Avvenire, 13 settembre 2025
«Granate con gas tossici e munizioni vietate Mosca aggira i divieti sulle armi chimiche»
Mosca gioca sporco. A dirlo è un’inchiesta condotta da Radio Free Europe, che ha dimostrato come in Russia vengano prodotte armi chimiche da utilizzare in Ucraina e come la Cina sia coinvolta indirettamente con la fornitura di fosforo rosso per ottenere fosforo bianco. Al centro dell’indagine, c’è l’Istituto Russo Niiph, ossia l’Istituto di ricerca scientifica per la chimica applicata, con sede a Sergiyev Posad, a poche decine di chilometri da Mosca e nota per ospitare sul suo territorio uno dei monasteri più antichi del Paese.
Nonostante il nome poco rassicurante, ufficialmente l’Niiph si presenta al pubblico come produttore di articoli pirotecnici e cartucce sportive. In realtà, i fuochi di cui si occupa sarebbero ben altri, tanto che l’istituto è stato colpito da sanzioni occidentali fin dai primi mesi di invasione dell’Ucraina.
Secondo l’inchiesta di Radio Free Europe, emittente che fa riferimento al Congresso Usa, nei suoi laboratori vengono create granate chimiche e munizione vietate dalle convenzioni internazionali, che vengono puntualmente utilizzate sui territori del Paese invaso. Fra queste armi micidiali, figurano le RG-Vo, granate al gas tossico che le armate del Cremlino utilizzano con regolarità fin dalla fine del 2023. Si tratta di congegni esplosivi particolarmente pericolosi, perché pos-sono contenere CS o CN, ossia gas lacrimogeni il cui utilizzo è espressamente vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche, in quanto la loro azione urticante disorienta i soldati, facendo loro perdere la capacità di azione e rendendoli bersagli facili per chi li vuole colpire. I soldati ucraini hanno più volte denunciato l’impiego di queste armi, con un preciso modus operandi. Secondo le testimonianze raccolte, le RG-Vo vengono lanciate per stanare militari da trincee e rifugi per poi colpirli approfittando dell’effetto che i gas hanno su di loro, condannandoli a una morte praticamente certa. I sintomi più comuni sono un bruciore intenso della pelle, difficoltà respiratorie e lacrimazione.
I servizi ucraini ritengono che queste armi siano utilizzate almeno da due brigate russe, che le utilizzerebbero su base quotidiana. Sempre secondo l’Sbu, dall’inizio della guerra, si sarebbero verificati almeno 10mila attacchi chimici. L’inchiesta evidenzia come le sanzioni di Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito non siano riuscite a bloccare la capacità dell’Niiph di fabbricare queste granate micidiali a pieno ritmo. Ci sarebbero almeno due fornitori russi che non sono colpiti dalle sanzioni e che quindi alimentano questa vera e propria “catena della morte”. Il primo continuerebbe a vendere moderatori pirotecnici, che in realtà però usato come componenti di innesco. Il secondo fornisce cloroformio e acetone, che possono essere utilizzati per la produzione dei gas CN e CS. Poi c’è il ruolo, inquietante, della Cina. Pechino non ha niente a che vedere con la produzione delle granate RG-Vo, ma fornisce alla Russia ingenti quantità di fosforo rosso. Si tratta di un materiale da cui si ricava il fosforo bianco che, al momento di innesco con l’aria, brucia a circa 800° gradi. Classificato come arma incendiaria, utilizzato per dare vita a roghi molto estesi, il suo utilizzo è severamente proibito dalle convenzioni internazionali per gli effetti devastanti sulle persone colpite.
Il contatto con il fosforo bianco dà luogo a ustioni molto profonde, che possono arrivare all’osso, difficili da trattare e che facilmente possono portare alla morte. Un incubo che non finisce nemmeno se ci si salva. I residui del materiale possono riaccendersi se esposti all’aria durante le medicazioni. Inalare il fosforo bianco, poi, porta a una situazione di avvelenamento acuto, con danni al fegato, ai reni, al cuore. Stando a dati doganali russi, fra il 2022 e il 2023, l’Niiph ha importato quasi 100 tonnellate di fosforo rosso per un milione di dollari, pari al 25% di tutte le importazioni russe in questo periodo di tempo.
Dal 2024 l’export di fosforo rosso verso la Russia è stato esplicitamente vietato dalle sanzioni. Ma Pechino ha più volte dimostrato di aggirarle con grande disinvoltura.