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 2025  settembre 13 Sabato calendario

La legge del taglione

La pena di morte per Tyler Robinson, assassino di Charlie Kirk. È quello che Donald Trump ha invocato subito, ancora prima di conoscere l’identità dell’uomo che ha sparato all’influencer Maga, uccidendolo con un colpo al collo. «Nello Utah esiste la pena di morte», ha detto il presidente quando Robinson non era ancora nelle mani dell’Fbi. «Conosco il governatore dello Stato. È uno bravo. È intenzionato a far applicare la pena di morte, e ha ragione». Solo qualche giorno prima aveva invocato la pena capitale per un altro delitto, l’uccisione di Iryna Zarutska, la giovane rifugiata ucraina accoltellata a morte sulla metropolitana a Charlotte, in North Carolina, da Decarlos Brown Jr, senzatetto con problemi psichici e già ben 14 arresti alle spalle. «L’animale che ha ucciso in modo così violento la bellissima ragazza ucraina, venuta in America in cerca di pace e sicurezza, dovrebbe ricevere un processo “rapido” (non c’è dubbio!) e ricevere LA PENA DI MORTE. Non ci possono essere altre opzioni!», aveva scritto sul suo social.
Ancora prima, la sua amministrazione aveva ipotizzato la pena di morte a livello federale per Luigi Mangione, assassino del ceo della United Healthcare Brian Thompson. Accusato di 11 capi d’accusa a New York, se condannato a livello statale Mangione rischia l’ergastolo senza possibilità di libertà vigilata, ma i procuratori federali lo hanno anche incriminato separatamente per uso di arma da fuoco per commettere omicidio e stalking interstatale con conseguente morte, accuse che lo rendono passibile della pena di morte federale. La procuratrice generale Pam Bondi ha affermato che la decisione di sporgere le accuse federali è «per portare avanti l’agenda del Presidente». Una dichiarazione che ne rivela un utilizzo a scopo politico. Durante una riunione del Consiglio dei ministri del 26 agosto, Trump ha proposto di chiederla per chiunque sia condannato per omicidio a Washington, D.C, dove è stata abolita nel 1981. «Chiunque uccida qualcuno nella capitale riceve la pena capitale», ha detto, affermando che sia una «misura preventiva molto forte», un’affermazione che non ha riscontro negli studi di settore, incapaci di concludere se sia davvero un deterrente così efficace. La cifra di Trump non è prendere decisioni basandosi sulla scienza o sui numeri, ma cavalcando le emozioni della gente, invocandola per i delitti che più colpiscono l’opinione pubblica. Come quando, nel 1989, comprò una pagina pubblicitaria del New York Times per chiedere il ritorno della pena capitale per i cinque adolescenti accusati – e successivamente scagionati, dopo anni di prigione – della brutale aggressione di una donna che faceva jogging a Central Park. Secondo l’organizzazione no-profit Death Penalty Information Center, attualmente sono 27 gli Stati che ammettono la pena di morte, ma molti di questi stati non eseguono condanne da anni, tanto che le esecuzioni negli ultimi anni sono molto calate. La California, ad esempio, ha il numero più alto di detenuti nel braccio della morte – 585 – ma dal 2006 non ha più giustiziato nessuno. Nel 2019 il governatore Gavin Newsom ha imposto una moratoria, affermando che la pena capitale è «ingiusta, uno spreco, e non rende il nostro stato più sicuro». Il Texas ha il numero più alto di esecuzioni: 595 dal 1976. Al secondo posto c’è l’Oklahoma con 128. A livello federale, la pena capitale è ancora disponibile come opzione per alcuni reati, sebbene tra il 2003 e il 2019 non vi siano state esecuzioni. Durante la prima presidenza Trump, il Dipartimento di Giustizia aveva riavviato le esecuzioni federali nel luglio 2019 e, tra allora e la fine del mandato, erano stati giustiziati 13 detenuti, l’ultimo meno di una settimana prima che Trump lasciasse la Casa Bianca. Nel luglio 2021, sotto la presidenza di Joe Biden, l’allora Procuratore Generale Merrick Garland impose una moratoria sulle esecuzioni federali. Un mese prima di lasciare l’incarico, Biden commutò in ergastoli senza possibilità di libertà condizionata la condanna a morte di 37 delle 40 persone nel braccio della morte federale.
Definendo la pena capitale «il deterrente definitivo», Trump, nel suo primo giorno in carica del suo secondo mandato, ha ripristinato il perseguimento della pena capitale «per tutti i crimini di gravità tale da richiederne l’uso». Il suo ordine esecutivo stabilisce che i procuratori federali richiederanno la giurisdizione federale e la pena di morte per tutti i casi che coinvolgono l’omicidio di un agente delle forze dell’ordine o un crimine capitale commesso da uno straniero illegalmente presente nel paese. Il Dipartimento di Giustizia si è inoltre impegnato ad aiutare gli stati a procurarsi farmaci sufficienti per effettuare le iniezioni letali: nella Carolina del Sud, per oltre un decennio non si sono verificate esecuzioni perché lo Stato non aveva i farmaci da somministrare per le esecuzioni.