Corriere della Sera, 14 settembre 2025
Intervista a Mario Biondi
Mario Biondi è ormai abituato alle persone che lo fermano per strada e cominciano a cantare: «Tu sei quello di sha la la, la la la la», gli dicono, intonando il ritornello di «This is What You Are». Per questo motivo, quel brano fortunato, di cui celebra il ventennale con una nuova versione appena uscita e un tour, è diventato il suo «felice tormento», racconta.
Com’è stato riregistrarlo 20 anni dopo?
«Rifarlo con la maturità di adesso è emozionante, soprattutto insieme a musicisti che ammiro da sempre e amici di vecchia data, da Dennis Chambers ad Antonio Faraò. Direi che è stato un po’ come dare una mano di cera a una vecchia auto molto bella, di quelle che non perdono mai il loro fascino».
«This is What You Are» è una delle sue canzoni cult: l’ha resa un crooner italiano Lo immaginava all’epoca?
«No, era un brano su cui non avrei scommesso perché ho passato una vita a sentirmi dire che certe cose soul-jazz devono farle solo gli americani e non noi. Invece è davvero un orgoglio vedere che ha potuto avere successo e aggregare una folla di appassionati».
Oltre a canticchiarle il ritornello, la gente le racconta aneddoti legati al pezzo?
«Tanti, alcuni anche espliciti. In questi vent’anni ho raccolto molti racconti, sia da donne che da uomini, che hanno a che vedere con la sfera sessuale e sentimentale, al punto che ogni tanto divento bordeaux. Ho conosciuto anche dei piccoli Mario, diversi bambini di cui mi è stato detto: “È stato concepito sulla tua musica e il nome ci piaceva”. Ma sono belle cose, io sono un sostenitore della vita nel mondo e mi fa piacere essere l’esempio per l’amore».
Per festeggiare ci sarà anche un tour nei teatri, a maggio 2026.
«Sì, tanto per cambiare abbiamo deciso di fare qualche data (ride, ndr.). Solo nell’ultimo anno ho visitato circa 25 Paesi e nell’arco della mia carriera ne ho girati 50».
Ha dieci figli, da quattro mamme. Come concilia il tempo in tour con quello da dedicare a loro?
«Se mi lamentassi potrei solo vergognarmi, anzi mi reputo fortunato perché a volte ho anche due mesi di fila da passare con i miei figli. Poi magari sparisco per altri due, ma penso comunque sia una benedizione: ho una frequenza più ampia di quella che aveva mio padre con me, lui lavorava dal lunedì al sabato e magari aveva qualche riunione anche la domenica. Immaginate quanto potevo vederlo. Era un ispettore per grosse case di abbigliamento e mia mamma, che faceva l’indossatrice, spesso lo seguiva, erano molto impegnati».
Dieci è il numero perfetto o potrebbe aumentare?
«Siamo una bella squadretta, è impegnativo. Ogni tanto mia moglie qualche battuta la fa, dice che uno dei piccoli vorrebbe un fratellino. Allora rispondo: “Adottatelo! Io no!”. Non mettiamo limiti alla provvidenza, ma ora siamo concentrati su quel che abbiamo. A volte è una situazione difficile da gestire, non è sempre tutto rose e fiori, ci sono gli adolescemi, ehm, adolescenti, per cui pare che qualsiasi attenzione tu possa prestare non sia mai abbastanza. Ma poi è bello, spesso a casa componiamo insieme».
I suoi figli sono tutti appassionati di musica?
«Sì, tutti la amano, c’è chi se ne occupa e chi no, ma comunque l’hanno sempre studiata. Ora i piccoli studiano, chi piano e chi chitarra, e di recente ho assistito a una lezione di canto di Mia, 11 anni, ed è davvero molto dotata, intonatissima».
Lo scorso anno aveva confessato il dolore per non poter vedere sua figlia Mia: la situazione è rientrata, quindi?
«Da poco stiamo ricominciando, la retta via è stata ritrovata grazie a professionisti che mi hanno sostenuto e mi stanno dando delle ragioni, non contrarie all’altro genitore, ma a beneficio di tutti».
Sui social c’è chi ironizza, in modo anche feroce, sul fatto che lei ha «troppi» figli.
«Alcune persone non sanno di che parlano. Forse sto diventando anziano, ma più che vederci della cattiveria, vedo ignoranza e inesperienza. Sono persone che parlano e non aprono il cuore».
Sul fronte della musica ha novità in arrivo?
«Avrei già due o tre nuovi dischi pronti. Ho anche un bel progetto in italiano che spero di poter presentare presto, ne sono molto orgoglioso perché mi rappresenta bene».
Lo presenterà a Sanremo?
«Chi lo sa? Io penso a tutto, ma bisogna parlare col mio manager. Certo Sanremo è sempre un buon posto dove presentare un brano…».