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 2025  settembre 15 Lunedì calendario

Che ore sono? Una domanda non più scontata

Che ore sono? Sembra la domanda più facile del mondo, ma coinvolge sempre di più l’incertezza. Ed è una cartina di tornasole della nostra fragile dipendenza dalla tecnologia che diamo per scontata ma che potrebbe rivelarci delle sorprese. La risposta a questa domanda ha occupato almeno gli ultimi 700 anni, da quando gli orologi sono comparsi nella vita europea, tra il Nord Italia e il Sud della Germania. Condividiamo la paternità della più grande invenzione dell’umanità, quella da cui dipende tutto il resto della tecnologia. Il più antico orologio campanario al mondo ancora funzionante si trova a Chioggia, non a caso: Venezia esportò subito in Asia la nuova invenzione. A Milano esiste ancora una magica via delle Ore, perché da lì si poteva scorgere la prima torre dell’orologio. Come scrisse lo storico dell’economia Carlo M. Cipolla con l’orologio è nata l’industria meccanica di precisione. Pur essendo il computo basato su una convenzione (il tempo scorre in fisica ma il «secondo» in natura non esiste ed è un’illusione) dal Trecento in poi l’orologio ha definito la nostra esistenza sociale, economica e anche mentale. La precisione degli orologi – risolta da Galileo Galilei che scoprì la proprietà dell’isocronismo del pendolo – ha aiutato il progredire della scienza e salvato equipaggi interi grazie alla possibilità di calcolare anche senza le stelle la longitudine. L’orologio di John Harrison è stato il primo Gps. Lo stesso Voltaire possedeva una fabbrica di orologi. Ma oggi? Dalla rapidità, come scriveva Calvino, dipende la nostra percezione del mondo. Ma anche il suo funzionamento: tutta la tecnologia (web, elettricità, commerci, comunicazioni, borse) si basa sulla sincronizzazione degli orologi al nanosecondo. Una precisione che stiamo perdendo: gli attacchi alle reti Gps (come quello che ha costretto l’aereo di von der Leyen ad atterrare con le carte) mettono in dubbio la possibilità di avere un riferimento dallo spazio, basato anche sulla teoria della relatività di Einstein. E pensare che l’orologio non va più nemmeno di moda.