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 2025  settembre 16 Martedì calendario

Definì Scurati “uomo di M”, Sallusti condannato per diffamazione

Alessandro Sallusti, direttore di Libero, è stato condannato per aver diffamato Antonio Scurati, appellandolo più volte in un suo articolo “uomo di M”. Il giornalista dovrà risarcire con 35 mila euro l’autore della serie di romanzi storici su Mussolini. Più 6.759 euro di spese processuali. Lo ha deciso il tribunale civile di Milano.
La condanna per Sallusti arriva per un suo editoriale del 28 settembre 2022 dal titolo “L’accolita dei rosiconi”. Articolo pubblicato sulla prima pagina dell’edizione cartacea del quotidiano Libero del 28 settembre 2022, corredato dalla fotografia di Scurati e dal titolo a caratteri cubitali “Il principe dei rosiconi. L’uomo di M”. Nel testo si faceva riferimento, scriveva il giornalista, a “una intervista rilasciata a un importante sito francese”, dove “Scurati ha definito Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia “gli eredi di Mussolini” e in quanto tali pericolosi per l’Italia, l’Europa e penso l’umanità intera”. Si tratta
Proprio l’appellativo “uomo di M”, sottolinea la sentenza, che Sallusti attribuisce “in maniera reiterata nel testo dell’articolo” a Scurati, costituisce il cuore della querela. Secondo lo scrittore, rappresentato dall’avvocato Giulio Enea Vigevani, infatti “questa definizione sarebbe equivalente all’espressione infamante “uomo di merda” e non al nome della trilogia dei suoi romanzi intitolati: “M. Il figlio del secolo”, “M. Uomo della provvidenza”, “M. Gli ultimi giorni dell’Europa”.
Nell’accogliere le spiegazioni date da Scurati e dal suo legale, il giudice nella sentenza scrive inoltre che “a differenza del diritto di cronaca, il diritto di critica, quale modalità sovente corrosiva e spesso impietosa se esercitato nelle forme della satira, è sottratto al parametro della verità, in quanto esprime, mediante il paradosso e la metafora surreale, un giudizio ironico su un fatto”. E perciò “ricorre l’esercizio solo se il fatto è espresso in modo apertamente difforme dalla realtà, sicché possa apprezzarsene subito l’inverosimiglianza e il carattere iperbolico”. Ma in caso contrario anche la satira “non sfugge al limite della correttezza e continenza delle espressioni e delle immagini utilizzate”. E nel caso specifico, si evidenzia nella sentenza “l’uso iperbolico dell’espressione “uomo di M” non appare in alcun modo funzionale all’esercizio del diritto di critica”.