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 2025  settembre 16 Martedì calendario

Laura Pausini: «Avevo venduto 40 milioni di copie, sono rimasta senza niente, è stato bello tosto. Un giorno farò i nomi». I soldi, la figlia, il corpo

Alla fine della serata il cronometro recita +83: ottantatré minuti oltre ai tempi previsti. Laura Pausini è ancora in mezzo al suo pubblico. Parla, scherza, abbraccia. «Tu con le chiavi rosse al collo, non ti stai divertendo molto vero? Sei qui solo per accompagnare qualcuno? Scendo e ti do un bacino così forse cambi idea. Come ti chiami? Marco? Non è possibile, c’è sempre un Marco (come quello de La Solitudine, ndr)». Risate dalla sala.
I suoi due bodyguard provano a raggiungerla, ma l’impresa non è tanto farsi largo fra i circa cinquecento fan presenti al teatro della Triennale per l’intervista-evento di chiusura del «Tempo delle donne 2025», quanto fermarla e riportarla in camerino, dopo tre ore di chiacchiere e musica. Pausini è incontenibile, inarrestabile.
«Mia mamma mi dice sempre di non parlare di fortuna, perché è lavoro duro, ma è così: sono stata anche fortunata», racconta alla vice direttrice vicaria del Corriere Barbara Stefanelli e ad Andrea Laffranchi. «A 16-17 anni partecipai a un concorso che metteva in palio la partecipazione a Sanremo Giovani: lo vinsi, ma non mi chiamarono. Il mio babbo era isterico e voleva denunciare l’ingiustizia al Maurizio Costanzo Show, ma in realtà andò bene così: non avevo la canzone, non avevo ancora “La solitudine”. E, ragazzi, la canzone è tutto». Primo colpo di fortuna.
Il secondo nel 1993, proprio in occasione della vittoria di Sanremo: «Nel pubblico c’era il direttore di una radio olandese. Si innamorò artisticamente di me e mandò il mio brano così tante volte in onda che le altre emittenti iniziarono a copiarlo e restai prima nelle radio in Olanda per un anno e due mesi». Il secondo colpo di fortuna e il primo passo fuori dai nostri confini fino a diventare l’italiana più famosa al mondo.
La bellezza
Il successo e anche le incertezze personali. «Quando mi riguardo noto che mi ero fasciata il seno per sembrare più magra, all’epoca le donne considerate belle erano così, poi per fortuna è arrivata Kim Kardashian. Mi sono sempre molto coperta perché volevo solo pensare a quello che dicevo cantando e poi avevo questa paura di non piacere agli uomini che piacevano a me... Questa alla fine è anche una conquista dell’età: ho dovuto aspettare di avere 40 anni per scoprire di sentirmi più carina di come mi sentissi da adolescente».
Vita e carriera
«Nel 2001 il mio manager mi passò al telefono un certo Michael, potevo io immaginarmi che fosse lui, Michael Jackson?». Jackson le chiedeva di rappresentare l’Italia in un progetto con altre star mondiali del calibro di Mariah Carey e Céline Dion legato all’11 settembre: «Potresti cantare una strofa e un ritornello con me? Babbo era già pronto con il blocchetto degli autografi ma il progetto non uscì perché Jackson litigò con Sony» racconta Pausini imitando la voce sottile del re del pop (prima aveva imitato anche Anna Oxa, mito di quando era ragazzina) e suscitando l’ilarità del suo pubblico. 
Si interrompe, guarda verso la platea: «Tu che ridi così (risata stranissima in effetti ndr), chi sei? Mattia sei venuto da Genova solo per questo? Sei matto? Poi vengo a cercarti». Nel pubblico anche Mimmo, finito nel Guinness mondiale dei primati per il maggior numero di concerti visti di una sola artista (oltre 400), un piccolo fan addormentato fra le braccia della mamma che ha già smarcato 18 date e una donna incinta di sei mesi, che si è fatta accarezzare la pancia dalla sua beniamina dicendole di essere rimasta incinta proprio la notte di un suo concerto dopo qualche difficoltà.
