, quando la nave della ong, in acque internazionali, è stata circondata da otto motovedette della cosiddetta guardia costiera libica con a bordo uomini in divida, armati di fucili e pistole che mostravano mentre dalla radio lanciavano minacce e intimazioni a lasciare l’area. Una delle imbarcazioni, con potenti motori, scafo bianco e fiancate nere dipinte irregolarmente, riapparirà due giorni dopo, la notte tra il 20 e il 21 agosto. Mediterranea navigava tra Tripoli e Zawiyah quando è scattato un allarme per un’imbarcazione in apparente difficoltà. Mentre i gommoni del soccorso illuminavano l’imbarcazione, in pochi secondi un miliziano ha iniziato a prendere le persone a calci per spingerle in acqua, facendo finire dieci persone tra le onde. L’imbarcazione, avrebbero rivelato le immagini registrate, era una di quelle che il 18 agosto avevano minacciato la nave della ong.
L’esposto di Mediterranea afferma che “il coinvolgimento inequivocabile dei militari libici dell’80mo battaglione operazioni speciali della 111ma brigata nel traffico di esseri umani” è dimostrato. Attraverso il confronto delle immagini con video reperiti sui social network, è stato possibile identificare il simbolo presente sulle patch delle mimetiche dei militari coinvolti negli episodi di agosto. “Si può osservare che il simbolo ritratto sul patch – si legge nell’esposto – è riconducibile a militari dell’80mo battaglione per le operazioni speciali della 111ma Brigata di Abdul Salam Al-Zoubi“, l’attuale sottosegretario alla Difesa nel Governo di unità nazionale (GNU) di Tripoli, nominato nel luglio 2024 dal Primo ministro Abdel Hamid Dbeibah. Per il cofondatore di Mediterranea, Luca Casarini, “questo dimostra che i reali percettori dei soldi italiani sono i trafficanti di esseri umani, che la presunta “lotta agli scafisti lungo tutto il globo terracqueo” è solo una gigantesca bugia e che il governo Meloni è complice di chi lo gestisce”, ha dichiarato a Repubblica. Ancora: “La cosiddetta “guardia costiera libica” altro non è che una copertura, costruita in particolare dai servizi segreti italiani, per bande di criminali come Almasri, e che la sua funzione è quella di una “polizia di frontiera” illegale, adibita alla cattura e alla deportazione dal mare di esseri umani, donne uomini e bambini, in aperta violazione delle convenzioni internazionali e di ogni principio di umanità. Il Governo italiano sostiene e finanzia da anni una struttura criminale e offre anche copertura politica a queste centrali del traffico di petrolio, armi, droga, e persone”
Pochi giorni dopo gli incidenti, il 4 settembre, Abdul Salam Al-Zoubi è stato ricevuto dal ministro Matteo Piantedosi, che ha espresso soddisfazione per la “proficua collaborazione”, ricorda Mediterranea, che collega l’oggetto della sua denuncia alla liberazione del torturatore libico Almasri, rimpatriato dal governo italiano con un aereo di Stato nonostante il mandato di cattura della Corte penale internazionale, alla quale la ong ha inviato ora tutto il materiale raccolto, incluse le prove video e fotografiche. “Secondo autorevoli osservatori della situazione in Libia, è uno dei principali “cavalli” su cui l’Italia ha puntato per sostituire l’ormai compromesso Almasri e i suoi compari. Sembrerebbe anche e soprattutto nella “guerra sporca” contro le persone migranti e le navi del soccorso civile”. Disobbedendo al Viminale che aveva assegnato il porto di Genova, il 23 agosto Mediterranea ha sbarcato le dieci persone gettate in mare dai libici nel porto di Trapani, dove i sopravvissuti hanno riferito anche di quattro ragazzi uccisi poco dopo la partenza dai miliziani. In seguito alla decisione di sbarcare a Tripoli, la nave di Mediterranea è stata multata e sottoposta a fermo in base al dl Piantedosi. “Il ministro ci ha punito non certo perché abbiamo giustamente rispettato la Convenzione di Amburgo, che obbliga a far sbarcare nel porto più vicino i naufraghi, e con la minima deviazione di rotta ( la nostra è il Mediterraneo centrale, dove operiamo per salvare vite), ma perché siamo testimoni”, il commento della ong. Per questo, aggiunge, “veniamo spiati dai servizi segreti dal 2019, anche con l’uso di software militari come Paragon Graphite”.