La Stampa, 14 settembre 2025
Retro mania
È il passato che non passa. Anzi: ritorna, si trasforma e diventa mercato. La nostalgia, oggi, è un grande successo: la recente reunion di Neil e Liam Gallagher ha generato un aumento del 320% degli ascolti globali su Spotify per la band e la vendita di più di un milione di biglietti per rivedere i fratelli insieme live. Anche i vinili di recente sono stati rispolverati, registrando vendite per un totale di 39 milioni di euro, in crescita per il sesto anno consecutivo. Un fenomeno, questa “retromania”, che, come racconta bene il Rapporto Coop 2025 sui consumi, non si limita alla musica: Hollywood riempie le sale dei cinema a suon di remake e sequel, come Il Gladiatore II (1,2 milioni di spettatori) o Cattivissimo Me 4 (2,6 milioni). Lo stesso accade anche sul piccolo schermo, con la nuova versione del gioco televisivo La Ruota della Fortuna che registra picchi di share del 25%. E contagia anche altre nostre abitudini: le vendite di giochi da tavolo hanno toccato 1,7 miliardi, con 800 nuovi titoli sul mercato.
«Oggi un giovane ha molte più possibilità rispetto ad anni fa, conduce una vita più completa, studia di più, ha per le mani una tecnologia migliore, ha molte più chance, ma l’idea che il passato sia migliore, questo ritorno nostalgico permea e vince su tutto il mondo dell’intrattenimento» e non solo, spiega Albino Russo, dg di Ancc-Coop e coordinatore della ricerca. Fatto sta che il 69% delle persone pensa che un tempo il mondo fosse un posto migliore. Il 54% della generazione Z, gli attuali teenager, avrebbe preferito nascere all’epoca dei propri genitori, contro il 53% della generazione X, i 50enni di oggi cresciuti a pane e Lady Oscar (non a caso riproposta in un remake da Netflix la primavera scorsa). «La vita, soprattutto nei momenti di passaggio da una fase all’altra, ci sottopone a dei cambiamenti che mettono in crisi i nostri punti fissi. Il passato diventa così apparentemente l’unica ancora di salvezza», commenta Lucrezia Ercoli, docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna e direttrice artistica del festival “Popsophia”. Ercoli è anche autrice del libro Yesterday. La filosofia della nostalgia, in cui indaga le radici di questo meccanismo: «È la sindrome dell’età dell’oro, che si ripete di generazione in generazione. Quando il presente sembra imprevedibile ci aggrappiamo a una felicità perduta», prosegue.
La retromania, questa ossessione per tutto ciò che è retro, «è aumentata a dismisura nel momento in cui il passato è diventato sempre presente nella nostra vita», argomenta Ercoli, «internet ha potenziato questa caratteristica umana, rendendola riproducibile all’infinito. E ne ha fatto anche uno strumento di marketing, con il vintage che entra nel sistema dei consumi di massa e alimenta anche nelle nuove generazioni l’amore per il passato».
Ma perché rimpiangere di non essere vissuti in anni con meno tecnologia e meno conoscenze medico-scientifiche di oggi? «La nostalgia è una costruzione artificiale. Quando nella nostra mente ricostruiamo il passato lo facciamo in base a criteri immaginifici, non realistici. Poco importa se gli anni a cui facciamo riferimento fossero socialmente o politicamente peggiori. Non ci sono motivazioni oggettive per rimpiangere un’epoca passata, ma molto dipende dalla costruzione che ne viene fatta», conclude Ercoli.
Anche Massimo Benedetti, co-fondatore di “Humanist Life”, concorda: «Facciamo sempre fatica a lasciar andare il passato. E quando questo ci si ripresenta in forma splendida e smagliante ci cattura ancora. È quello che succede quando dall’enorme archivio digitale che è il web viene ripescata una moda o un oggetto di un’altra epoca. Magari è presentato in una forma nuova, come successo alle Stan Smith, le scarpe Adidas. Oppure è sfoggiato da una celebrità e influencer, spingendoci a comprarlo a nostra volta».