Fortuna, duro lavoro, e anche resilienza: «Non sono una che butta via i soldi, ma quando avevo già venduto 40 milioni di copie sono rimasta senza niente e sono dovuta ripartire da zero». Ci sono uno o più colpevoli: «Un giorno quando sarò saggia come Ornella Vanoni farò i nomi...». E aggiunge: «È stato bello tosto, ma nel mondo della musica può accadere a tutti». Sul rapporto con il denaro, a cui ora pensa la sorella, e il successo: «Io sono attratta dalla semplicità, se uno mi viene a prendere in Porsche non ci salgo. Preferisco prendere la metro e scoprire cose che io non ho vissuto».
La figlia
Tenere la figlia Paola Carta, 12 anni, altrettanto con i piedi per terra non deve essere un’impresa facile: «Cerco di farle vivere una quotidianità semplice, ma siamo in un’epoca in cui noi genitori a volte non sappiamo come comportarci. Io passavo ore, giorni, in mansarda davanti allo specchio con un body verde inguardabile a fare i cori degli Wham. Lei tutto questo tempo libero per scoprirsi e inventarsi non ce l’ha perché ci sono gli schermi dei device. Dice che sta facendo i compiti con i suoi compagni di scuola ma in realtà sta giocando a Roblox». 
Anche il Covid ha reso il ruolo di madre più complicato: «La pandemia ha cambiato le abitudini sociali: devo rispiegarle come dare la mano a un suo compagno o abbracciare una persona quando entra in casa. Lei non lo fa, non le viene naturale. Non sono ancora riuscita ad aiutarla in questo». 
Pausini si emoziona quando parla della figlia: «Paola è la cosa di cui vado più orgogliosa: è stata l’incontro della mia vita. Mi ha cambiata e rilanciata. Quando era appena nata, avevo accettato di fare The Voice in Messico e mi stavo convincendo che la tv sarebbe stato il mio futuro, per fare una vita più stanziale. Invece è lei che mi sprona a non fermarmi, come quando ero in dubbio se accettare o meno l’invito alla cerimonia degli Oscar per starle vicino, e faccio più cose di prima. Mi ha fatto sentire più forte, anche fisicamente, mi ha dato energia. E ha capito che se mi fermo sono infelice: forse ha bisogno di vedermi in movimento per sentirsi ispirata».
Una delusione? «Quando le tv decisero di non trasmettere il concerto Amiche per l’Abruzzo: avrebbe permesso di raccogliere altri fondi». Scompare dietro le quinte. E torna tenendo per mano Max, un suo storico collaboratore che ha rischiato di perdere la famiglia nel devastante terremoto del 2009, e fa di tutto per non commuoversi mentre ascolta le parole della cantante: «È per lui che ho tirato su il telefono e ho chiamato Fiorella Mannoia, Giorgia, Elisa e tutte le altre».
L’orgoglio
Del suo primo San Siro da solista nel 2007, il primo di una donna, va orgogliosa perché ha fatto da apripista alle sue colleghe: «Alessandra Amoroso, poi Elisa che è stata bravissima. Sarebbe bello che lo facesse anche Giorgia, se lo merita. Io non sono mai stata invidiosa delle mie colleghe, compro i loro dischi, ascolto i loro brani».
Risate, applausi, urla. Matteo «che ha aperto la pagina Instagram Pausiniani si nasce dedicata alle foto dei figli dei fan», Ilenia, Lea: la Pau li indica, li chiama in causa, li conosce tutti per nome. È il momento di cantare. Farà «Turista», cover della star portoricana Bad Bunny, e «La mia storia fra le dita», il singolo del nuovo album «Io Canto 2», di Gianluca Grignani. C’è un tour mondiale in arrivo, che nel 2027 la porterà negli stadi in Italia. 
Per lanciarlo ha creato un video dove dominano colori scuri, rocce dure, sembra Game of Thrones... «Non ho visto la serie e nemmeno Xena. Sono partita da uno studio sulla simbologia di alcuni elementi di un quadro che ritrae Giovanna d’Arco. Mi piace avere un elemento che richiama alla donna coraggiosa». Poi scende dal palco e ancora abbracci, uno per uno. Questa è Laura Pausini.