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 2025  settembre 13 Sabato calendario

I ragazzi allo specchio non si piacciono più. “È il potere dei social”

Non si piacciono. Anzi si detestano. Hanno spesso vergogna del proprio corpo. Esibito o nascosto, nudo o vestito, plasmato, modificato, a volte odiato, soprattutto mai adeguato. Otto su dieci, in quell’età di trasformazione tumultuosa che si chiama adolescenza, affermano di essere arrabbiati con ciò che vedono nello specchio. Ossia se stessi. Il corpo esplode, gli ormoni parlano, la pelle si modifica, nei maschi la voce si sgrana, nelle femmine le mestruazioni sono il ciclo che cambia la vita. È naturale che accada eppure nulla è uguale a ieri. Perché il fisico degli adolescenti oggi vive nella continua rifrazione dei social, confronto perenne dove, così racconta una approfondita indagine di ActionAid su 14.700 teenager tra i 14 e i 19 anni, il corpo dei ragazzi e in particolare delle ragazze diventa terreno di battaglia tra giudizi, apprezzamenti, insulti o derisione, un tribunale che si scatena ogni attimo emettendo verdetti su foto, video, immagini, parole. «Quello che tormenta oggi gli adolescenti non è tanto il desiderio di diventare belli, quanto la vergogna di sentirsi brutti, dunque di non essere all’altezza di abitare il mondo», spiega la psichiatra Laura Dalla Ragione, che all’ossessione della perfezione fisica tra i più giovani ha dedicato il libro “Social fame”. «L’adolescenza è sempre metamorfosi, ma quello che sta accadendo non è in alcun modo paragonabile anche soltanto a vent’anni fa. La pressione dei social, la loro pervasività, il confronto continuo con immagini irraggiungibile perché filtrate e corrette dal photoshop, crea nei più fragili un tale senso di inadeguatezza che nei casi estremi porta ai disturbi alimentari, all’autoreclusione, all’autolesionismo». Si chiama “Affettività e stereotipi di genere. Come gli adolescenti vivono relazioni, genere e identità” questa indagine da “Webboh Lab” per ActionAid che ha indagato i desideri e le difficoltà di oltre 14mila teenager, “tutti uniti da una forte domanda di ascolto da parte degli adulti”.
«La pressione estetica esercitata dai social ha un impatto fortissimo sulla vita di ragazze e ragazzi», scrive ActionAid. «Oltre 7 su 10 riconoscono come i corpi online siano irreali, eppure vorrebbero cambiare per apparire all’altezza di quegli standard». Si chiama bullismo estetico, oggi colpisce chi ha l’acne, domani chi è sovrappeso, chi non ha la pancia piatta o i muscoli a tartaruga. Aggiunge Dalla Ragione: «La particolarità è che spesso il “tribunale social” è composto da quasi bambini. Tik Tok è un contenitore pazzesco di video dove delle dodicenni insegnano ad altre dodicenni come vestirsi, truccarsi, addirittura come “non” mangiare. Ma il fine, anche tra i più grandi, non è di tipo sessuale: è a uso e consumo della propria platea di followers». E pur sapendo che dentro lo smartphone è in agguato un plotone d’esecuzione che critica e giudica corpi e circonferenze, il mondo teenager continua a proporsi sempre più “a pelle nuda” (anche in senso figurato) sui social. Sembra una contraddizione. Matteo Lancini, psichiatra e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro, spiega invece che l’esporsi, nonostante il rischio di farsi del male, è quasi inevitabile per questa generazione. «Noi parliamo di adolescenti il cui corpo è stato perennemente fotografato e poi esposto sui social dai genitori fin dalla nascita, anzi prima, nell’ecografia che annunciava il loro arrivo. Non c’è recita, torneo di calcetto, compleanno che non venga condiviso. Quindi esistere, per questa generazione, vuol dire essere inquadrati inuna vetrina social». In un culto estetico dove chi decide di apparire così com’è, nella propria bellezza naturale, viene attaccato da schiere di haters, ancor più se fa parte di famiglie famose. Un caso su tutti, Jolanda Renga, figlia di Ambra Angiolini e Francesco Renga, assalita sui social perché “brutta”. Come fosse una colpa, una responsabilità. (Naturalmente Jolanda Renga ha reagito diventando coraggiosa testimonial dell’essere se stessa). Per questo, dice Lancini, da sempre sostenitore dell’inutilità di vietare social e connessioni ai più giovani, la strada per ritrovare un rapporto sano con il corpo è quello di una “nuova educazione affettiva all’onlife”. «Con le ragazze e i ragazzi oggi noi lavoriamo proprio sul loro bisogno di sovraesporsi e mostrare tutto di sé sui social, come se l’identità virtuale fosse l’unica certificazione di esistenza. Invece devono imparare a proteggersi nella rete, lasciando le emozioni ai rapporti reali e concreti».Educazione affettiva, ossia la chimera del nostro sistema scolastico. Anche lì, un tema di corpi e di relazioni, cui è dedicata ampia parte della ricerca di Action Aid. «Questa indagine conferma quanto il giudizio e stereotipi provochino disagio e malessere psicologico» commenta infatti Maria Sole Piccioli, responsabile Education di ActionAid. «Ancora una volta torniamo sui banchi di scuola, senza una riforma organica che introduca l’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole».
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