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 2025  settembre 14 Domenica calendario

40 anni di Super Mario

«It’s-a me, Mario!». Sono io, Mario. Con tanto di difetto di pronuncia, perché – si sa – l’idraulico con i baffi icona del mondo dei videogiochi è italiano. La voce è un po’ meno stridula di quella di Topolino, di cui è quasi 60 anni più giovane, ma anche Super Mario inizia ad avere la sua età: è nato ufficialmente il 13 settembre del 1985, 40 anni fa. Nel corso dei quali, tra una principessa da salvare e un cattivo cui saltare in testa, ha messo in fila più di 200 videogiochi a suo nome, capaci di vendere 840 milioni di copie. Un record di settore, quello dei giochi elettronici, dove Mario nasce e che contribuisce enormemente a far crescere, fino al mercato attuale da 250 miliardi di euro.
E con la recente apertura sulle proprietà intellettuali di Nintendo, la casa madre dell’eroe che non ti aspetti, Mario è uscito dai soli schermi di console e tv e lo troviamo un po’ ovunque: al cinema, nei parchi a tema, su magliette, tazze, cuscini, zaini, porta-sapone. Un fenomeno globale del valore, aggiornato allo scorso giugno, di 60 miliardi di euro. Come il ben più celebrato Mickey Mouse.
Come spesso accade, anche questa storia di successo – accanto a strategie azzeccate – ha un bel po’ di credito con la fortuna.
Partiamo dall’inizio, quattro anni prima della nascita ufficiale: Nintendo, azienda da sempre orientata al divertimento (nacque a Kyoto nel 1889, producendo carte da gioco), decise di fare sul serio con i videogiochi e di farlo a livello globale. L’idea era di puntare su un trio ben conosciuto all’epoca: Braccio di Ferro, Olivia e la nemesi Bruto. Ma l’accordo sui diritti saltò e così Shigeru Miyamoto, il game designer per eccellenza, allora alle prime armi, creò un altro trio (a ben vedere non poi così diverso da quello ideato da Segar nel 1929), destinato – pur senza spinaci – a percorrere molta strada. Uno scimmione, Donkey Kong, una damigella in costante pericolo, Pauline (poi affiancata da Peach) e un eroe piuttosto ordinario, Mario. Talmente ordinario da non avere, allora, un nome: era semplicemente Jumpman, l’uomo che salta. Il protagonista del gioco era lo scimmione.
Passano gli anni, i giovani videogiochi conoscono la prima crisi di mercato – che per molti era anche l’ultima, la definitiva —, e l’azienda di Kyoto vede un’opportunità irripetibile: riempire lo spazio lasciato libero dall’americana Atari. Nacque il Nintendo Entertainment System (il Nes, arrivato poi in Italia due anni dopo, nel 1987) e il personaggio destinato a trainare la console fin nelle camerette di bambini e ragazzi di tutto il mondo. E da lì, negli anni successivi, anche nei ben più nobili salotti di casa.
Perché è un idraulico? Nato carpentiere nel primo gioco, diventa esperto di tubature perché sono il sistema viario del titolo che lo vede finalmente protagonista. E che propone al giocatore per la prima volta una grande innovazione: la schermata di gioco smette di essere statica ma segue i movimenti del personaggio.
Ha baffi e cappello non per stile ma per un escamotage tecnico: disegnare capelli e bocche credibili avendo a disposizione (allora) solo 16x16 quadrati (pixel) era molto difficile. E si chiama Mario perché… l’italo-americano Mario Segale fu l’affittuario – pare molto tollerante sui ritardi nei pagamenti – della prima sede di Nintendo negli Stati Uniti.

Come detto, un mix unico di ottime idee e colpi del destino che ha portato il personaggio a entrare nell’immaginario collettivo come pochi altri. Oltre a Balotelli e Cipollini, anche Monti e Draghi sono diventati Super Mario nel corso delle loro carriere. E l’allora premier giapponese, Shinzo Abe, presentò le Olimpiadi del 2020 (poi disputate l’anno successivo) vestito proprio come l’amato idraulico. Ora quarantenne.