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 2025  settembre 15 Lunedì calendario

«Bella Ciao» sulle pallottole del killer: la metamorfosi del brano, da simbolo della Resistenza alle serie tv

Uno dei versi di Bella ciao era scritto, in italiano, su una delle cartucce non sparate dal presunto assassino di Charlie Kirk, come riferito dalle autorità Usa in conferenza stampa. Ma siamo sicuri che il killer conoscesse davvero il significato dietro questo brano, e non lo abbia usato – invece – come “semplice” slogan di protesta? Qualche dubbio viene. 
Conosciuto come inno di rivolta dei partigiani italiani contro gli invasori nazisti e i loro alleati, nella Seconda guerra mondiale, negli anni si è diffuso in tutto il mondo perdendo il suo legame storico, e spesso anche politico, con il canto di saluto destinato alle proprie amate, prima di partire per la battaglia. 
Bella ciao è stato intonato, ad esempio, dalle donne curde combattenti di Kobane, che hanno difeso la loro terra dal Daesh; dal movimento Occupy Wall Street nelle proteste dell’ottobre 2011; nelle manifestazioni contro Erdogan in piazza Taksim a Istanbul nel 2013; dal movimento delle Sardine e, anche, da quello dei Fridays for Future. Senza dimenticare quanti lo hanno riproposto come simbolo di speranza durante la diffusione del Covid. E, in tempi più recenti, è diventato parte della colonna sonora della serie tv La casa di carta, è stato rilanciato nei cori allo stadio (e come sfottò dai tifosi del Bayer Leverkusen in occasione della vittoria in Europa League contro la Roma nel 2024), e utilizzato come sottofondo di video rilanciati su TikTok, con nuovi remix che uniscono lo ska alla techno. 
Senza dimenticare gli appassionati di videogiochi, come era Tyler Robinson, il 22enne arrestato per l’uccisione di Kirk: negli episodi di Far Cry la melodia diventa, infatti, l’inno dei ribelli in lotta contro il dittatore. L’origine del canto si perde, però, nel tempo ed è ancora oggi incerta: alcuni storici della canzone italiana hanno identificato nel testo influenze dei canti di lavoro delle mondine, altri la fanno risalire al Cinquecento francese, altri ancora trovano delle influenze Yiddish. 
Molti sottolineano come nella struttura del testo sia forte anche il tema del «Fior di Tomba», caro anche ai Sepolcri di Ugo Foscolo, per ricordare a chi passa di fronte a una tomba con un fiore che lì è sepolto qualcuno che ha trovato la morte per amore o «per la libertà». 
A far compiere un viaggio nel tempo, alla scoperta delle stratificazioni musicali di una partitura misteriosa, che si è modificata e trasformata fino a diventare il canto di protesta più popolare delle piazze e strade di tutto il mondo, è il docufilm Bella Ciao (2021), patrocinato dall’Anpi con la regia di Andrea Vogt e disponibile su History Channel: il video ricorda come un importante merito alla diffusione di questa versione «storica» e antifascista della canzone si deve ai partigiani delle Brigate Maiella (Abruzzo) e Garibaldi (Marche), i primi ad aver unito melodie tradizionali a nuove parole patriottiche. 
Dopo la Liberazione, l’ufficiale versione partigiana di Bella ciao fu presentata a Praga nel 1947, al primo Festival mondiale della gioventù democratica. Mentre fu Fausto Amodei, cantautore e musicologo, il primo che nel 1963 rielaborò, trascrisse e registrò il copyright della versione partigiana. Quello che è certo è che, recuperata negli anni, Bella Ciao da inno della Resistenza è oggi una canzone di lotta delle nuove generazioni, intonata anche in Ucraina come inno contro l’oppressore. 
E che, in un momento in cui sono sempre meno i testimoni diretti della Resistenza ancora in vita, è stata strumentalizzata, tra gli altri, anche da un giovane attivista Usa, che non ne conosce la valenza storica.