La Stampa, 14 settembre 2025
Zangrillo accusa i dem su Askatasuna. Il dibattito alla Festa Pd finisce in rissa
Fischi, “vaffa” e uno scontro dai toni durissimi, con urla e accuse incrociate. Finisce così il dibattito alla Festa dell’Unità con ospite il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, coordinatore regionale di Forza Italia, che dal palco arriva a urlare verso i contestatori: «Vergognatevi».
Era una prima volta per un esponente di un governo di centrodestra su quel palco. Ed è andata male, con una contestazione iniziata dai presenti a metà del dibattito dopo una frase di Zangrillo: «Corso Verona? Anche gli italiani aspettano in coda per il passaporto». L’immagine finale è lontanissima dall’idea di «dialogo e confronto reciproco» dichiarata a inizio incontro tra il ministro di Forza Italia e la vicepresidente del Senato Anna Rossomando: Zangrillo si allontana tra i fischi, lo Ius Italiae al centro del dialogo resta un ricordo lontano.
Tutto esplode sull’affaire Askatasuna: «Il Pd parla di periferie – attacca a metà discorso il ministro dal palco – ma cos’ha fatto per loro? Ha preferito rilanciare Askatasuna». L’accusa al Pd è aver aiutato il centro sociale con il progetto del sindaco Stefano Lo Russo sul bene comune. E il popolo dem non ci sta. Un militante replica: «E CasaPound a Roma?». «Affronteremo anche quel problema, per me CasaPound e Askatasuna sono sullo stesso piano», la risposta di Zangrillo. Giù fischi. Alcuni militanti si alzano in piedi. Volano parole grosse, anche due “vaffa” tra un giovane del pubblico e il coordinatore provinciale di Forza Italia, Marco Fontana, seduto in prima fila.
«Insistete con CasaPound – incalza Zangrillo – ma prima il Comune fermi il progetto per Askatasuna. Sono dei delinquenti. E i soldi per gestire la sicurezza del cantiere per la Tav, che loro attaccano costantemente, si potrebbero investire nelle periferie». Altri fischi. Un militante, a quel punto, lo aggredisce verbalmente. «Dice solo bugie». Il ministro alza la voce: «Vergognatevi». La domanda finale sulle Comunali del 2027 prova a gettare acqua sul fuoco, ma le risposte si perdono nel caos tra il «sì a una coalizione progressista» (Rossomando) e il «no a Lo Russo» (Zangrillo). Alla fine, il ministro della Pubblica amministrazione se ne va da piazza d’Armi dopo un saluto veloce.
Ius scholae? Il discorso è rinviato «a una proposta che metta d’accordo gli alleati», dice Zangrillo. Sicurezza in città? «Mia figlia ha 19 anni e in corso Giulio Cesare di sera non la faccio andare». Le periferie di Torino? «Mi sembrano le banlieue parigine». Il dialogo inizia bene ma finisce male. Rossomando ribatte colpo su colpo, ma Zangrillo e la contestazione rompono ogni schema: «Le modalità di questa sera segnalano che c’è un grande nervosismo nel centrodestra – dice Rossomando a fine baruffa –. Il centrodestra forse è già in campagna elettorale e sente la pressione». Alla fine il senatore di Forza Italia Roberto Rosso, anche lui in prima fila, commenta così la baruffa: «Ci invitate – l’accusa rivolta al Pd – e non sapete neanche comportarvi».