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 2025  settembre 13 Sabato calendario

L’Italia che non si protegge: «Rischi per giovani e anziani»

Solo il 52,5 per cento degli over 65 in Italia si è vaccinato contro l’influenza nello scorso inverno. «E questo è un problema – osserva l’infettivologo Massimo Andreoni – perché il tipo di virus influenzale che sta arrivando in Australia si è dimostrato decisamente insidioso perché ha causato molti casi e ricoveri». Anche al Ministero della Salute, al di là della bufera causata dallo scioglimento del comitato consultivo sui vaccini deciso da Orazio Schillaci, c’è la convinzione che serva un cambio di rotta.
Lo ha detto apertamente Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento Prevenzione, Ricerca ed Emergenze sanitarie, che ha spiegato: «Tra le persone con oltre 65 anni di età non abbiamo una convincente adesione alle campagne vaccinali antinfluenzali. I dati mostrano un calo, ma è nostro dovere proteggere i fragili e gli anziani che rappresentano una parte importante della nostra nazione e come ministero della Salute – e il ministro Schillaci lo ha detto a più riprese – dobbiamo proteggerli e quindi dobbiamo dare una spinta sull’acceleratore per le campagne vaccinali, in particolare per l’antinfluenzale». Ci sono altri numeri a preoccupare e sono stati diffusi dall’Istituto superiore di sanità: «Nella stagione 2024-2025 in Italia, 601 persone sono state ricoverate in terapia intensiva per l’influenza stagionale, e tra queste 134 sono decedute». Questo è un numero legato solo ai morti intercettati dagli ospedali, le stime indicano in almeno 8.000 i decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia. Il professore Andreoni, che è anche direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e membro del Consiglio superiore di sanità, osserva: «In Australia sono circolati soprattutto due tipi di virus influenzali: l’A-H1N1 e il B Victoria. Di solito ciò che succede in quel Paese è l’anticipazione di quanto avverrà in Italia. Teniamo conto che nello scorso inverno abbiamo avuto 16 milioni di persone contagiate dall’influenza. Dunque, dobbiamo assolutamente alzare la percentuale di anziani e fragili protetti: la percentuale del 52,5 per cento è insufficiente, l’ideale sarebbe arrivare al 90 per cento. Tra l’altro, sta circolando molto anche il Covid, in particolare la variante Stratus, dunque sarebbe importante immunizzarsi contro entrambi i virus. Per l’influenza, la distribuzione dei vaccini non è ancora cominciata, ma non bisogna aspettare troppo, perché comunque passano quindici giorni prima che il vaccino faccia effetto». Al di là delle polemiche politiche, anche nel centrodestra c’è chi dimostra sensibilità al tema dell’importanza delle vaccinazioni. Ad esempio il governatore della Liguria, Marco Bucci, ieri ha dichiarato: «Invito tutti a vaccinarsi contro l’influenza. Io lo faccio da cinque anni, e ho visto i risultati. Quest’anno l’influenza è particolarmente aggressiva. La vaccinazione comincerà fra due settimane, e sarà disponibile per tutti».
Dal Ministero della Salute è arrivata anche un’altra affermazione a favore di un potenziamento della campagna vaccinale, quasi a spazzare via le scorie del pasticciaccio del comitato consultivo in cui erano stati inseriti due esperti considerati molto tiepidi nei confronti dello strumento dei vaccini. Parole sempre della direttrice del Dipartimento prevenzione, Maria Rosaria Campitiello: «Per quanto riguarda il richiamo della vaccinazione anti-meningococco B per adolescenti nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) stiamo facendo una riflessione: l’obiettivo principale è proteggere gli adolescenti. Per un’azione sana e solida dobbiamo costruire un dialogo aperto con famiglie, adolescenti e scuole. Dobbiamo far riprendere la fiducia nelle vaccinazioni, poiché dopo la pandemia da Covid abbiamo registrato una certa “stanchezza” verso le immunizzazioni. Per questo è necessario un dialogo trasparente, basato sui dati». La settimana scorsa si è parlato molto del caso di un bambino di 3 anni, in Puglia, morto proprio per il meningococco. Non era stato vaccinato. In un convegno è stato spiegato che «nel 2017 l’Italia ha introdotto la vaccinazione contro la meningite da meningococco B nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale per l’età pediatrica. Oggi la copertura nei bambini resta lontana dall’obiettivo ministeriale del 90 per cento, fermandosi attorno all’80, con alcune regioni sotto al 70. Inoltre, la protezione tende a ridursi nel tempo». «Il punto è proprio questo – osserva Andreoni – il bambino viene vaccinato al terzo, quinto e quindicesimo mese di vita. Ma il meningococco colpisce anche gli adolescenti, quando però l’effetto del vaccino si è affievolito. Sarebbe importante iniziare una campagna di richiami per questa fascia di età».