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 2025  settembre 11 Giovedì calendario

Super fungo farmacoresistente dilaga in Europa: l’Italia è terza per numero di casi

Negli ospedali europei avanza in silenzio un nemico quasi invisibile ma sempre più pericoloso: il fungo farmacoresistente Candidozyma auris, già noto come Candida auris. L’ultima indagine del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), pubblicata ieri, lancia un nuovo allarme: in dieci anni sono stati segnalati oltre 4.000 casi nell’Unione europea e nei Paesi limitrofi, con un picco di 1.346 infezioni soltanto nel 2023.
Cinque Stati – Spagna, Grecia, Italia, Romania e Germania – concentrano la maggior parte delle segnalazioni. In questo quadro, l’Italia emerge come uno dei Paesi più colpiti: con 712 casi censiti tra il 2013 e il 2023, risulta al terzo posto per numero assoluto di infezioni, dietro Spagna (1.807) e Grecia (852). Un dato che preoccupa gli esperti, anche perché nel nostro Paese la trasmissione locale è ormai talmente diffusa da rendere impossibile distinguere singoli focolai: segno che il super fungo ha superato la fase delle “epidemie isolate” per insediarsi stabilmente nel tessuto ospedaliero.
Il rischio, avverte l’Ecdc, non è soltanto teorico. Il fungo si diffonde con facilità in ambienti sanitari, colonizza apparecchiature mediche e resiste alla maggior parte dei disinfettanti comunemente usati. Nei pazienti fragili o già ricoverati può causare infezioni gravi e difficili da trattare, dalla setticemia alle infezioni delle ferite, fino a casi complicati che possono diventare fatali.
“La C. auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi. Questo dimostra la rapidità con cui può insediarsi negli ospedali” – ha sottolineato Diamantis Plachouras, responsabile della sezione resistenza antimicrobica dell’Ecdc -. “Ma questo non è inevitabile: diagnosi precoce e controllo coordinato delle infezioni possono prevenire ulteriore trasmissione”.
In Europa, tuttavia, il livello di preparazione appare disomogeneo. Solo 17 dei 36 Paesi coinvolti nell’indagine dispongono di un sistema nazionale di sorveglianza dedicato al fungo e appena 15 hanno linee guida specifiche per la prevenzione. Va meglio sul fronte della diagnostica: 29 Stati hanno accesso a laboratori di riferimento in micologia e 23 forniscono test agli ospedali. Ma secondo l’Ecdc, l’assenza di una sorveglianza sistematica e di segnalazioni obbligatorie porta a sottostimare l’effettiva portata del problema.
In Italia la questione si innesta su un sistema sanitario già messo alla prova da carenze croniche di personale e risorse. Il rischio è che un’epidemia “silenziosa” come quella del C. auris rimanga sottotraccia fino a compromettere seriamente la sicurezza dei pazienti. Proprio per questo, l’ Ecdc sollecita un intervento urgente: rafforzare il tracciamento dei casi, garantire diagnosi rapide e investire in protocolli di disinfezione specifici ed efficaci.
La corsa contro il tempo
Dal 2018 l’agenzia di Stoccolma ha condotto quattro indagini sul super fungo, producendo valutazioni rapide del rischio e linee guida di contenimento. L’obiettivo è aiutare gli Stati membri a colmare le lacune nella risposta e a intervenire nella finestra temporale critica che segue l’introduzione del patogeno. Dove gli interventi sono stati tempestivi, infatti, le epidemie sono rimaste circoscritte; altrove, come in Italia e in Grecia, il fungo è riuscito a radicarsi in modo più ampio.
Il super fungo non si presenta con sintomi sempre riconoscibili: febbre e brividi possono comparire, ma il quadro clinico varia a seconda che l’infezione colpisca il sangue, una ferita o l’apparato uditivo. Di qui la difficoltà di una diagnosi precoce senza test di laboratorio mirati.
Scoperto per la prima volta in Giappone nel 2009, il C. auris si è diffuso rapidamente a livello globale, importato spesso da pazienti ricoverati in Paesi già colpiti. In Europa la sua presenza è stata segnalata per la prima volta nel 2014. Da allora, la crescita è stata esponenziale, fino all’attuale quadro di emergenza sanitaria.
L’allerta lanciata dall’ Ecdc richiama l’Italia e i partner europei a un impegno comune: investire nella sorveglianza, potenziare i laboratori, uniformare le linee guida e sviluppare piani di risposta rapidi. Perché, come avvertono gli esperti, la battaglia contro il super fungo si gioca nei prossimi anni. E l’esito dipenderà dalla capacità dei sistemi sanitari di anticiparne la diffusione, piuttosto che inseguirla quando sarà troppo tardi.