Corriere della Sera, 14 settembre 2025
Taglio Irpef al ceto medio, la frenata di Giorgetti: «Il quadro si è complicato»
«C’era sicurezza», ma poi «il quadro si è complicato un po’ con tutte le vicende che a livello internazionale sono divampate e che non dipendono dal governo». Come spesso accade, dopo giorni in cui gli alleati lanciano idee e proposte per la nuova legge di Bilancio, tocca al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ridimensionare le pretese pur precisando che su quegli obiettivi «c’era una sicurezza». E stavolta a farne le spese potrebbero essere la nuova rottamazione cara alla Lega e al suo leader Matteo Salvini, ma anche il nuovo taglio dell’Irpef destinato al ceto medio, proposto da Forza Italia ma molto benvoluto anche dal partito della premier Meloni, Fratelli d’Italia.
Il problema sono le risorse e il ministro lo ha spiegato bene durante un incontro elettorale ad Aosta: «L’entità della manovra è una variabile dipendente appunto dai numeri di contesto: noi abbiamo costruito un percorso serio e credibile di finanza pubblica, questo ci sta premiando, e continueremo su questa strada». Nonostante le buone intenzioni il contesto internazionale complica le cose.
C’era nei programmi la rottamazione delle cartelle «che è un po’la chiusura del passato», «una specie di pietra al collo» per 20 milioni di italiani, una «enorme massa di crediti fiscali, di debiti fiscali che è lì da tanto tempo» e che «per lo Stato non si smobilizza mai e che non dà nessun tipo di entrata». Il primo obiettivo è quindi «portare in legge di Bilancio una chiusura delle relazioni su base pluriennale» rappresentate dalle cartelle ormai scadute da tempo. L’altro riguarda il ceto medio «che in questi anni non dico che è scomparso – riflette Giorgetti – ma è rimasto compresso tra quelli che guadagnano tanto e le classi di reddito più basse». La riduzione delle aliquote Irpef «questa volta alzando un po’ l’asticella» punta a sostenere quella classe in sofferenza: l’Irpef passerebbe dal 35% al 33% con l’allargamento dello scaglione fino a 60 mila euro. Una misura che costerebbe intorno ai 4 miliardi e che trova tutti d’accordo. Ma su tutto, dice Giorgetti, pesano «la guerra in Ucraina e le conseguenze dirette e indirette».
Nessun passo indietro ma qualche valutazione andrà fatta. Perché c’è «l’inflazione da prezzi di energia, in diretta correlazione con quanto accaduto in Ucraina: recuperare gas o altre fonti energetiche – dice il ministro – avrà un prezzo molto più alto». E poi c’è un eventuale intervento di soldati sul campo: «Non è il nostro caso – precisa Giorgetti – però l’aiuto finanziario che ciascun Paese dovrà sostenere inevitabilmente graverà». Sulla flat tax, altra misura alo studio e cara alla Lega, Giorgetti si sbilancia: «Stiamo ragionando di estenderla a qualche forma di retribuzione legata ai lavoratori dipendenti: è un percorso che richiede prima di tutto la bonifica del bilancio pubblico come stiamo cercando di fare, è un percorso che sta andando avanti progressivamente».